martedì 8 luglio 2008

Ma dove vanno i marinai?

Ho letto con una certa apprensione l'articolo di Fabio Bordignon sulla Repubblica di oggi intitolato “Dove va il PD”.
Dalle rilevazioni di Demos & Pi emergerebbe una tendenziale perdita di appel del Partito Democratico, percepito al suo esordio come la vera (l’unica?) novità della politica italiana e a due mesi dalla sconfitta elettorale come soggetto ‘confuso’ sotto il profilo politico/programmatico e culturale. Smarrimento e sfiducia investirebbero ugualmente il progetto politico, la strategia di opposizione al Governo e la leadership.

L’idea di un ritorno a prima dell'ottobre 2007 (ovvero ai due partiti DS e Margherita) troverebbe d’accordo il 23% di tutti gli elettori e l'11.3% degli elettori del PD.

Di questi ultimi oggi solo il 61,1% confermerebbe la scelta compiuta lo scorso 13 e 14 aprile (l’8,1% voterebbe per l'IDV, l'11,4% si asterrebbe, il 12,5% si definisce indeciso e il 7% voterebbe per un altro partito che non è l'IDV).

Ma anche quel 61% è lungi dal costituire un corpaccione omogeneo e compatto risultando viceversa attraversato da almeno due linee politiche distinte se non opposte: un 29.2% anelante una linea di opposizione più intransigente e un 39,4% che vorrebbe un maggior dialogo con questa maggioranza.

Un malessere che inevitabilmente si riflette sul Segretario del Partito, che vedrebbe il proprio gradimento in flessione dal 93.5% del marzo 2008 al 70.5% di oggi tra gli elettori del solo PD e dal 52.1% al 40.7% nell'elettorato nel suo insieme.

Ora, fermo restando che i sondaggi valgono quanto valgono (e nessuno dovrebbe saperlo meglio di noi…) è evidente che numeri come questi non sono molto rassicuranti per un gruppo dirigente alle prese con la gestione di una fase delicatissima almeno sotto due fronti (peraltro tra loro intrecciati): quello interno, relativo alla definizione di un profilo e di una identità più netti e riconoscibili per il PD; e quello esterno del rapporto con la maggioranza e con le altre forze di opposizione.

Personalmente sono convinto che possiamo ancora volgere a nostro vantaggio questo passaggio stretto e accidentato. A patto però di affrontare finalmente – senza rimozioni e letture edulcorate – quei nodi che i congressi di DS e Dl hanno rimandato e che un Governo instabile e una maggioranza rissosa prima, una campagna elettorale difficile (per qualcuno disperata) poi, hanno fatto finora mettere da parte.
Mi riferisco, chi ha la pazienza di seguire questo blog lo sa già, alla necessità non più rinviabile di aprire un’autentica ‘fase costituente’ del PD che sorregga un dibattito approfondito, sincero, anche duro se necessario, nel quale il confronto sia sulle idee e sul profilo e non sugli apparati; sull’identità e la cultura di questo partito e sulle battaglie che darà e non su componenti/correnti/anime; sull’idea di Paese (e di mondo) che propone agli elettori.
Insomma, non mi rassegno al fatto che l’unico elemento di originalità nel dibattito italiano sulla globalizzazione da 15 anni a questa parte l’abbia introdotto Tremonti.
Se non faremo questo, credo sarà piuttosto inutile passare alla fase B (“ridefinizione degli assetti e delle strategie”).

Alcuni segnali incoraggianti sono arrivati. Ma penso che nuove strade, nuove parole e nuove ‘visioni’ abbiano bisogno di nuove facce e nuove teste. Per questo mi unisco a chi, riconoscendo con gratitudine i meriti non piccoli di una leadership collettiva che ha dato moltissimo alla politica e al Paese, oggi le chiede di sostenere con forza e generosità, fino in fondo, l’avanzare di una nuova classe dirigente. Fermo restando che alcuni e molto isolati pezzi di quella leadership collettiva hanno già dato esempi di questo tipo.
Tuttavia, penso che ogni leadership dovrebbe conquistare sul campo la propria credibilità, con tanto di battaglie, morti, feriti e prigionieri e non perché qualcuno, per benevolenza, stanchezza o disperazione ha deciso di farsi da parte.

37 commenti:

Anonimo ha detto...

ma quali segnali incoraggianti, fate opposizione dura e pura invece di ritirarvi sull'aventino delle vostre coscienze...

la base del PD va verso l'IdV. e da molto.

Eugenio Marino ha detto...

Caro Lollo, che una parte del PD si stia spostando verso l'IDV ce lo dicono i dati che ho citato e ce lo aveva detto anche il risultato delle recenti elezioni politiche in Molise. Il problema, però, è che tipo di risposta diamo noi e con quale profilo e gruppo dirigente.

Anonimo ha detto...

la questione centrale, secondo me, non è chi riesce a strappare una manciatina di voti e a chi. la strategia di di pietro è miope, finalizzata a vincere qualche scaramuccia di una guerra tra poveri che francamente ha stufato. che fine ha fatto la vocazione maggioritaria? perché non cominciamo a ragionare etsi berluska non daretur? magari tra mille anni, ma prima o poi il cavaliere uscirà di scena e allora crollerà il più grosso alibi di questa sinistra esausta e inadeguata.

liberoegiusto ha detto...

perfettamente d'accordo con Eugenio. Ci vuole un'attività costituente, una fabbrica continua del programma, un dialogo continuo con i cittadini. Invece ci ritroviamo con i rottami della fusione a freddo DS e Margherita. Sono sempre gli stessi, sono sempre là nello stesso posto. Anche a livello locale. Gestiscono il loro piccolo potere e se ne fregano del resto. Inseguono i sondaggi ma non sanno cosa pensa veramente la "gente". Non sanno dove andare come forza politica perché seguono il vento. Non propongono, al limite reagiscono. La sfida del PD per me era nelle energie nuove che si potevano mette in campo. Ma chi le vuole le energie nuove se non sono figlie o figliastre di qualcuno? Nel PD Bassolino e Rutelli non devono rendere conto del loro operato e delle perdite. I giovani ci sono per la promozione, guai a coni-siderarli nella classe dirigente se non si schierano con qualcuno...e poi in Italia non si puó essere che giustizialisti o buonisti e non persone serie e di buonsenso... e poi ci si scontra tra veterocattolici e laicisti, non tra cattolici e liberali che vogliono costruire qualcosa insieme e via così a urlare o a tacere, troppo pochi a costruire.

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente sull’apertura della fase costituente che definisca, finalmente, per esempio, che razza di pesce è questo partito, la sua identità culturale, il suo programma sui diritti umani, sulla laicità dello stato, sulla collocazione europea, sulle grandi questioni etiche ancora aperte, ma, anche, più semplicemente come vi si iscrive, come può militarvi chi ne avesse voglia e decidesse di impegnarsi, come tesserarsi. Pongo una domanda a qualcuno che fosse in eventualmente grado di darmi una risposta: io posso considerarmi un militante del PD o no? Il mio nome risulta iscritto da qualche parte? La mia militanza potrebbe interessare a qualche dirigente? Quando il PCI si trasformò in Partito Democratico della Sinistra chiesi la tessera ed ebbi la certezza di militare in quel partito. Quando il PDS divenne DS presi ancora la tessera, ma ora come si fa per avere la tessera del Partito Democratico? Esistono sezioni, circoli, federazioni, organismi dove ci si può rivolgere per tesserarsi? Come si fa ad appassionarsi ad un qualcosa di così sfuggente?

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio, il problema è che manca il contenuto. Infatti è il contenitore che si forma attorno al contenuto e non viceversa, come avete fatto voi. All'epoca della lista unitaria il contenuto era una comune visione dell'Europa, quindi anche una certa immagine di futuro e il tentativo di aprire il dialogo con altri che non fossero solo partiti, si fece. Poi tutto naufragò perchè i soliti democristiani si fecero venire le false crisi di identità che si portarono via anche quell'embrione di visione comune. La storia delle elezioni del 2006 e delle richieste di esclusione di questi e quelli chi l'ha vissuta la ricorda molto bene e non si stupisce troppo della vacuità dell'oggi. Si è pensato ad un contenitore che garantisse certi equilibri, tanto l'elettorato avrebbe ingurgitato tutto, bastava una spruzzata di retorica e di demagogia ed ecco le primarie, rigorosamente bloccate così non si dava fastidio ai generali e via di questo passo.
E' necessario dire che il manifesto del pd degli otto saggi è uno dei peggiori documenti politici che sia mai capitato di leggere? C'è tutto e il suo contrario, ma chi vuol leggere tra le righe la rinuncia alle radici progressiste/illuministe in nome del contenitore la vede eccome.
E' piuttosto difficile anche farvi credito di una certa visione di democrazia, non solo per la forma che vi siete data,in cui ogni dialettica interna è posta in condizione di non nascere nemmeno, ma persino per le scelte istituzionali, tanto per dirne una sulla legge elettorale nazionale e su quella per le europee che in un momento di forte scollamento tra UE e cittadini non può che mantenere un impianto proprorzionale anche per le funzioni del Parlamento. Senza offesa, ma si fa fatica a capire a cosa serviate. Mi dispiace dirti questo, perchè so con quanto sacrificio e impegno tante persone come te stanno lavorando, ma i medici pietosi fanno la piaga cancrenosa.

Anonimo ha detto...

Caro Marino
come stai?
se il PD non si da' una mossa diversa altro che calo...vedi anche ,se non lo conosci...
www.rinascitabalcanica.com
coi quali ho incominciato a collaborare

ciao e salutami l'ulivo di tuo figlio
angelo

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
Se devo essere sincera, ritengo che la creazione del PD sia stata un errore, i DS avevano una propria forte identità che hanno perso fondendosi con la Margherita.
L’ideale secondo me sarebbe stato portare avanti il progetto dell’Unione, una federazione di partiti ognuno con la propria individualità, ma accomunati da ideali di sinistra, di solidarietà con i più deboli, di difesa degli interessi della collettività, di antiberlusconismo come stile di vita, di lotta ai conflitti di interessi.
Quindi ho assistito a una serie di errori uno dopo l’altro, l’abbandono del progetto Unione, la fusione obbligata di due partiti che avrebbero fatto meglio a restare divisi.
E poi c’è stato il grande errore di glissare sulla questione Unipol sulla quale i cittadini chiedevano giustizia e l’errore gravissimo dell’indulto.

Ma il rammarico più grande è quello di non aver visto una difesa del governo Prodi che invece avremmo dovuto salvare perché era l’ultima chance di salvezza e di essere andati alle elezioni con una pia illusione di successo.
A questo punto che resta da fare?
Non lo so, sono estremamente preoccupata per la voragine in cui sta sprofondando il nostro paese, e temo anche per le prossime elezioni europee, che potrebbero confermare questa involuzione feudale dell’Italia.

Pur restando naturalmente fedele a Italia dei Valori con cui mi sono candidata per ben due volte, sarei molto felice di vedere una rinascita del PD che in questo momento sta perdendo fortemente popolarità.

C’è un solo consiglio strategico che posso darvi: fate le vere primarie, date la possibilità a tutta la base degli iscritti di candidarsi e votare, allargate le possibilità di leadership ai giovani e alle donne che hanno degli ideali, delle convinzioni, una fede nella fattibilità della democrazia, della civilità. Basta con le oligarchie di partito e con le decisioni dei vertici, anche sulle candidature. Solo così sarete geneticamente diversi dai politici di destra e riuscirete a riconquistare la fiducia degli elettori.

E poi (perché no?) ridividetevi, I DS sono diversi dalla Margherita e questa confluenza verso il centro ha allontanato molti elettori.

Per finire. Il PD sceglie naturalmente di fare l’opposizione che vuole. Noi rispettiamo questa scelta e così ci auguriamo che farà il PD nei nostri confronti.
Saremo a fianco del PD in autunno, ma già da ora scenderemo in piazza e non perderemo un’occasione per protestare contro l’uso privatistico che il premier fa del parlamento, assoggettato a fargli le leggi su misura.
Il PD deve capire che una grossa fetta del proprio elettorato vuole la protesta, secondo il modello propoposto da Di Pietro. Tutti percepiscono il grave rischio di avallare in silenzio un pericoloso svuotamento della democrazia e dello stato di diritto. Il PD deve ascoltare questa esigenza della base, se vuole evitare l’ulteriore scollamento e allontamento dei propri elettori.

Ringrazio per l’attenzione e vi auguro un buon lavoro
silvia terribili
Idv-olanda

Anonimo ha detto...

come disse qualcuno, indietro non si torna. facciamo funzionare il PD
"nuovo" sul presupposto che un cambiamento storico come quello di un centro
sinistra unitario darà i suoi - ricchi - frutti nel medio periodo.

Anonimo ha detto...

Un grande partito, costruito sulla base di un'idea grande non si costruisce in due giorni. Sì alle primarie, no alla cooptazione, sì ai giovani, no ai figli degli amici, sì alla ricerca di una identità, no alla linea del partito, sì alla comunicazione diretta e sincera, no al politichese.
Basta per incomiciare?
Giovanni dalla Germania

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio, sai già che concordo con quanto hai scritto, ne parliamo e ne scriviamo da tempi non sospetti.
Io non credo sarebbe una buona idea ora staccarci dalla Margherita, posto che secondo me, chi di loro se ne voleva andare se ne è già andato.
Credo invece che il problema sia in gran parte interno ai DS, e solo come "riflesso" pesi sul rapporto con DL. Mi spiego: già prima -segreteria Fassino- siamo stati costretti dagli eventi -reggere le sorti delle coalizioni- a non avere una linea chiara su molte cose. O, per lo meno, l'elettorato ci percepiva così (e quindi avevamo il 17% dei consensi). Ora non c'è proprio motivo di non avere una chiara identità: siamo all'opposizione e possiamo porci solo dopo il problema delle alleanze possibili. E quindi è quella che dobbiamo trovare: l'identità. Attraverso un congresso che faccia parlare di sè (con partecipazione molto allargata), e possibilmente che non sia legato alle leadership personali, ma alle idee (un congresso a tesi e non a mozioni contrapposte, salvando ciò che ci unisce e discutendo di ciò che ci divide). Inoltre: la COMUNICAZIONE. Bisogna che noi troviamo il modo di spiegare in modo semplice ed esauriente quello che stiamo a fà. Manifesti? Volantini? Mobilitazioni? Sono strumenti e vanno tutti bene: MA VANNO UTILIZZATI.
Chiudo, per ora, dicendo che in certe zone d'italia -e anche nella federazione romana- il gruppo dirigente guarda solo al proprio ombelico. Credo sarebbe il momento di occuparsi di ciò.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
a differenza di Silvia, io ritengo che la formazione del PD sia un'ottima cosa, ma la linea Veltroni non ha convinto e non convince gli elettori.
Il PD non è neanche nato che avrebbe bisogno di un rinnovamento. Insomma essere chiamati "diversamente concordi" non deve far piacere a un partito di opposizione. Se poi sento che si può discutere sull'immunità alle alte cariche, insomma si viene meno al principio fondamentale di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, anche se eletti, che è il fondamento della democrazia. Ci sono principi su cui non si può discutere.

Con Silvia sono daccordo per sottolineare l'importanza della democrazia interna:il rispetto formale e sostanziale dello statuto, l'uso delle primarie, evitare decisioni prese centralmente, penso sia fondamentale per far avvicinare i cittadini alla vita politica attiva e conquistare consensi e voti dal partito delle astensioni.

Saverio D'Auria - IdV Ginevra

Anonimo ha detto...

caro Eugenio,
chi pensi possa essere in grado di "ridefinire gli assetti e le strategie"?
Intanto i leader nn si autoproclamano ma vengono riconosciuti...e... ad oggi nn vedo nessuno con queste caratteristiche.
Ciò che + mi spaventa x il mio futuro e soprattutto x quello di mio figlio e che circola silenziosa e letale L'INDIFFERENZA travestita da IMPOTENZA...giorni fà nel mio ufficio si commentava il Decreto Legislativo 112 del 25/06/2008 “Decreto Brunetta”
legge art.71 si pensavA e a gran voce si sosteneva:"
Non si può far passare sotto silenzio un tale SCEMPIO DEI DIRITTI DEI
LAVORATORI, seppur abilmente mascherato da false ragioni di equità e di efficienza"...e invece nel giro di pochi giorni la passione DEI + SI è AUTO-SEDATA.
La Morale della favola, dove però nn vedo il lieto fine,
vorrei racchiuderla in un monologo che giorni fa i ragazzi del DAMS hanno portato in scena:" IO DOMINO XCHè MI MUOVO VELOCE,
SONO FLUIDO, ELUSIVO, DISIMPEGNATO;
FORSE + FURBO CHE INTELLIGENTE...INSOMMA SONO UN UOMO MODERNO, MA TALMENTE MODERNO CHE SONO CONVINTO CHE LA SOCIETà NN ESISTE E SE ESISTE NN ME NE FREGA NIENTE!"

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
leggo le tue riflessioni e ci rifletto pur non facendo parte del PD, ma, anzi, di un partito comunista che sottolinea nella sua fase congressuale di essergli alternativo.
Credo infatti che la situazione italiana si stia evolvendo in maniera tale da costringerci a cercare un nuovo dialogo ed un alleanza tra PD e sinistra che abbia come fondamento non più un programma centellinato di 180 pagine ma semplicemente la difesa della Costituzione italiana nei suoi fondamenti che la destra sta scardinando e che il dialogo promessogli da Veltroni aveva già assecondato.
Il PD è percepito dai suoi elettori come una delle figliazioni del PCI anche perchè molti dei suoi dirigenti ed attivisti sul territorio ne fecero parte ed è tale ambiguità che ha consentito al PD di raccogliere voti malgrado la propria politica moderata e centrista.
La questione centrale è per me il bipolarismo, su cui sono d'accordo, ma che non ritengo necessiti di bipartitismo come invece vorrebbe la tesi del partito a vocazione maggioritaria. Ma vi rendete conto che la Sinistra si è dissanguata perchè i suoi elettori hanno votato il male minore pur di fermare Berlusconi? E che oggi sono delusi perchè il loro voto non è stato utile ed ha anzi danneggiato la sinistra espellendola dal parlamento?
Il problema del PD è che è nato come un partito plebiscitario, nei gazebo dall'alto, non da un dibattito sofferto tra i soci fondatori.
Oggi ne discute, finalmente, ed è giusto che lo faccia. Ma non discuta soltanto di dirigenti ed equilibrii interni. Metta in discussione piuttosto la propria scelta maggioritaria (egemonica) fallita nei fatti e cerchi di riannodare le fila del dialogo a sinistra piuttosto che a destra...
Concordo infatti con G. Pasquino che pur essendo uno dei promotori del PD dichiara che "prendere il 33% in elezioni bipolari è una sconfitta atroce, mentre lo stesso risultato sarebbe foriero di vittoria qualora si trovasse all'interno di un'alleanza programmatica..."
Sono convinto che alla fine sarà ancora decisivo il rapporto tra il centro riformista e la sinistra politica. Il resto è Berlusconi.
Stojan

Anonimo ha detto...

Ciao Euge, come va? Io sono a milano e dovrei (se Dio vuole) scendere
l'8 agosto per le tanto sudate ferie.
Alle scorse elezioni non ho
votato e non me ne vergogno affatto.Ho preferito andare ad Amsterdam,
una città bellissima che per chi non l'avesse fatto,consiglio
spassionatamente di visitare.
Per quanto riguarda i problemi del PD,io
credo che uno deve decidere,arrivati ad un certo punto ed al
verificarsi di determinati eventi,se vuole essere carne o pesce o se
vuole semplicemente restare 'LISCA'. Questo è il problema del PD non ha
identità, non ha carattere e di questi tempi senza questi attributi non
si va da nessuna parte. Dovete prendere delle posizioni forti,dare
sicurezza alla gente dire loro di dormire tranquilli perchè tanto ci
siamo noi a vigilare.
Euge,credimi, non vorrei sembrare pessimista ma
valutando oggettivamente i singoli eventi io la intravedo
all'orizzonte.
La fame è il principale problema e per quanto,
ringraziando Iddio misericordioso,noi non la conosciamo,le rivoluzioni
sono partite tutte da essa.
Salutami tanto il piccolo Giuseppe e Marcella e a presto.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
ho letto con molto interesse sul tuo blog l'articolo relativo al calo di popolarita' del PD esulle possibili "vie d'uscita"da intraprendersi. Premetto che condivido in gran parte la tua analisi anche se, purtroppo, ancora una volta avverto il sentore di una "sinistra" (chiamiamo il PD cosi...per maggiore semplicita') intrappolata in se stessa, incapace di accattare la sconfitta e come giustamente dici tu, piuttosto reticente ad avviare una PROFONDISSIMA ANALISI INTERNA, PRIMA ANCORA CHE ESTERNA. Non so ora, se sia il caso di avviare una "costituente" del PD piuttosto che una qualsivolgia altra forma di riflessione...fatto sta che ora piu' che mai si rende necassario trovare il modo di dar vita a qul tanto atteso momento di definizione di qualle linee guida condivise necessarie, prima ancora cha ad un confronto verso l'esterno, alla coerenza ed alla compattezza "esterna". Come giustamente sostieni, questo dovra' necessariamente essere il risultato di una dinamica di confronto "dura" ma indispensabile sia per permettere al PD di incamminarsi sulla strada della crescita, sia per permettere FINALMENTE (o almeno per tentare) di far sbocciare al suo interno una LEADERSHIP VERA fatta di persone che sappiano farsi carico di idee nuove ad ancor piu' che sappia suggerire MODALITA VALIDE per l'attuazione di tali idee. Sicuramente il percorso sara' lungo ed accidentato, ma spero sinceramente che il PD e le persone che ne fanno parte, pur nel rispetto delle diverse posizioni (correnti, fiumiciattili, anime....) abbiano non solo la forza, ma per una volta, che sia magari la prima, LA LUNGIMIRANZA, per farlo.

Attualmente vivo a Bruxelles, dove sto ormai terminando una stage alla Commissione Europea. Non so dove mi porteranno gli avvenimenti di qui a qualche mese, anche se sinceramente non mi dispiacerebbe approdare a Roma...anche se tale altarnativa sembra ora piuttosto inattuabile.
Spero in una tua replica,
Grazie e buon lavoro,
samuele

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Eugenio oggi sono felice perchè ieri sera a Vicenza abbiamo raggiunto un'obbiettivo importante, si è approvato in consiglio il referendum dove i cittadini potranno votare SI o NO alla nuova base Nato, la base di guerra e morte. Orasperiamo che Vicenza ribelle risponda almeno con 35.000 firme. Buona giornata da Tiziano

Anonimo ha detto...

Come spesso, anzi come quasi sempre mi capita, anche questa volta condivido, caro Eugenio, le tue riflessioni. Comincio da una delle ultime. "Ogni leadership -affermi- dovrebbe conquistare sul campo la sua credibilità". Verissimo. Ecco perché, come ho già avuto modo di scrivere in un precedente commento, sarebbe a mio avviso necessario fissare tappe, modi e tempi per un congresso che delinei la futura classe dirigente del partito, la sua identità, la sua strategia. Ci si contrapporrà? Bene. Se la contrapposizione avverrà sulle idee, che ben venga lo scontro, anche duro, ruvido. Ma poi, una volta eletti i dirigenti e stabilita la linea, che si marci uniti nel fare opposizione: senza se, senza ma e senza ripensamenti. Qualcuno dice: ma se la maggioranza propone leggi condivisibili, non è un segno di responsabilità dare il sostegno per il bene del Paese? Ora, a parte che fino a questo momento gli unici provvedimenti proposti con decisione, oltre che con urgenza, dalla maggioranza riguardano soprattutto il bene di una sola persona, l'opposizione del Partito democratico -quando si è deciso di farla- ha dato l'impressione di essere piuttosto morbida, come se la si facesse per dovere d'ufficio più che per convinzione. Non solo. C'è da aggiungere che fin dall'inizio, quando, in nome del bene del Paese, si è cercato un dialogo che -come non lo si è capito subito!- non avrebbe portato da nessuna parte considerati i precedenti dell'interlocutore, molti hanno avuto la netta sensazione che l'agenda politica era dettata dal premier, mentre il Pd non faceva nulla, o faceva poco, per imporne una propria. Così come ha omesso, il Pd - e se l'ha fatto lo ha fatto in modo blando- di rivolgersi con determinazione e costanza alla pubblica opinione per denunciare la politica degli annunci della maggioranza e le bugie che quotidianamente segnano il modo di governare del suo premier.Un solo esempio su tutti (ma tanti altri se ne potrebbe portare): dovè finita la famosa cordata che, all'indomani delle elezioni, avrebbe dovuto salvare l'Alitalia? C'è qualcuno nel Pd che abbia puntato a farne un cavallo di battaglia come l'argomento, anche mediaticamente, avrebbe meritato e ancora merita? C'è allora da meravigliarsi se i sondaggi parlano di una base del partito democratico delusa e confusa? C'è da stupirsi se poi qualcuno riempie il vuoto lasciato da un'opposizione che si mostra fiacca? C'è da recriminare se poi in decine di migliaia vanno a piazza Navona? A mio parere non è stato un errore avere organizzato quella manifestazione. L'errore, clamoroso, è consistito nel non averla saputa gestire. Non ci voleva molto a prevedere che, invitando a parlare Beppe Grillo, l'antipolitica avrebbe finito col travolgere tutti, persino il capo dello Stato o il Papa; che sarebbe stato rischioso invitare sul palco la bravissima Sabina Guzzanti le cui performance, facendo un altro mestiere, sono ovviamente più adatte a uno spettacolo di satira che a una manifestazione politica. Per riprendere la corsa, tu dici, occorrono "facce nuove". Sì, ma attenzione: queste non si improvvisano e non servono se non hanno alle spalle una adeguata e sperimentata esperienza. Un'ultima considerazione. Inutile negarlo: errori ne sono stati fatti, ma sarebbe ingiusto addebitare tutte le responsabilità dell'attuale, non facile fase a Veltroni. Il quale, non va dimenticato, non solo è legittimato a guidare il partito sulla base del largo consenso ottenuto dal popolo delle primarie; ma, al di là di certi aspetti caratteriali che gli hanno fatto forse sottovalutare per eccesso di fiducia la furbizia del Cavaliere di Arcore- che pensa sempre e solo ai propri interessi, questo non va mai dimenticato- ha avuto pochissimo tempo per preparare la "squadra" e affrontare la campagna elettorale. Certo: con le elezioni alle spalle e l'esperienza fatta, bisogna ora guardare al futuro e prepararsi, senza fretta ma nemmeno in tempi eccessivamente lunghi, a un confronto congressuale. Il prossimo anno ci aspettano le elezioni del Parlamento europeo...

Anonimo ha detto...

Mah! A me sembra che il difetto del PD sia:
1) il poco tempo in cui ha affrontato la fondazione e l'appuntamento elettorale. Diamogli tempo;
2) però esca da questa driva partitica. Troppo vecchio stampo, nonostante la "svecchiata" siamo ancora lì e perdonatemi, ma leggendo i vostri blog contigui questa cosa trasuda moltissimo. Io che vi leggo e che non sono digiuno di politica vi percepisco come ceto politico e le questioni da voi affrontate sembrano un discorso troppo chiuso nel vostro ambiente.
3) i sondaggi valgono quello che valgono.
4) il PD deve riconciliarsi con il mondo cattolico, parlo quello di base e del volontariato: quelllo fatto dalle Caritas e dai Tettamanzi. Se continuate a insistere su certo laicismo scambiandolo per laicità si perderà sempre, comunque e dovunque. Infatti bisogna fare i conti con la realtà italiana: paese cattolico. Prodi la prima volta vinse per la mobilitazione delle parrocchie e dei volontari di sinistra ma anche cattolici.
Aver cooptato il volontariato ed essersi dimenticati dei cattolici ha svuotato un bacino che poteva appartenere al centro sinistra.

dioniso ha detto...

Caro Eugenio, il passaggio di voti verso l'IDV mi sembra piuttosto prevedibile. Ne parlavo qualche giorni fa con Zucchero: Di Pietro, con le sue posizioni più intransigenti anche se a volte piuttosto discutibili, si sta succhiando i voti più antiberlusconiani.
Mi dispiace per la perdita di popolarità di Veltroni. Si sarà già bruciato? C'è qualcuno che potrebbe sostituirlo?

Per quanto riguarda la laicità io sono per una netta separazione tra stato e chiesa: siamo il paese in cui la chiesa ha il maggiore peso politico. Penso che un vecchio cardinale che ha trascorso una vita tra agi, velluti e gioielli non si possa permettere di andare a giudicare un povero padre, che da 16 anni soffre le pene dell'inferno, e a dettargli (belehren si direbbe qui) le regole morali alle quali si dovrebbe attenere.

Saluti

Anonimo ha detto...

Nel panorama politico italiano, niente di nuovo. Durante gli anni 70, c'erano i cosidetti "autonomi" , che criticavano il PCI perchè secondo loro non faceva niente contro il regime, la DC. Oggi, ci sono i grillini che criticano il PD perchè secondo loro non fa' nulla contro il regime, cioe' il Berlusca. Quasi nulla di nuovo quindi. La differenza sta nel fatto che gli autonomi non ci guadagnavano molto, tutt'al piu' la galera. Grillo e Travaglio ci guadagnano molti soldi, milioni all'anno vendendo libri (molto piu' dei parlamentari che loro criticano), e questo dovrebbe fare riflettere.
Il consenso attribuito a Di Pietro in questo momento fa ben capire quanto le convinzioni degli italiani siano sempre dipendenti dalla situazione del momento senza visione a lungo termine. Di Pietro e' popolare perchè si discute in parlamento del Lodo-Alfano e della norma blocca processi. Se si parlasse di immondizia o di centrali nucleari, il personaggio piu' popolare sarebbe qualcun'altro. E' mai possibile che gli Italiani siano cosi' malleabili e che credano ancora che Cristo sia morto dal freddo? Siccome non sanno cosa pensare o dire della rottamazione delle ideologie (che hanno voluto loro stessi - non i politici) si fidano e delegano tutto ai sondaggi e ai giornalisti. Berlusconi fa' passare tutti i messaggi che vuole iniziando le sue frasi con " Secondo un sondaggio della ditta A abbiamo la fiducia di 60% degli Italiani quindi..." . I sondaggi pilotano tutto cio' che bisogna pensare al momento in Italia. Pare di vedere le cose scritte nel libro di George Orwell "1984".
Possibile che non possiamo dire " fermiamo la giostra un attimo e cerchiamo di raggionare su come debba essere fatto questo PD? Per fare questo bisognerebbe prima ristudiare le definizioni delle seguenti parole (non a livello di direzione del PD che si spera li conoscono, ma a livello degli iscritti, della base) : Socialismo, social-democrazia, liberalismo, religione (ormai la parola comunismo non serve piu').
Una volta capito di cosa si parla si puo' discutere in quale posto collocarsi. Il Pd non deve essere una media ponderata di DS e Margherita, ma senz'altro non puo' rimanere ostaggio di estremisti anti PSE come Rutelli . Un ultima riflessione: ieri e' scappato a Veltroni di dire una cavolata " Di Pietro deve sciegliere , o con noi o con la piazza " Perche' , il PD non e' un partito di piazza? Proverbio cinese: fare girare la lingua 50 volte in bocca prima di parlare. Speriamo che la prossima volta Walter ci pensi. Seno' i consensi si abbasseranno ancora di piu'.
Un saluto a te e famiglia.
Marcello, L'Aja - Olanda.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,

Come si fa a non essere preoccupati in questi giorni? Chi ha ha voluto con forza far nascere il PD, non puo’ non essere un poco in ansia in questo periodo.

Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti – le descrive bene Bordignon nell’articolo da te citato e le descrivi bene tu nelle tue considerazioni -, ma, a mio avviso, il vero problema non è l’elenco delle ragioni che stanno alla base dell’impasse che stiamo vivendo.

Il problema è: ne usciremo da questo stallo e come? Ed è quando ci si trova di fronte a questa domanda che, spesso, molti amici e amiche democratici con i quali si discute in questi giorni, non sanno rispondere.

Tu parli di una “costituente del PD”. Bene. Ma non c’è già l’Assemblea Costituente di circa 2800 delegati eletti con il democratico sistema delle primarie (anche se, contestualmente, con lo sciagurato sistema delle liste bloccate)? Non rischiamo di creare un altro organismo che appesantirebbe i movimenti del nostro Partito ora che abbiamo bisogno di agilità?

Il problema è che l’Assemblea Costituente – di cui mi onoro di far parte – non ha costituito un bel nulla. O comunque, mi si smentisca, questo è il vissuto di molti. Siamo stati convocati, ma pochi hanno davvero vissuto il sentimento di aver partecipato alla “creazione” di qualcosa.

A volte ci facciamo – lo dico a me per primo – prendere la testa dalla politica delle analisi e trascuriamo quella delle sensazioni e delle impressioni, forse piu’ irrazionali ma, credo, anch’esse importanti.

E allora racconto per sommi capi la mia “politica delle impressioni”.

Prima Assemblea Costituente a Milano, ottobre 2007: grande convocazione, grande partecipazione, facce nuove e facce conosciute, lista di nomi delle Commissioni letta dal palco (ancora oggi non ho capito chi, come e perchè), interventi interessanti, applausi, tutti a casa.

Seconda Assemblea a Roma, febbraio 2008: grande convocazione, partecipazione leggermente inferiore a Milano, lancio della campagna elettorale, sguardi perplessi (molti, ve lo assicuro...) al nome di Rutelli per la candidatura a sindaco di Roma, interventi interessanti, momento operativo interessante quello della riunione parallela delle delegazioni dell’estero.

Confesso che non ho potuto partecipare alla terza Assemblea a Roma dello scorso mese. Ma mi è stato da piu’ parti confermato l’evidentissimo calo di partecipazione e presenza dei delegati. Se cosi è stato c’è da aprire una “voragine” di riflessioni.

Forse ho caricaturato un po’, forse sono stato impreciso. Ma, confrontandomi anche con altri, la sensazione è quella di enunciare la partecipazione democratica, ma di praticarla molto meno. Confesso e me scuso: ho un po’ nostalgia dei congressi del mio ex-partito, i DS, e dei suoi incontri annuali dei segretari di sezione nei quali c’era la sensazione di partecipare; era visibile il “vero” dibattito interno, magari anche aspro, ma vero e palpabile; c’era un Commissione Politica – ce la ricordiamo? – che, di fronte all’assembla congressuale, chiedeva di approvare e/o respingere le decisoni e le proposte che, a mano a mano, si producevano durante i lavori congressuali oppure che erano perventute prima. Era certo molto piu' faticoso e meno scenografico, ma venivi via col senso di essere stato utile.

Capisco che siamo ancora nella fase delle regole, ma diamoci una mossa!

Il fine settimana scorso ho partecipato a Vienna, in quanto attivista iscritto, a un seminario del PSE (peraltro anche Piero Fassino ha fatto un bell’intervento sul ruolo dell’Europa nell’era della globalizzazione). Ho visto gruppi di lavoro, gente che alzava la mano per dire la sua, dibattito, confronto.

Non è da li’ che bisogna ripartire? Anzi, scusa: partire? Non vedo altro modo per far nascere davvero l’identità del nostro Partito, la sua strategia politica, il suo programma. Altrimenti, come ben dici, sarà sempre e ancora un problema di “apparati”: il buon Rutelli che si sveglia domattina per dirci che “mai con il PSE”, il buon D’Alema che costituisce un suo gruppo di opinione, il buon Parisi che ci spiega perchè sta in piazza con Grillo e compagnia eccetera, eccetera, eccetera....

Grazie per l’occasione e buona lavoro

Roberto Serra
PD Lussemburgo

Anonimo ha detto...

Ciao Eugenio, arrivo al tuo blog su suggerimento di Eli.
Trovo il post interessante e anche i commenti. Il vero dramma del PD, è che non ha il coraggio di scegliere e non lo può fare fino a quando vorrà manterene la sua vocazione maggioritaria. Questa che doveva essere la leva di sviluppo (anche numerico) del paritto risulta oggi la sua gabbia. Basta leggere i commenti qui postati, alcuni vogliono un Pd più cattolico, altri lo vogliono più di sinistra, alcuni lo vogliono più gisutizialista, altri più dialogante. E' nveitabile, non puoi essere tutto ed il contrario di tutto. E allora o scegli una strada (accettando di perdere la vocazione maggioritaria) oppure continuerai a deludere i tuoi elettori. Definendo una identità si deluderanno alcuni elettori, non scegliendola, li si deluderanno tutti.
Tomaso

dioniso ha detto...

Ho appena cominciato a leggere un interessante articolo di Drew Westen, illustre psicologo e neurologo. Parla del suo libro: The Political Brain, in cui analizza il ruolo delle emozioni nelle scelte elettorali.

Cito solo un paio di frasi:

"Il voto non è razionale e i programmi contano poco. L'unica strategia di comunicazione efficace in politica è quella che suscita emozioni. In America i Repubblicani lo hanno capito per primi,"

... e in Italia?

"Da quasi 40 anni i progressisti parlano alle parti sbagliate del cervello. Se volete conquistare il cuore e la mente degli elettori dovete partire dal cuore, perché altrimenti loro non proveranno grande interesse per il contenuto della vostra mente."

dioniso ha detto...

Il problema è: su quali sentimenti bisogna far leva?
La destra lo sa bene: la paura! E purtroppo molto spesso tale sentimento primordiale travolge tutti gli altri.
Potrebbe essere uno spunto di riflessione. A quali sentimenti potrebbe rivolgersi la sinistra?

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,

condivido, dall'esterno, questo tuo intervento. Il problema che io vedo è essenzialmente quello di una oggettiva carenza di ricerca ed analisi della (delle) società e sistemi economico-mediatici-culturali in cui viviamo.

Per farla, occorrerebbe rimettersi a studiare (accanto al fare politica); anzi, non credo ci sia politica fuori da una forte capacità di analisi e di costruzione di un progetto che per me non può che essere un progetto di cambiamento e non solo di amministrazione.

Certo che per fare questo, necessita molto coraggio, disponibilità, intelligenza e soprattutto il superamento di una cultura che concepisce la politica come acquisizione attuale del consenso. Preferisco la costruzione del consenso su un progetto. Altrimenti la politica non è una levatrice della storia, ma solo una ancella.
In questo momento lo è dell'economia, come nel medio-evo lo fu del do gma.

Fuori della costruzione del consenso su un progetto politico, tra l'altro, non credo neanche che si dia Democrazia come noi la abbiamo conosciuta; ma solo qualcosa che assomiglia necessariamente ad una sorta di rappresentanza del Qualunquismo con le sue molteplici (parallele e reciprocamente leggittimanti) varianti.

Un caro Saluto.
Rodolfo

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
se non vi svegliate presto la mattina per indossare gli anfibi e imbracciare le baionette per andare in montagna, nessuna classe dirigente, neanche la più vetusta, si farà da parte per sostenere un ricambio. Loro pensano sempre di avere buone idee e di trovare una rivincita. Prendete coraggio fino in fondo e fate la guerra, anche se questo significa, come hai detto tu, fare morti, feriti e prigionieri. Se perderete non sarà cambiato nulla, tranne un maggiore rispetto sia in chi vi vincerà, sia in chi vi guarderà dall'esterno, se vincerete avrete cambiato le cose. Poi spetterà a noi giudicare se in meglio o in peggio. Ma oggi dovete provarci, anche se non ho ancora capito da chi potrebbe essere rappresentato il nuovo gruppo dirigente e soprattutto chi dovrebbe guidarlo.

Unknown ha detto...

Caro Eugenio,

a dirti la verità ho nostalgia del nostro DS, avevamo una identità politica, il PD è ancora spaccato tra DS e Margherita, fin quando non riusciamo a fare il PD di tutti ci sarà una forte confusione, la gente non capirà bene se siamo un partito nuovo, innovativo, penserà sempre che siamo la somma dei DS e della Margherita, tutto questo non meraviglia, in quanto i vecchi Leader di questi partiti si comportano ancora come se fossero in queste funzioni.
Io penso che molti dirigenti vecchi dovrebbero fare spazio a giovani e nuovi dirigenti, Veltroni e la sua squadra dovrebbero poter lavorare in pace, si dovrebbe ascoltare di più la base, essere più presenti nel territorio, avere una linea politica chiara e trasparente, fare un'opposizione dura e senza compromessi, non creare confusione per quello che si dice o si fà.
Dobbiamo organizzarci meglio nella comunicazione, la gente deve sapere cosa vogliamo fare noi, le nostre proposte devono essere chiare e le devono capire tutti.

Cari saluti Silvestro

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Eugenio, dove va il PD? Dove noi lo facciamo andare... perchè il suo corso nasce dal basso e dal basso dobbiamo mandare indicazioni verso l'alto... Buon inizio settimana da Tiziano

Anonimo ha detto...

OT: non so dove sei, ma nel frattempo sei stato premiato
http://bolledaorbi.ilcannocchiale.it/post/1970270.html

Eugenio Marino ha detto...

In questi giorni non sono intervenuto perché su questo tema voleva ascoltare senza interferire e condizionare chi scriveva.
Leggendo tutti i commenti che avete fatto, sono più preoccupato di quando ho scritto il post, poiché quello che vedo mi conferma che il PD ha già esaurito quella capacità di generare entusiasmo che coglievo prima e durante le primarie, ma anche nella campagna elettorale.

L'intervento di Milena è indicativo del rischio che corriamo alle prossime elezioni europee, cioè quello di un PD diverso e più arretrato (anche elettoralmente) rispetto a Uniti nell'Ulivo del 2004, anche perché rispetto ad allora appare più chiuso a logiche interne anziché dare l'idea dell'apertura e perché sembra tralasciare ancora il contenuto a favore del contenitore.

Mi preoccupa, ancora, quanto dice Silvia Terribili, che addirittura vorrebbe un ritorno a DS e Margherita e all'Unione, mentre con l'IDV, prima del voto, si pensava addirittura al gruppo unico e, almeno all'estero, avevamo già iniziato un discorso di lista unica, fallito per un soffio dopo averlo addirittura già annunciato. Fortuna che non la pensa così un il suo compagno di Partito Saverio D'Auria.

Mi preoccupa anche quanto scrive Stojan, che si dice alternativo al PD, seppure convinto della bontà del bipolarismo e di un dialogo e di aun'alleanza tra noi: come ne usciremo?
Forse sarebbe utile un po' di quella lungimiranza di cui parla Samuele per fare affiorare una leadership vera, capace - come scrive Rodolfo - di stimolare lo studio, la riflessione e l'analisi "della (delle) società e sistemi economico-mediatici-culturali in cui viviamo".

Ciò che temo, però, è che si continui a lavorare su tecnicismi e alleanze più o meno funzionali a uno scopo, rimandando ancora il discorso profondo sull'identità e la linea politica.

Anonimo ha detto...

Eh, appunto, Eugè: perchè parliamo di alleanze (non tu e io: in genere) prima ancora di sapere chi siamo?
Quando rutelli dice UDC, lui nell'alleanza mette un'identità. Diverso è invece se di alleanze parliamo in senso "parlamentare", ovvero, chi oggi non è al governo se si mette d'accordo sull'opposizione parlamentare non fa un soldo di danno. Altra cosa, invece, è una politica di alleanze programmatica: PRIMA, CREDO, BISOGNEREBBE SAPERE QUAL'E' IL PROGRAMMA! (insisto: non se ne esce senza un congresso)

Anonimo ha detto...

una parte della base del pd si sta spostando verso l'idv, è vero, ma, secondo me: 1) non in maniera consistente 2) non a pianta stabile 3) per il semplice fatto che il pd non sta riuscendo a darsi una prospettiva credibile di lungo periodo. il fatto che si stia ancora qui a pensare alla possibilità di un ritorno a ds e margherita (che, questo sì, sarebbe il vero suicidio) sta lì a dimostrarlo.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
secondo la mia opinione noi del PD dovremmo essere qualcosa di completamente differente dalla Destra; per differente dico essere l'opposto nei fatti; contro le immunità,contro le leggi che salvaguardano la casta e contro i privilegi della classe politica; basta con le ipocrisie non possiamo dare lezioni di moralità criticando a parole Berlusconi e salvando i suoi amici parlamentari nelle commisioni per le autorizazioni. Auspico che torni ad essere un vero partito popolare della gente, che viva nella gente
i veri problemi solo così potrà gadagnarsi sul campo una vera credibilità: io credo ed ho fiducia nel parlamentare che va alla camera in autobus, no certo a quello che va con auto blu e super scorta.
Inoltre che il PD abbia il coraggio di andare solo dico solo niente accordi nè con la sinistra ne con IDV ne tantomeno con UDC
Solamente con una propia identità
potrà realizzare il suo programma senza inutili mediazioni tra differenti ideologie partitiche.

Massimo Ricci

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

Perche non:)