La notizia è di quelle preoccupanti: i bolscevichi redivivi hanno occupato Sanremo e il teatro Ariston. Altro che signore dell’alta borghesia, dirigenti Rai, nani e ballerine, giornalisti e jet-set vario. Chi l’ha fatta da padrone a questo 51° Festival sono stati i comunisti. Per la precisione: Serena Autieri (attrice), Antonio Caprarica (giornalista), Claudio Coccoluto (deejay), Alessandro D’Alatri (regista), Maurizio De Angelis (musicista e compositore), Massimo Ghini (attore), Giancarlo Magalli (conduttore televisivo), Barbara Palombelli (giornalista), Alba Parietti (conduttrice televisiva), Lunetta Savino (attrice).
Chi non se li ricorda sui cantieri, mimetizzati tra gli operai, con il cappello a barchetta fatto con la prima pagina de l’Unità, a sobillare i lavoratori contro lo Stato borghese. E di notte, negli umidi e bui seminterrati romani del quartiere San Lorenzo, con gli occhi arrossati dal fumo di decine di sigarette, a stilare i volantini delle BR-PCC.
Già, perché se non ve ne siete accorti, “la giuria di qualità del Festival ha dato voti strumentali, da pseudo-intellettuali di Sinistra”, come ci fa notare Gianni Bella, che quando non canta si dedica ad attività di spionaggio contro i movimenti sovversivi clandestini.
Se in giuria ci avessero messo, a esempio, Marcello Veneziani, Pierfrancesco Pingitore, Mike Bongiorno, Pippo Franco ed Elisabetta Gardini, sicuramente avrebbero vinto Gianni e Marcella Bella.
I due, invece, con la giuria comunista della Parietti (che tra l’altro gli ha dato 7 come al comunista Paolo Rossi), insieme ai comunisti che votavano da casa, sono stati danneggiati perché Marcella Bella “si è presentata nel 2004 alle elezioni europee per Alleanza Nazionale” (ma chi lo sapeva?).
Ma è mai possibile che in Italia, appena si trova un po’ di spazio per qualcosa che va oltre la banalità e la leggerezza, viene fuori un Gianni Bella, un Fred Bongusto o un Lando Buzzanca che tira fuori la tiritera dei comunisti?
Gianni e Marcella Bella hanno scritto e cantato molte belle canzoni, ci hanno regalato dolci emozioni estive, quando si cantava in gruppo
Più ci penso e
Montagne verdi. Erano i momenti di leggerezza, quando in compagnia volevamo giocare, divertirci, non pensare. Quando volevamo fregarcene: perché ci sono anche i momenti in cui uno deve spegnere la testa e rilassarsi.
Quando volevamo, invece, pensare, riflettere, discutere di cose più serie – perché ci sono anche momenti così – ascoltavamo e cantavamo altro: De André, Guccini, De Gregori. Che c’è di male? Nella vita c’è la necessità di vivere entrambi i momenti, ed entrambi sono legittimi, così come i cantanti che li rappresentano.
Ecco, bisognerebbe riconoscere che la differenza sta qui: tra chi vuol far pensare e chi vuol farci rilassare, che non significa che i primi sono bravi e i secondi no.
In questo Festival – eccezione rara – ha vinto chi vuol far pensare. Vogliamo fare un piccolo paragone?
Cristicchi:
Mi chiamo Antonio e sono matto/ Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino/ Credevo di parlare col demonio/ Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio […]
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto/ L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi/ E giorno e notte si assomigliano/ Nella poca luce che trafigge i vetri opachi/ Me la faccio ancora sotto perché ho paura/ Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura/ Puzza di piscio e segatura/ Questa è malattia mentale e non esiste cura […]
La mia patologia è che son rimasto solo/ Ora prendete un telescopio… misurate le distanze/ E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? […]
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto/ Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro/ Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi/ Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi
Bella:Nel dolore e nella felicità/ Sappi che io sono la tua metà sì/ Nella primavera nell'altra età/ O di inverno chiusi nella città sì/ Per sempre per sempre […]
Ancora noi sì/ Dentro questo mondo di ostilità/ Volando in mezzo a un cielo di libertà/ Tenendoci per mano uniti là/ Davanti a un destino che arriverà/ Per sempre forever […]
La sincerità, nella nostra casa io e te/ Tutto quello che/ Dimmi che cos’altro c’è/ Per sempre forever
A me sembra che una differenza tra i due brani ci sia: penso che la giuria e il pubblico abbiano scelto per questa differenza e non per le elezioni europee del 2004.