Il disastro di Marcinelle, di cui domani ricorrerà il 54° anniversario (262 minatori morti, 136 italiani, per lo più meridionali), potrebbe essere l’occasione, favorita dalla concomitanza col 150° dell’Unità d’Italia, per ragionare, senza retorica e stereotipi, sugli italiani all’estero e sul senso della loro vicenda storica all’interno di quella del Paese.Questa riflessione potrebbe partire dalle condizioni di sfruttamento e mancanza di sicurezza in cui lavoravano gli immigrati nel civile Belgio. Condizioni disumanizzanti, che immaginavamo consegnate a un passato di soprusi e sfruttamento cancellate da lotte e conquiste dei lavoratori.Purtroppo, in Italia le cose vanno ancora molto diversamente ed è bene bene ricordarlo e denunciarlo con regolare e ostinata costanza.Assenza di regole sul lavoro e abusi, fanno ancora parte della quotidianità di migliaia di persone e la gravissima crisi economica in atto ha aggravato condizioni di illegalità già endemiche soprattutto nel Sud. Con la crisi che morde, trattamenti umilianti e massacranti vengono oggi riproposti ai lavoratori come unica alternativa alla disoccupazione e all’emigrazione.
In un ricorso storico che ha il sapore amaro di una nemesi per chi, dopo decenni di sacrifici e soprusi subiti all’estero, aveva assaggiato l’illusione di un riscatto in Patria.Basta pensare a ciò che succede in tanti cantieri edili del nostro Sud, nelle gallerie, nei territori controllati della ‘ndrangheta, dove i subappalti lasciano al lavoro solo le briciole. Parlo di chi arriva a sostenere turni di venti ore, per cui una minima distrazione può costare, e troppo spesso costa, la vita.Rievocare i morti di Marcinelle senza immaginare politiche e strategie a livello nazionale ed europeo, capaci di assicurare diritti e dignità ai nuovi immigrati in Italia e a tutti i lavoratori, sarebbe un esercizio vuotamente celebrativo, incapace di riconnettere questo pezzo doloroso di storia patria alle sfide globali che attendono le politiche del lavoro, della legalità e dell’immigrazione.
L’esperienza degli italiani all’estero può essere un tassello dell’identità e del profilo del Partito Democratico che, come afferma il segretario Bersani, o sarà popolare e del lavoro o non sarà. O saprà ricollocare la dignità della Persona, i diritti e la legalità al centro della sua proposta politica, o difficilmente riuscirà a raccontare e rappresentare un Paese nuovo, alternativo a quello incoraggiato e incarnato dalla Destra in questi ultimi, tormentati quindici anni.
Per leggere l'articolo su l'Unità online clicca qui.