Friedrich Nietzsche, in Così parlò Zarathustra, dice che “molti muoiono troppo tardi, e alcuni troppo presto”. Ieri è morto in Francia Bruno De Santis e, sicuramente, per Zarathustra sarebbe tra quelli che sono morti troppo presto.
Ho conosciuto Bruno tredici anni fa, ci vedevamo e sentivamo poco, ma ogni volta che succedeva era per scambiarci opinioni sul Partito, sui Comites e sulla vita concreta degli italiani all'estero, soprattutto i più fragili e i giovani. O meglio, era Bruno che mi dava il suo punto di vista sincero, i suoi consigli su cosa fare.
Ed io ascoltavo, perché sapevo che era il punto di vista di una persona seria, appassionata, da sempre vicina ai più deboli, perché ci credeva e non perché a caccia di cariche o ruoli.
L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato via mail, a ridosso del 25 febbraio scorso. Bruno inviò una lettera a Bersani molto critica su una scelta fatta dal Partito all'estero.
Ma una lettera che, come ci ha tenuto a sottolineare, era e doveva rimanere privata, perché non voleva creare problemi alla nostra campagna elettorale: preoccupazione persino eccessiva. Ma Bruno era questa persona qua.
Uno che diceva chiaramente come la pensava, senza paura di scontrarsi anche con gli amici, ma che teneva al Partito, alla comunità italiana all'estero, al Paese.
E mentre scriveva, dispensava consigli, parlava al telefono, combatteva con la malattia che ieri ce lo ha portato via.
Ha continuato a spiegarmi l’importanza dei Comites, del suo Comites, sottolineando quanti danni producano i continui rinvii del voto su organismi costituiti su base volontaria. Non si è arreso, impegnandosi fino a quando le forze glielo hanno consentito e continuando a parlare della necessità di rinnovare i Comites e coinvolgere i giovani. Sempre Zarathustra dice che “in alcuni è il cuore che invecchia per primo, in altri la mente. E certi sono vecchi da giovani: ma una tarda giovinezza è lunga giovinezza”.
Bruno non è tra quanti siano invecchiati prima con la mente, ma nemmeno col cuore e, anzi, ha mantenuto la freschezza dei suoi ideali fino all’ultimo, dandoci fino all’ultimo esperienza e speranza.
Per questo penso che nel suo morire, almeno in me, sopravvive il suo spirito e la virtù del suo impegno disinteressato. Tocca a noi ora saper raccogliere il testimone di quell’amore verso il Partito, i Comites, le comunità italiane all’estero e l’Italia.
Mi piace pensare che se avessi potuto chiederglielo, Bruno avrebbe condiviso le parole di Nietzsche/Zarathustra sulla morte e sulla voglia di trattenersi ancora un po’ sulla terra: “così voglio morire anche io, affinché voi, amici, amiate la terra ancor più, per amor mio; e voglio tornare a essere terra, per aver pace in colei che mi ha generato. Davvero, una meta aveva Zarathustra, egli ha gettato la sua palla: ora siete voi, amici, a voi getto la palla d'oro. Ciò che più volentieri contemplo, è vedervi gettare la palla d’oro, amici miei! Per questo mi trattengo ancora un po' sulla terra: perdonatemelo! Così parlò Zarathustra”.
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