Caro Direttore,
leggo sempre
più spesso dichiarazioni e appelli di diversi candidati a votare i cosiddetti
“movimenti indipendenti” degli italiani all’estero, gli “unici”, secondo questi
candidati, che non essendo né di Destra né di Sinistra e senza essere
sottoposti ai diktat dei grandi partiti, rappresenterebbero davvero tutti gli
italiani all’estero e le loro istanze in Parlamento.
E leggo
ancora dei commenti di questi candidati nei confronti dei parlamentari eletti
all’estero nelle scorse legislature: tutti uguali, a loro modo di vedere, e
tutti inutili. Secondo questi aspiranti neo-parlamentari, i parlamentari
uscenti non avrebbero fatto nulla per gli italiani all’estero, poiché sottoposti
alle direttive dei propri partiti.
Sono dello
stesso tenore persino alcuni commenti di bravi giornalisti, che in questo caso
penso antepongano i propri problemi personali con alcuni parlamentari eletti
all’estero, a una più lucida valutazione dei fatti.
Io non credo
che tutti i parlamentari eletti all’estero siano stati inutili, né che tutti i
partiti siano uguali e ugualmente disinteressati ai nostri connazionali. Faccio
solo un esempio: il Governo Prodi, dopo cinque anni del secondo Governo
Berlusconi che aveva dimezzato gli investimenti verso gli italiani all’estero,
grazie al lavoro dei parlamentari del centrosinistra eletti all’estero,
nonostante finanziarie di risanamento, riportò gli investimenti per gli
italiani all’estero a 73 milioni di euro. Dal 2008 al 2012, durante il terzo governo
Berlusconi, questi investimenti sono stati riportati a circa 12. E con il
Governo Monti la cosa è ulteriormente peggiorata. E non è un fatto solo di
risorse, ma un fatto di diversa attenzione e sensibilità tra Destra e Sinistra
agli italiani all’estero e diverso rispetto dei governi verso gli eletti
all’estero. Un rispetto e una sensibilità che il Centrosinistra ha dimostrato
di avere e ha ancora e che il Centrodestra ha dimostrato più volte di non
avere. Lo stesso Centrodestra che oggi è lacerato da scissioni, divisioni,
diversi programmi e che si ripresenta comunque con una coalizione nella quale Berlusconi
è candidato premier e con la Lega Nord che afferma che il premier non sarà
Berlusconi (sic!). Con Berlusconi che promette il condono tombale e l’abolizione
dell’IMU e la Lega che dice “mai il condono tombale” (Sic! Sic!).
Ma torniamo
ai “movimenti indipendenti”. Quelli che si dicono i veri rappresentanti degli
italiani all’estero, né di Destra né di Sinistra. Intanto vediamo quanti sono:
il MAIE, l’USEI, l’UISA, IPL, il Movimento 5 stelle, Insieme per gli italiani.
Quindi ben sei liste indipendenti, apolitiche e apartitiche.
Dunque, caro
Direttore, io mi chiedo: se sono tutte indipendenti e tutte che rappresentano
davvero gli italiani nel mondo, come mai non hanno fatto una lista unica? La
verità è che ognuna di questa rappresenta istanze o aspirazioni diverse. Ma
allora non c’è un solo movimento che rappresenti tutti gli italiani all’estero.
Oppure sono liste di singoli personaggi in cerca di un posticino in Parlamento per
difendere piccoli interessi privati?
Il problema,
poi, è che queste liste, nella migliore delle ipotesi (migliore per i
candidati, non certo per gli italiani nel mondo), potrebbero eleggere un paio
di deputati o senatori che in Parlamento andrebbero a ingrossare il Gruppo
misto e non riuscirebbero a fare, loro si, nulla per i nostri connazionali.
Nessuna loro proposta verrebbe mai presa in considerazione in Parlamento né
trasformata in legge.
Ricordo,
infatti, che in anni berlusconiani nei quali i singoli parlamentari sono stati
ridotti a meri ratificatori delle scelte del Governo attraverso gli
innumerevoli voti di fiducia, le iniziative dei singoli parlamentari
trasformatesi in legge sono state circa dieci su quasi mille parlamentari. Tra
queste solo il Partito Democratico ha puntato su proposte di eletti all’estero,
trasformando in legge la proposta dell’onorevole Marco Fedi sui diritti di rappresentanza
dei contrattisti. E se quella proposta è diventata legge dello Stato è solo
perché Fedi poteva contare sul sostegno di centinaia di parlamentari del
proprio Partito (il PD), sostegno che nessun parlamentare di liste
“indipendenti”, potrà mai avere. Ecco perché votare per liste “indipendenti”
degli italiani all’stero significa sprecare il proprio voto.
Inoltre,
faccio un’ultima riflessione.
Il Partito
Democratico, con l’attuale legge elettorale, certamente otterrà la maggioranza
assoluta dei seggi alla Camera dei deputati. E nessun Governo potrà essere formarsi
né essere stabile senza il sostegno del PD.
Al Senato,
qualora si volesse pensare a un governo diverso da quello guidato dal PD,
dovrebbe crearsi una coalizione sostenuta dal PDL di Berlusconi, dalla Lega
Nord di Maroni, dal Movimento 5 stelle di Grillo, da Rivoluzione civica di
Ingroia, dall’UDC di Casini e dalla lista civica di Monti.
Lei capirà,
caro Direttore, che un Governo del genere è impossibile e che, comunque, non
avrebbe mai la maggioranza alla Camera senza il PD.
Dunque,
votare per una qualsiasi lista o partito che non sia il Partito Democratico,
soprattutto al Senato, significa votare solo per dare instabilità all’Italia. È
questo che vogliamo? È questo che serve al nostro Paese? Secondo me no. Serve
stabilità, quella stabilità che può dare solo il PD a guida Bersani: l’unico
leader scelto per due volte da 4 milioni di cittadini, prima nel Congresso PD
del 2009 e poi nelle primarie di coalizione del 2012.
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