Rieccomi a Roma. La missione in Bosnia è stata interessante e stimolante. Si tratta di un Paese per molti versi affascinante. Provo a mettere giù in maniera schematica (mi aiuta a capire meglio) un po' di cose che vale la pena ricordare e raccontare.
La Bosnia Erzegovina è una repubblica giovane, che ha ottenuto la propria indipendenza nel 1992, anno in cui è scoppiato il conflitto tra le diverse etnie locali (croata, bosniaco-musulmana, serba) e durato fino al 1995. Tre anni di assedio di Sarajevo da parte delle armare serbe conslusosi solo con l'intervento dell'ONU e delle truppe NATO. Sono seguiti gli Accordi di Dayton del novembre 1995 che hanno definitivamente sancito la sovranità della Bosnia come Stato federale comprendente la Federazione di Bosnia-Erzegovina (croato-musulmana) e la Repubblica Srpska.
La forma di Governo è quella di una repubblica costituzionale bicamerale rappresentativa delle tre etnie e delle due entità statali. Il ruolo di Capo dello Stato è infatti ricoperto collegialmente da tre membri (a rotazione ogni otto mesi) da un serbo, da un croato e da un bosniaco. Il Capo del Governo è invece unico e al governo del Paese vi è una coalizione tripartitica di centrosinistra. Le religioni principali sono quella musulmana (40%), ortodossa (31%), cattolica (15%) e protestante (4%).
La situazione politica interna è caratterizzata da equilibri molto fragili: difficoltà economiche strutturali; riduzione degli aiuti internazionali; conflitti sociali; rivalità interetniche; criminalità organizzata e traffico d'armi. Tutti elementi che minano la stabilità del Paese. In questo quadro, il Governo guidato dal socialdemocratico Nikola Spiric (membro del partito che sabato ha tenuto il congresso), dovrà muoversi per portare a compimento una serie di importanti riforme costituzionali sollecitate dalla Comunità Internazionale: è forte l'attenzione dell'Alto Rappresentante per le Nazioni Unite e del Rappresentante Speciale dell'Unione Europea. Ma queste riforme, almeno per ora, vedono un cammino tutto in salita che allunga i tempi per l'ingresso della Bosnia nell'UE. Un fattore positivo è invece dato dagli arresti, nel corso del 2005, di numerosi latitanti e la collaborazione della Bosnia con il Tribunale Internazionale dell'Aja.
La situazione economica non è delle più rosee, condizionata da squilibri politici ed economici strutturali. Tuttavia presenta elementi di positività. Nel 2006 il PIL è cresciuto del 6,2%, spinto soprattutto dalla ripresa dei consumi interni, dall'aumento delle esportazioni e dall'ancoraggio della moneta locale all'euro. Nel 2007/08 si prevede ancora una crescita del 6%. L'inflazione è invece al 7,5% e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 47%: anche se giustificato dal fatto che molti lavoratori non impiegati regolarmente si iscrivono alle liste di collocamento per acquisire il diritto all'assistenza sanitaria. Cosa che droga e gonfia il tasso di disoccupazione.
Sul piano della
Politica estera è molto importante ciò che la Bosnia sta facendo per raggiungere due principali obiettivi: l'ingresso nell'UE e il recupero dei rapporti con i paesi vicini, in particolare con il Montenegro e con la Croazia, con la quale ha stipulato un accordo che prevede la doppia cittadinanza dei rispettivi cittadini.
Per ciò che riguarda
gli italiani in Bosnia, parliamo per lo più di una comunità di origine trentina di circa 500 cittadini, concentrati soprattutto nella zona di Banja-Luka. Nel 1997, 118 italo-bosniaci hanno potuto riacquistare la cittadinanza italiana. Sono rimasti invece esclusi i nati dopo il 1952, in quanto cittadini jugoslavi. Gli stessi che hanno potuto, nel 2000, ottenere la cittadinanza italiana quali cittadini provenienti dai territori dell'ex impero austro-ungarico.
In quanto all'oggetto della mia missione, il
Congresso dell'SNSD a cui ho partecipato sabato, c'è da dire che non è stato un fiume di interventi e controinterventi. E' infatti durato solo due ore nelle quali, dopo una breve relazione del Presidente, nella quale si sottolineava l'esigenza strategica di entrare nell'UE e di continuare sulla strada delle riforme istituzionali e della sicurezza, si è passati subito e in maniera sbrigativa al voto dei vari documenti. Mi pare sia mancata un po' di dialettica e l'opposizione interna. E' stato poi eletto, all'unanimità, il nuovo Presidente: Milorad Dodik, che è anche Capo del Governo della Repubblica Srpska. E' poi seguito pranzo con i 700 delegati dell'SNSD (non si è potuto affrontare alcun ragionamento) e cena con gli altri ospiti internazionali offerta dal Presidente della Camera. In questo caso eravamo in pochi introno a un tavolo e si è chiacchierato in tranquillità: uno degli argomenti più gettonati è stato il percorso italiano al Partito Democratico, sul quale molte domande hanno fatto sia il Presidente della Camera che il delegato francese e quella spagnola.
Ciò che mi ha lasciato sconvolto, è stata la tragica vicenda del cinquantunenne
Presidente della Repubblica Milan Jelic (al centro nella foto con alla sua destra il nuovo presidente dell'SNSD Dodik e alla sinistra il Presidente della Camera). Sabato, infatti, era al congresso, stava bene e ha partecipato al ricevimento di saluto degli ospiti internazionali, seguendo tutti i lavori congressuali. Domenica pomeriggio mi hanno chiamato dall'ufficio del Presidente della Camera per dirmi che gli incontri al Parlamento di lunedì mattina erano annullati per l'improvvisa morte, per infarto, del Capo dello Stato.