Il 23 ottobre scorso sono intervenuto a Montevideo alla tavola rotonda Italiani nella sponda orientale del Plata, organizzata dal giornale La gente d'Italia e dal suo direttore Mimmo Porpiglia nell'ambito della Festa degli italiani. Di seguito la mia relazione.
Buon giorno
e grazie a tutti per essere qui.
Grazie agli organizzatori e al direttore Porpiglia per l'invito a tenere un mio
intervento e per la possibilità che mi dà di parlare dell'emigrazione
italiana in Sud America.
Devo dire che mi dà emozione farlo qui, nella terra che è uno dei due mondi
di Garbiladi.
Emozione e timore, perché in questi casi il rischio è di cadere nella
retorica o, peggio ancora, di non essre all'altezza del compito.
Lo dico perché, da Garibaldi in poi, i nostri connazionali che hanno camminato
su questo suolo, lo hanno fatto con gli stessi sentimenti di Garibaldi, con le
medesime passioni, con eguali ambizioni peronali, seppur con diversi obiettivi.
Ma ciò che conta non è l'obiettivo, quanto la la capacità di sognarlo, il
coraggio di cercarlo, la forza e la determinazione per relaizzarlo.
E i nostri connazionali in questa parte del mondo hanno mostrato, in più di
150 anni di emigrazione, capacità, visione, forza e determinazione.
E lo hanno fatto in modo diverso da come lo hanno ha fatto il resto
dell'Europa.
Già, perche' dobbiamo ricordare, col metro lungo della memoria, la stori di
questo meraviglioso Continente ferito e capire come si è sviluppato, con
apporti di tipo diverso e non sempre nobile.
In questo senso, dobbiamo ricordare che questo Continente è il frutto
dell'occupazione e dell'immigrazione europea.
E' il continente dove i regni e grandi stati nazione europei hanno esportato la
propria missione coloniale, hanno sfrtuttato le materie prime, le risorse e le
ricchezze locali, hanno spesso sfruttato (e annientato) le popolazioni
indigene.
E quasi sempre tutto ciò lo hanno fatto ad esclusivo vantaggio di una economia
europea che andava sempre piu' crescendo e consolidandosi nella formazione di
classi borghesi, imprenditoriali, manufatturiere che avrebbero fatto
dell'Europa prima e degli USA poi le grandi potenze mondiali che abbiamo
conosciuto per tutto il '900.
Quindi il progetto, per diversi secoli, è stato sempre lo stesso: occupare i
territori dell'America Latina, sfruttarne le materie prime, gli spazi, le
risorse e la mandopera, ricavarne produzione a basso costo e commercializzarla
e distribuirla in Europa e in Nord America, così da far crescere l'industria
di trasformazione, la classe borghese e le ricchezze di quei paesi a danno di
questa parte del mondo.
In quest'opera sono stati attivi protagonisti prima i diversi regni e stati
nazione europei (Portogallo, Spagna, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra) e
successivamente e con maggior forza gli USA.
Basti ripercorrere la storia coloniale di questo Continente e le lotte di
indipendenza per sentir risuonare i nomi degli stati che ho menzionato.
Ma se lo si fa, ci si accorgera' che in questa storia non compare mai la parola
Italia.
L'Italia non è stata parte di imprese coloniali in Sud America, di
sfruttamento di materie prime o di popolazioni indigene, di protettorati o
colonie.
Nessuno stato dell'America Latina ha dovuto fare una guerra di indipendenza per
rendersi autonomo dall'Italia.
Eppure è risuonato sempre e forte, qui in Sud america, l'eco degli italiani.
Quello si.
Ma sempre come popolo, mai come Regno, come Stato, come Nazione.
Perché l'Italia, quaggiù, c'è venuta con i suoi figli, con i suoi contadini
che sostituivano gli schiavi africani o i lavoratori indigeni, con i suoi
manovali, con le sue intelligenze ingegneristische e artistiche, persino con i
suoi eroi liberatori come quel Garibaldi che ho citato in apertura.
Quindi se di emigrazione e presenza italiana in Sud America vogliamo parlare,
dobbiamo parlare di una emigrazione e presenza fraterna.
Fraterna nel senso della comune sofferenza dei popoli indigeni, dei popoli
sudamericani resisi liberi dal colonialismo e dalla dipendenza legale dagli
stati europei, ma non dalla condizione di sfruttamento economico,
imprenditoriale e politico.
Fraterna perché emigrazione figlia della volontà di riscatto dalla miseria,
dalla fame, dalla dittatura.
Fraterna perché chi emigrava dall'Italia per il Sud America emigrava per
venire a lavorare e a cercare dignità e non per venire a colonizzare terre o
popoli, per sfruttare materie prime e risorse, per produrre ricchezza da
portare in altri luoghi.
Chi partiva dall'Italia per venire quaggiù lo faceva perché in questo
quaggiù credeva come a una terra di riscatto e non come a una terra da
spremere e sfruttare.
Ecco, dunque, qual è la differenza che, per ciò che riguarda l'emigrazione
italiana in Sud America, mi porta a parlare da un lato di Portogallo,
Spagna, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra, USA e dall'altro di italiani.
Perché da una parte c'erano gli Stati nazione europei e dall'altra c'era il
popolo italiano.
I primi si muovevano per interessi economici creando ricchezza nei loro
territori a discapito di questa parte del mondo che sfruttavano, i secondi si
muovevano per cercare il proprio privato riscatto creando ricchezza e
integrazione in questi territori.
Ecco, dunque, cos'è l'emigrazione italiana e cosa la caratterizza rispetto
alle altre: è il movimento spontaneo e di necessità di un popolo immenso e
coraggioso che non aveva alle spalle una nazione che li sosteneva e indirizzava
per sfruttare altri paesi e altri popoli a fini di ricchezza interna.
Ma un popolo che cercava dignità tra altri popoli, sfruttati o meno, sapendo
con essi condividere il dolore della propria storia, la sofferenza del proprio
lavoro, la dignità del riscatto collettivo.
In questa storia, quindi, gli italiani ce l'hanno fatta.
Si sono integrati, si sono realizzati, hanno amato e si sono fatti amare, hanno
contribuito a produrre ricchezza in loco senza strapparla e portarla via.
Sono diventati popolo tra i brasiliani, venezuelani, argentini, cileni,
uruguayani.
Sono diventati ciò che oggi siete, quel popolo che viene omaggiato e
festeggiato all'interno del massimo organo istituzionale di rappresentanza: il
parlamento di questo splendido Paese.
L'emigrazione italiana siete voi, siete l'Italia, siete l'Uruguay, siete i
cittadini di questo complesso,difficile e inafferrabile mondo.
Siete gli eroi di due mondi e i Garibaldi di ogni epoca e luogo. Siatene
orogliosi e fieri.
Grazie
domenica 23 ottobre 2016
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