domenica 23 ottobre 2016

L'emigrazione italiana in Sud America: differenza tra europa e italiani

Il 23 ottobre scorso sono intervenuto a Montevideo alla tavola rotonda Italiani nella sponda orientale del Plata, organizzata dal giornale La gente d'Italia e dal suo direttore Mimmo Porpiglia nell'ambito della Festa degli italiani. Di seguito la mia relazione.


Buon giorno e grazie a tutti per essere qui.
Grazie agli organizzatori e al direttore Porpiglia per l'invito a tenere un mio intervento e per la possibilità che mi dà di parlare dell'emigrazione italiana in Sud America.

Devo dire che mi dà emozione farlo qui, nella terra che è uno dei due mondi di Garbiladi.
Emozione e timore, perché in questi casi il rischio è di cadere nella retorica o, peggio ancora, di non essre all'altezza del compito.

Lo dico perché, da Garibaldi in poi, i nostri connazionali che hanno camminato su questo suolo, lo hanno fatto con gli stessi sentimenti di Garibaldi, con le medesime passioni, con eguali ambizioni peronali, seppur con diversi obiettivi.

Ma ciò che conta non è l'obiettivo, quanto la la capacità di sognarlo, il coraggio di cercarlo, la forza e la determinazione per relaizzarlo.
E i nostri connazionali in questa parte del mondo hanno mostrato, in più di 150 anni di emigrazione, capacità, visione, forza e determinazione.

E lo hanno fatto in modo diverso da come lo hanno ha fatto il resto dell'Europa.
Già, perche' dobbiamo ricordare, col metro lungo della memoria, la stori di questo meraviglioso Continente ferito e capire come si è sviluppato, con apporti di tipo diverso e non sempre nobile.
In questo senso, dobbiamo ricordare che questo Continente è il frutto dell'occupazione e dell'immigrazione europea.

E' il continente dove i regni e grandi stati nazione europei hanno esportato la propria missione coloniale, hanno sfrtuttato le materie prime, le risorse e le ricchezze locali, hanno spesso sfruttato (e annientato) le popolazioni indigene.

E quasi sempre tutto ciò lo hanno fatto ad esclusivo vantaggio di una economia europea che andava sempre piu' crescendo e consolidandosi nella formazione di classi borghesi, imprenditoriali, manufatturiere che avrebbero fatto dell'Europa prima e degli USA poi le grandi potenze mondiali che abbiamo conosciuto per tutto il '900.

Quindi il progetto, per diversi secoli, è stato sempre lo stesso: occupare i territori dell'America Latina, sfruttarne le materie prime, gli spazi, le risorse e la mandopera, ricavarne produzione a basso costo e commercializzarla e distribuirla in Europa e in Nord America, così da far crescere l'industria di trasformazione, la classe borghese e le ricchezze di quei paesi a danno di questa parte del mondo.

In quest'opera sono stati attivi protagonisti prima i diversi regni e stati nazione europei (Portogallo, Spagna, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra) e successivamente e con maggior forza gli USA.

Basti ripercorrere la storia coloniale di questo Continente e le lotte di indipendenza per sentir risuonare i nomi degli stati che ho menzionato.
Ma se lo si fa, ci si accorgera' che in questa storia non compare mai la parola Italia.
L'Italia non è stata parte di imprese coloniali in Sud America, di sfruttamento di materie prime o di popolazioni indigene, di protettorati o colonie.

Nessuno stato dell'America Latina ha dovuto fare una guerra di indipendenza per rendersi autonomo dall'Italia.

Eppure è risuonato sempre e forte, qui in Sud america, l'eco degli italiani. Quello si.
Ma sempre come popolo, mai come Regno, come Stato, come Nazione.

Perché l'Italia, quaggiù, c'è venuta con i suoi figli, con i suoi contadini che sostituivano gli schiavi africani o i lavoratori indigeni, con i suoi manovali, con le sue intelligenze ingegneristische e artistiche, persino con i suoi eroi liberatori come quel Garibaldi che ho citato in apertura.

Quindi se di emigrazione e presenza italiana in Sud America vogliamo parlare, dobbiamo parlare di una emigrazione e presenza fraterna.

Fraterna nel senso della comune sofferenza dei popoli indigeni, dei popoli sudamericani resisi liberi dal colonialismo e dalla dipendenza legale dagli stati europei, ma non dalla condizione di sfruttamento economico, imprenditoriale e politico.

Fraterna perché emigrazione figlia della volontà di riscatto dalla miseria, dalla fame, dalla dittatura.

Fraterna perché chi emigrava dall'Italia per il Sud America emigrava per venire a lavorare e a cercare dignità e non per venire a colonizzare terre o popoli, per sfruttare materie prime e risorse, per produrre ricchezza da portare in altri luoghi.

Chi partiva dall'Italia per venire quaggiù lo faceva perché in questo quaggiù credeva come a una terra di riscatto e non come a una terra da spremere e sfruttare.

Ecco, dunque, qual è la differenza che, per ciò che riguarda l'emigrazione italiana in Sud  America, mi porta a parlare da un lato di Portogallo, Spagna, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra, USA e dall'altro di italiani.

Perché da una parte c'erano gli Stati nazione europei e dall'altra c'era il popolo italiano.

I primi si muovevano per interessi economici creando ricchezza nei loro territori a discapito di questa parte del mondo che sfruttavano, i secondi si muovevano per cercare il proprio privato riscatto creando ricchezza e integrazione in questi territori.

Ecco, dunque, cos'è l'emigrazione italiana e cosa la caratterizza rispetto alle altre: è il movimento spontaneo e di necessità di un popolo immenso e coraggioso che non aveva alle spalle una nazione che li sosteneva e indirizzava per sfruttare altri paesi e altri popoli a fini di ricchezza interna.

Ma un popolo che cercava dignità tra altri popoli, sfruttati o meno, sapendo con essi condividere il dolore della propria storia, la sofferenza del proprio lavoro, la dignità del riscatto collettivo.
In questa storia, quindi, gli italiani ce l'hanno fatta.


Si sono integrati, si sono realizzati, hanno amato e si sono fatti amare, hanno contribuito a produrre ricchezza in loco senza strapparla e portarla via.

Sono diventati popolo tra i brasiliani, venezuelani, argentini, cileni, uruguayani.

Sono diventati ciò che oggi siete, quel popolo che viene omaggiato e festeggiato all'interno del massimo organo istituzionale di rappresentanza: il parlamento di questo splendido Paese.
L'emigrazione italiana siete voi, siete l'Italia, siete l'Uruguay, siete i cittadini di questo complesso,difficile e inafferrabile mondo.

Siete gli eroi di due mondi e i Garibaldi di ogni epoca e luogo. Siatene orogliosi e fieri.
Grazie

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