Dunque, Stoccolma è città bellissima e a misura d'uomo. Penso che qua abbiano realizzato uno dei modelli di welfare state e di parità tra i sessi più avanzati del pianeta e che ci siano le ragazze più belle del mondo. Penso che sia una di quelle città dove potrei vivere, se non fosse per il clima e per la giornata di luce che può durare anche 22 ore. Con il nostro Responsabile per la politica estera Luciano Vecchi e Angelantonio Russo, ho partecipato al farewell reception in onore di Goran Persson all'interno del Parlamento svedese e, con questa occasione, l'ho visitato potendo entrare e sedermi persino tra i banchi dell'Aula svedese.
Alcune considerazioni
Si tratta di un edificio bello, ma molto più spartano di quello italiano, così come più spartano e "umano" è il ritmo della vita politica e dei singoli cittadini svedesi. Per fare alcuni esempi significativi ricordo che, se non sbaglio verso la fine degli anni Ottanta, il Primo ministro Olof Palme fu ucciso per strada all'uscita da un cinema dove era andato a vedere un film con moglie, figlio e nuora: naturalmente non aveva nessuna scorta, com'era consuetudine qui in Svezia.
L'altr'anno, ancora, il Ministro degli esteri Anna Lindt, che con un'amica stava acquistando una camicetta in un ipermercato, tra centinaia di comuni cittadini e sempre senza scorta, fu uccisa da uno squilibrato.
La ventiquattrenne principessa ereditaria, va in giro per la città e per i locali con le amiche e senza scorta, ma in bicicletta.
Tutti i ministri fanno la stessa cosa, nonostante gli omicidi Palm e Lindt: lo fanno perché vogliono essere e sentirsi persone comuni senza rinunciare alla propia libertà personale, fatta anche della possibilità di girare per strada tra la gente comune con famiglia e amici, anche a costo di rimetterci la pelle. Per loro "vita" è libertà piena, altrimenti non non è.
Congresso dei Socialdemocratici: hanno eletto il nuovo presidente, una donna. E' la stessa che, qualche anno fa, fu costretta a dimettersi da Ministro degli esteri per un noto scandalo. Ma voglio ricordare di che si tratta.
La ministra era entrata in un negozio e aveva comprato un regalo per il nipote: della cioccolata da circa 20 euro. Nel pagare aveva per errore usato la carta di credito del Ministreo anzicché la sua. A questo si è aggiunto che aveva subito delle multe non pagate: dimissioni e scandalo nazionale.
Ve lo immaginate un atteggiamento del genere in Italia? Altro che problemi di stabilità, dal '48 a oggi non avremmo avuto né un Governo né un Parlamento.
Italiani in Svezia. Mi raccontava il mio caro amico Franco Termini che, i primi anni in cui lui è arrivato qui (fine '50 inizi '60), gli italiani erano derisi e maltrattati, chiamati con disprezzo "mangia spaghetti". C'era persino chi gli diceva che non entrava nei ristoranti italiani perché puzzavano d'aglio: loro l'aglio lo compravano in polvere in farmacia. Oggi, invece, tutti gli svedesi mangiano spaghettile e le strade di Stoccolma sono piene di ristoranti italiani, molti dei quali gestiti dagli stessi svedesi che fanno grande uso d'aglio. Inoltre, la stessa persona che a suo tempo non voleva entrare nei ristoranti italiani, voleva però visitare Roma. La moglie lo sconsigliava dicendogli: "a Roma? E se ti senti male che fai?", come se non ci fossero medici.
Da allora, gli italiani hanno fatto un gran cammino e oggi sono perfettamente integrati, anche per merito di quelli come Franco sempre impegnati nel sociale e nel politico, sempre in mezzo alla gente e per la gente.
Congresso DS Svezia. Abbiamo tenuto il Congresso che si è concluso con questi risultati: Mozione Fassino 72,4%, Mozione Mussi 27,6, Mozione Angius zero. Eppure gli accademici locali non mi hanno dato nemmeno il Nobel: Maledetti comunisti, o socilademocratici?.
sabato 17 marzo 2007
giovedì 15 marzo 2007
Si potrebbe andare a Stoccolma
Domani e dopodomani sarò a Stoccolma per il congresso del Partito Socialdemocratico Svedese insieme a Luciano Vecchi, Responsabile politica estera dei DS, e Angelantonio Rosato. Data la nostra presenza in città, i compagni dei DS Svezia ne hanno approfittato per organizzare anche il nostro congresso DS, al quale, naturalmente, parteciperò per parlare del processo verso il Partito democratico.
A Stoccolma, il nostro segretario DS è anche il presidente del Roma club Nils Liedholm: il gran maestro che guidò la Roma di Falcao e Conti alla conquista del secondo scudetto.
Il 18, invece, sarò ad Amsterdam, dove terremo il congresso dei DS Olanda. Tralascio i commenti su Amsterdam, perché so che ognuno di voi penserà chissà che cosa...
Vi lascio, invece, con la semisconosciuta quanto bella e ironica Stoccolma del grande Rino Gaetano.
Si potrebbe andare a Stoccolma/ tutti insieme ma andiamo a Stoccolma/ tutti insieme ma con calma/ Sulla nave che porta a Stoccolma/ donne bionde con fiori e ghirlande/ tanti dischi tante bande/ Dai andiamo a Stoccolma/ dove se mangi stai colma/ dove potrai dire con calma/ io sto colma a Stoccolma/ Sulle strade che vanno a Stoccolma/ non c'è buche ne fango ne melma/ sulle strade di Stoccolma/ Noi viviamo in un mondo di melma/ dove ogni mattina è una salma/ quindi andiamo a Stoccolma/ Dai andiamo a Stoccolma/ dove se mangi stai colma/ dove potrai dire con calma/ io sto colma a Stoccolma/ Dai andiamo a Stoccolma/ dove se mangi stai colma/ dove potrai dire con calma/ io sto colma a Stoccolma
mercoledì 14 marzo 2007
Ha ragione l'Ingegner Cane... numeri che fanno girare la testa
In questi giorni sto lavorando su alcuni dati percentuali che riguardano la presenza degli italiani all’estero rispetto alla popolazione italiana. Come diceva l’ottimo Ingener Cane: “centinaia, mille e mille, decine… numeri che fanno girare la testa”.
Lo dico perché questi numeri, confrontati con i dati dell’indotto economico che questi connazionali all’estero procurano all’Italia, ci danno un quadro di quanto enorme sia il beneficio che l’economia italiana trae dai nostri connazionali.
Se poi si va a spulciare con maggiore attenzione nelle organizzazioni regionali, provinciali e comunali per l’emigrazione, si nota come questo vantaggio per il sistema Paese in generale si traduca in un vantaggio particolare e diretto per poche, singole realtà territoriali – quelle più organizzate – a fronte di nessun vantaggio diretto per molte altre, quelle meno organizzate.
Vi sono realtà italiane, infatti, che hanno organizzazioni solide e ben strutturate della rete dei propri emigrati all’estero, che coinvolgono nella propria vita socio-economica e politica locale, trasformandole in un volano economico-culturale di un certo peso.
Molti, oggi, soprattutto dopo il voto all’estero e i suoi esiti, si stanno organizzando per valorizzare i propri “emigrati”.
Voglio fare un esempio di potenzialità partendo dai dati percentuali di un piccolissimo paesino italiano, quello di cui sono originario.
Si tratta di Caccuri, un paese della provincia di Crotone con circa 1.700 residenti.
Considerando solo i suoi concittadini adulti residenti all’estero che hanno aggiornato i propri dati all’anagrafe comunale – che in tutta Italia fa acqua da tutte le parti per difetto di iscritti – Caccuri ha una popolazione residente all’estero di 325 abitanti, pari al 19,11% del totale.
Se aggiungiamo a questi una buona parte di non iscritti all’AIRE (l’anagrafe appunto), alcuni discendenti senza cittadinanza, i caccuresi che vivono in altre città d’Italia, arriviamo a un numero dei caccuresi fuori caccuri molto maggiore di quello dei caccuresi residenti.
Questo dato – che come direbbe Cane fa “girare la testa” – confrontato con le potenzialità già espresse da comuni con dati meno importanti, mi ha fatto capire quanto un’organizzazione socio-politico-culturale ed economica strutturata e inclusiva potrebbe giovare all’economia del paese.
Fate poi il raffronto a livello nazionale e capirete quanto una seria e strutturata organizzazione e gestione degli italiani all’estero potrebbe ancora portare all’economia italiana, considerando che tra italiani e oriundi all’estero siamo circa 60 milioni: tanti quanti siamo in Italia.
Lo dico perché questi numeri, confrontati con i dati dell’indotto economico che questi connazionali all’estero procurano all’Italia, ci danno un quadro di quanto enorme sia il beneficio che l’economia italiana trae dai nostri connazionali.
Se poi si va a spulciare con maggiore attenzione nelle organizzazioni regionali, provinciali e comunali per l’emigrazione, si nota come questo vantaggio per il sistema Paese in generale si traduca in un vantaggio particolare e diretto per poche, singole realtà territoriali – quelle più organizzate – a fronte di nessun vantaggio diretto per molte altre, quelle meno organizzate.
Vi sono realtà italiane, infatti, che hanno organizzazioni solide e ben strutturate della rete dei propri emigrati all’estero, che coinvolgono nella propria vita socio-economica e politica locale, trasformandole in un volano economico-culturale di un certo peso.
Molti, oggi, soprattutto dopo il voto all’estero e i suoi esiti, si stanno organizzando per valorizzare i propri “emigrati”.
Voglio fare un esempio di potenzialità partendo dai dati percentuali di un piccolissimo paesino italiano, quello di cui sono originario.
Si tratta di Caccuri, un paese della provincia di Crotone con circa 1.700 residenti.
Considerando solo i suoi concittadini adulti residenti all’estero che hanno aggiornato i propri dati all’anagrafe comunale – che in tutta Italia fa acqua da tutte le parti per difetto di iscritti – Caccuri ha una popolazione residente all’estero di 325 abitanti, pari al 19,11% del totale.
Se aggiungiamo a questi una buona parte di non iscritti all’AIRE (l’anagrafe appunto), alcuni discendenti senza cittadinanza, i caccuresi che vivono in altre città d’Italia, arriviamo a un numero dei caccuresi fuori caccuri molto maggiore di quello dei caccuresi residenti.
Questo dato – che come direbbe Cane fa “girare la testa” – confrontato con le potenzialità già espresse da comuni con dati meno importanti, mi ha fatto capire quanto un’organizzazione socio-politico-culturale ed economica strutturata e inclusiva potrebbe giovare all’economia del paese.
Fate poi il raffronto a livello nazionale e capirete quanto una seria e strutturata organizzazione e gestione degli italiani all’estero potrebbe ancora portare all’economia italiana, considerando che tra italiani e oriundi all’estero siamo circa 60 milioni: tanti quanti siamo in Italia.
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