Sono
state un errore la rigidità e l’inflessibilità economica che hanno spinto la
Grecia nell’angolo in cui si trova oggi; è stato un errore la mancanza di
coraggio dei socialisti europei del PSE, troppo concentrati anch’essi sulle
questioni nazionali; è stato un errore quello di Tsipras e i suoi di indire un
referendum (anche se poi il risultato potrebbe – e me lo auguro davvero –
scuotere positivamente l’Europa).
E sbaglia
chi oggi parla di “sovranità nazionale”, di “ripristino della democrazia” e di “sovranità
del popolo”. Povero popolo, quanto sei strattonato!
È
vero, gli stati sono sovrani, come è sovrano il popolo che si esprime
democraticamente. Ma attenzione, proprio la sovranità dei singoli stati europei
e le decisioni a livello europeo tra singoli stati e in assenza di un governo federale
hanno portato alla situazione attuale, nella quale i più forti hanno la meglio.
Alla
sovranità degli stati e alle decisioni dei singoli governi nazionali sulla
situazione greca ed europea, non credo si dovesse rispondere con la sovranità
del popolo greco attraverso un referendum. Perché?
Perché
si tratta di materia sovranazionale ed europea, dove vi sono altre sovranità
nazionali e altri popoli sovrani. Cosa succederebbe, infatti, se Merkel e
Hollande indicessero nei loro paesi lo stesso referendum greco, chiedendo ai
loro concittadini se si deve accettare quel compromesso che i greci hanno
bocciato e i loro popoli rispondessero con un “si”?
Altri
due popoli sovrani, di due stati sovrani dell’Europa, avrebbero detto il
contrario (e con egoismo…) di quanto ha detto il popolo greco. Non sarebbe
anche quella sovranità popolare e democrazia? Dunque…? In assenza di un unico
Governo europeo bisognerebbe andare a una mediazione tra governi europei:
esattamente ciò che è stato fatto (bene o male) fino alla vigilia del
referendum.
E
poi, oggi – soprattutto come Sinistra – siamo felici perché è il popolo che si
è espresso contro “questa Europa”: “il popolo è sovrano”, “la Grecia ha ripristinato
la democrazia” ecc..
Bene, ma teniamo anche conto che altri popoli (quello francese, quello olandese), attraverso i referendum nazionali, qualche anno fa hanno bocciato il Trattato per una Costituzione europea, regalandoci “questa Europa” di stati nazionali in contrapposizione e dove la parte del leone la fanno i più forti.
Bene, ma teniamo anche conto che altri popoli (quello francese, quello olandese), attraverso i referendum nazionali, qualche anno fa hanno bocciato il Trattato per una Costituzione europea, regalandoci “questa Europa” di stati nazionali in contrapposizione e dove la parte del leone la fanno i più forti.
Dunque,
non è con risposte nazionali, con referendum nazionali, che si risolvono i
problemi sovranazionali ed europei: non lo è stato qualche anno fa con la
Costituzione europea e non lo è oggi col referendum greco. Ma proprio con la
cessione della sovranità nazionale e, fino a quando non c’è quella, con la
politica e la mediazione al rialzo tra i governi.
Non
è un caso, infatti, se la nostra Costituzione, “la più bella del mondo” diciamo
sempre e giustamente a Sinistra, nell’art. 75 non ammette il referendum per
le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione
a ratificare trattati internazionali.
I
padri costituenti tifavano per la Politica, con la P maiuscola.
Mi
preoccupavo quando Francia e Olanda indicevano referendum “emotivi” sulla
Costituzione europea (e soprattutto mi preoccupavo quando la Sinistra di
Francia e Olanda tifava per il “no” a quella Costituzione) e mi preoccupo oggi.
Mi auguro, comunque, che il voto di Atene venga colto per quello che è: non un
‘no’ all’Europa o all’Euro, ma un’occasione per costruire finalmente un’altra Europa,
un’Europa politica con un unico governo federale.
Ancora
una volta, quindi, preferisco guardare alla nostra Costituzione anche per
ritrovare le ragioni di una Sinistra (di un PD di Sinistra) che, nel duello
Merkel-Tsipras, non faccia il tifo per la forza di uno Stato nazionale (la
Germania) che si impone sugli altri o per la debolezza di un altro Stato
nazionale (la Grecia) che come reazione alla forza usa il populismo.
Vorrei
una Sinistra non subalterna culturalmente né a Merkel né a Grillo. Da questi
due errori, non arrivano soluzioni giuste per la Grecia e si sfascia l’Europa,
soprattutto quella che dobbiamo ancora costruire.
La
Sinistra, deve essere quella che sa assumersi la responsabilità (e ha la forza
per farlo) di una scelta politica che non sia dettata solo da esigenze di
bilancio o da interessi nazionali e di parte. Deve essere quella che si fa
promotrice di un nuovo ideale europeo.
Così come è stato fatto per l’euro, serve almeno un
gruppo di Paesi promotori che sottoscriva accordi di governi sovranazionali
prima degli altri, senza rifare l’errore che fecero le sinistre che governarono
l’Europa negli anni ’90, da Blayr a Scrhoeder. Ma dov’è, in Europa, questa
Sinistra? È in Italia, in Francia, nel PSE? Dove?