In
tempi di crisi, poi, come è successo anche in passato, le comunità di emigrati
sono un’opportunità economica che l’Italia oggi non sta cogliendo. La lezione
di Marcinelle ci parla ancora oggi. Quella immane tragedia diede all’Europa,
che muoveva allora i primi passi, una spinta importante verso l’affermazione
dei diritti dei lavoratori a partire dalla sicurezza e che portò alla costruzione
di uno Stato sociale inclusivo e avanzato. Così oggi, la memoria di quella
vicenda dovrebbe promuovere un dibattito serio e consapevole su una nuova idea
di cittadinanza europea.
A
Marcinelle a rappresentare l’Italia c’è la Presidente della Camera, Laura Boldrini.
È un segnale importante, che – ne siamo certi – saprà andare al di là della
sola dimensione celebrativa, legando quella partecipazione a un’agenda di
impegni parlamentari che assicurino una riflessione e un rilancio della
politica verso gli italiani all’estero e gli immigrati in Italia.
Abbiamo
bisogno di incardinare politiche e strategie a livello nazionale ed europeo,
capaci di assicurare diritti e dignità ai nuovi immigrati in Italia e a tutti i
lavoratori italiani all’estero. Ma anche valorizzare, finalmente nei fatti e
non solo nelle enunciazioni di principio, il ruolo delle nostre comunità e
delle nostre rappresentanze nel rapporto con l’Italia, a cominciare dai Comites,
che vivono da anni una condizione intollerabile di sospensione democratica: nel
2009 è scaduta la legislatura senza che si siano indette nuove elezioni. Confidiamo
che la Presidente Boldrini vorrà seguire in Parlamento la discussione sulla
riorganizzazione della rete consolare, che dovrebbe segnare un’inversione
radicale del senso di marcia seguito negli ultimi anni. L’obiettivo dovrebbe
essere la semplificazione della rappresentanza diplomatica (soprattutto
nell’Europa unita) a favore di un mantenimento e una riforma dei servizi ai
cittadini e alle medie e piccole imprese.
Se
si discuterà seriamente di italiani all’estero e di lavoro, il sacrificio
dell’8 agosto e la cerimonia di Marcinelle saranno serviti a qualcosa,
altrimenti si rimarrà nella routine della celebrazione e, paradossalmente, non
si renderà omaggio a quei caduti.