Ho già seguito alcune iniziative in Italia e in Europa e a febbraio dovrò presiederne altre in America Latina. Sarò impegnato prima in Brasile, in un seminario internazionale del PT (il Partito dei lavoratori Brasiliani, quello del presidente Lula per intenderci) e poi con i DS di San Paolo, Porto Alegre e Curitiba.
Subito dopo sarò in Argentina, a Rosario e Buenos Aires, per gli stessi motivi.
L’aria che si respira in questi incontri in genere è sempre la stessa: grande partecipazione emotiva (come non si vedeva da tempo), entusiasmo per un verso, preoccupazioni diffuse per altri. In sostanza però, le principali posizioni possono essere schematizzate in quattro filoni:
- quelli che pensano che in Italia i tempi siano maturi per unire in un unico partito diverse tradizioni popolari e riformiste, quindi vogliono spingere sull’acceleratore della fusione DS-Margherita entro il 2009;
- quelli che pensano che la prospettiva del Partito Democratico sia la scelta giusta, ma che ha bisogno di tempi più lunghi rispetto al 2009, quindi vorrebbero una federazione tra i due partiti. Tra questi vi è poi una parte che pensa che non si possa fare ora il PD perché c’è una incompatibilità tra le classi dirigenti ancora troppo legate al passato, quindi il PD potrà farlo solo la prossima generazione di dirigenti e chi pensa che non si tratti di classe dirigente, ma di momento storico, cioè le due tradizioni hanno ancora bisogno di tempo per potersi fondere;
- quelli che pensano che il Partito Democratico non si può fare né oggi né mai perché le due tradizioni e culture sono incompatibili in un unico partito, perché considerano il Partito Democratico un partito di centro (alcuni settori de DS) o un partito di sinistra (alcuni settori della Margherita);
- quelli che pensano che il PD si può fare a patto che si risolvano le questioni della laicità e della collocazione internazionale, entrando nel Partito del Socialismo Europeo e nell’Internazionale Socialista.
Queste discussioni, dunque, in vista dei congressi nazionali di DS e Margherita, sono molto utili perché delineeranno il percorso verso il PD, ne correggeranno la rotta, produrranno una serie di documenti di cui i congressi nazionali prima, il gruppo costituente che redigerà il manifesto del PD e lo stesso eventuale PD dopo dovranno tener conto.
Ma a margine dei congressi dei singoli partiti, sia in Italia che all’estero, si discute anche nella società civile, nel mondo dell’associazionismo e di semplici cittadini o simpatizzanti.
Da parte mia, dunque, per il ruolo che ricopro, partecipo a questo dibattito in maniera ufficiale dall’interno del partito, ma ho l’esigenza di discuterne anche fuori dall’ufficialità e sentire le voci più diverse, dalle quali spesso arrivano osservazioni e giudizi più distaccati e spesso originali, oltre che ottime intuizioni.
Per questo invito tutti quelli che lo vorranno a scrivere liberamente i propri commenti sui temi che di volta in volta proporrò, naturalmente accettando anche consigli e suggerimenti.
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