Sabato scorso si è tenuto a Parigi il seminario sullo Statuto del PD all'estero. Di seguito la mia relazione introduttiva, che è servita da base della discussione per le linee guida del futuro Statuto e che ha trovato una larghissima condivisione.
Cari compagni, cari amici,
per la seconda volta in pochi mesi spetta a me il difficile compito di relazionare davanti ai delegati all’Assemblea costituente e ai gruppi dirigenti del partito sull’importante lavoro di redazione dello Statuto per la Circoscrizione estero.
Un impegno di cui avverto tutto il peso e la responsabilità, poiché lo Statuto è la raccolta di quelle norme fondamentali e necessarie che regolano la vita di un partito e, quanto più è chiaro e forte l’indirizzo politico che uno Statuto disegna, tanto più forte, incisiva e rappresentativa sarà la capacità politica di quel partito e dei suoi gruppi dirigenti.
Per questo motivo, ho ritenuto, e ritengo ancora per il futuro, che la mia azione di coordinamento debba sempre essere guidata e accompagnata da una forte dose di capacità di ascolto di tutti coloro che hanno ritenuto di scrivermi o parlarmi per sottopormi i propri pareri in merito alle questioni di volta in volta affrontate.
Nel corso dei mesi che abbiamo alle spalle ho sentito per telefono, per e-mail e di persona molti di voi e molti che oggi non sono qui, ma che pure mi hanno fatto avere un parere.
Tutto ciò mi ha permesso, nelle riunioni del Gruppo ristretto, come a Moena e in questa sede, di preparare i miei interventi sapendo che rappresentano molto più che una relazione sullo stato dell’arte o una mia singola riflessione sul da farsi, bensì il frutto di discussioni e pareri condivisi con molti di voi e di coloro che discutono sui vari media: siti, blog e organi di stampa.
Ma tutto ciò va ancora integrato con il parere di quanti ancora non ho sentito né hanno voluto esprimersi e che da qui in poi dovranno far sentire la propria opinione prima della stesura della bozza provvisoria dello Statuto.
Per quanto riguarda le procedure e le modalità di stesura della bozza di Statuto e il percorso che porterà all’approvazione definitiva, non mi sono inventato nulla, ma ho semplicemente cercato di riprodurre quelle modalità che il professor Vassallo ha adottato per l’Italia e che hanno funzionato molto bene ai fini della stesura e dell’approvazione definitiva dello Statuto nazionale.
Per questo penso che, da qui in poi, una volta delineatesi le linee guida che già da oggi discuteremo insieme, così come faremo probabilmente a breve anche in un’iniziativa simile a Berlina e un’altra negli USA, procederò, se siete d’accordo, alla stesura di una prima bozza divisa per “Parti” e per articoli che sarà poi inviata a tutti i delegati e ai circoli, affinché ognuno possa discuterla e preparare eventuali integrazioni o modifiche.
Ci sarà poi, in concomitanza con l’Assemblea nazionale che si terrà a Roma il 20 e 21 giugno prossimi, una nuova giornata in cui sarà convocata l’Assemblea costituente degli eletti all’estero e, in quella sede, i delegati potranno presentare e discutere gli eventuali emendamenti alla bozza definitiva.
Naturalmente, la votazione dovrà avvenire prima per ogni singolo articolo o emendamento e infine all’intero Statuto.
Solo allora, dopo un voto favorevole a maggioranza assoluta, lo Statuto della Circoscrizione estero sarà definitivamente approvato.
Attualmente lo Statuto nazionale ci dice che “il Partito Democratico è un partito federale, costituito da elettori ed iscritti, fondato sul principio delle pari opportunità”;
che esso “affida alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori le decisioni fondamentali che riguardano l’indirizzo politico, l’elezione delle più importanti cariche interne, la scelta delle candidature per le principali cariche istituzionali”;
che “al fine di garantire la partecipazione politica, sociale e culturale degli italiani residenti all’estero, organizza le proprie strutture anche in altri Paesi”;
che “le forme e le modalità di organizzazione del Partito Democratico all’estero sono stabilite dallo Statuto della Circoscrizione”;
che “il Coordinamento nazionale è composto da centoventi membri eletti dall’Assemblea nazionale, e da quattro rappresentanti eletti dai delegati all’Assemblea nazionale della Circoscrizione estero”.
Infine, è specificato che “il Partito Democratico eroga annualmente le risorse necessarie alle attività politiche, in rapporto al finanziamento percepito in occasione di elezioni politiche nella stessa Circoscrizione Estero”.
Tutto ciò ci spinge oggi a declinare, sul modello federale, questi importanti principi generali con norme adeguate alla realtà specifica in cui ci muoviamo e operiamo, molto diversa da Paese a Paese e da continente a continente e che ci garantiranno una piena autonomia politica e organizzativa, una maggiore forza, autorevolezza e rappresentatività sia all’estero che in Italia.
Per questo, dunque, occorre partire dall’articolazione del partito sul territorio, dalla struttura e dalle forme organizzative, oltre che dal rapporto di esse col centro del partito e gli organismi dirigenti nazionali.
Lo Statuto, dunque, dovrà prevedere quelle regole che spingono nella direzione di un sempre maggiore e rappresentativo radicamento del partito sul territorio.
Un radicamento che passi, non solo attraverso il pieno coinvolgimento del più ampio numero di cittadini anche non iscritti al partito, ma ancche attraverso forme di adesione e iscrizione che permettano una differenziazione di diritti e doveri dei militanti al partito – cioè coloro che si dedicano ad esso quotidianamente – rispetto a coloro che vi si avvicinano solo in occasioni particolari.
Penso dunque a una differenziazione tra tesserato ed elettore.
Lo stesso segretario Veltroni, proprio qualche giorno fa, ha parlato di tesserati e ha annunciato di voler lanciare a breve una grande campagna di tesseramento.
Dunque lo Statuto nazionale distingue di per sé le due figure.
Il tesserato, quindi, dovrà godere di diritto di parola in ogni occasione democratica e di voto attivo e passivo in tutti gli organismi dirigenti.
Il simpatizzante, invece, godrà del pieno diritto di parola, sempre e comunque, ma avrà un diritto di voto limitato a particolari passaggi democratici, tipo le primarie.
Il luogo del tesseramento, naturalmente, dovrà essere esclusivo e sarà il livello di base, cioè quei circoli territoriali, ambientali e/o di studio sui quali si fonda il Partito Democratico.
È da qui che deve necessariamente partire ogni forma di coinvolgimento e partecipazione alla vita democratica del Partito.
Ogni circolo, poi, per essere riconosciuto e considerato tale dal centro del Partito, a mio avviso dovrà avere almeno tre figure istituzionalizzate: un Presidente dell’Assemblea, un Segretario esecutivo e un Tesoriere.
Eventuali altre cariche esecutive, saranno stabilite localmente e liberamente dal segretario in rapporto alle finalità politiche e alle esigenze territoriali.
Essi dovranno essere naturalmente iscritti al partito e promuovere in tutte le forme possibili l’adesione e il tesseramento dei cittadini al partito, che potrà prevedere anche il versamento di una quota di iscrizione stabilita localmente.
Copia dell’iscrizione di ogni singolo cittadino con tutti i dati anagrafici e i recapiti dovrà essere inviata al Centro del Partito a Roma.
Il Segretario di circolo, poi, dovrà essere eletto con il sistema delle primarie.
Vedremo, in discussioni successive, quanto dovrà durare il suo mandato e quante volte potrà essere rieletto.
Il livello successivo al circolo locale è la Segreteria nazionale (intesa naturalmente come segreteria dei singoli paesi), che sarà istituita laddove esista almeno un certo numero di circoli da stabilire.
Essa avrà compiti l'indirizzo politico nazionale e un fondamentale ruolo di raccordo tra i vari circoli locali e gli altri livelli di rappresentanza del Partito.
Il livello di rappresentanza della segreteria nazionale potrebbe essere parificato a quello del livello provinciale italiano.
Anche in questo caso, la segreteria dovrà avere almeno le tre figure istituzionalizzate di cui ho già detto: un Presidente dell’Assemblea, un Segretario esecutivo e un Tesoriere iscritti al partito, per i quali verrà stabilita successivamente una durata del mandato.
Ma per questo livello si potrebbe pensare a rendere necessarie anche altre figure principali, quali un responsabile organizzazione e un responsabile comunicazione.
Con lo Statuto a regime, poi, anche il Segretario nazionale dovrà essere eletto con il sistema delle primarie.
L’ultimo livello territoriale sarà quello di un Coordinamento di Ripartizione.
Detto Coordinamento, importante soprattutto ai fini della nascita di nuovi circoli in paesi dove non ve ne sia presenza, dell’organizzazione e del raccordo del partito a livello continentale e, in alcuni casi, anche intercontinentale, potrebbe essere l’espressione di rappresentanti dei singoli Paesi in cui sono presenti organizzazioni del Partito.
Avrà al suo interno certamente un Coordinatore, a cui si affiancheranno altre figure esecutive stabilite a seconda delle esigenze continentali e dei passaggi elettorali più prossimi.
Anche in questo caso si tratterebbe poi di deciderne la durata.
A questo livello, dunque, penso sia da escludere un’elezione del Coordinatore con il sistema delle primarie poiché, coinvolgendo potenzialmente tutti i cittadini italiani all’estero, le primarie non assicurerebbero le pari condizioni minime di partenza a ogni candidato che vorrebbe concorrere alla carica di Coordinatore.
Vi sarebbero inoltre una serie di differenze legate alle condizioni economiche, al tipo di lavoro, alla notorietà del candidato e alle dimensioni (in termini di cittadini italiani) del Paese di residenza dei singoli candidati.
In questo caso, dunque, la riflessione dovrebbe essere declinata sulla possibilità di pensare a designazioni nazionali per i singoli delegati di ciascun Paese al Coordinamento e ad eventuali elezioni di secondo livello per il Coordinatore, che potrebbe essere votato solo dai segretari di circolo e da quelli nazionali o dai delegati all’Assemblea Costituente della Ripartizione.
Lo Statuto nazionale, poi, ci dice che l’Assemblea costituente nazionale della Circoscrizione estero dovrà eleggere i quattro componenti di diritto del Coordinamento nazionale.
Il loro ruolo è importantissimo, poiché sono l’unica rappresentanza della Circoscrizione estero negli organismi dirigenti nazionali, la voce diretta del PD all’estero in un organismo esecutivo e di indirizzo politico nazionale del Partito Democratico.
In questo caso, purtroppo, lo Statuto nazionale non specifica se i quattro rappresentanti devono essere espressione delle quattro ripartizioni geografiche, nonostante il principio che ha portato a questo numero sia stato ispirato proprio dall’esigenza di rappresentare le quattro ripartizioni elettorali.
Spetta a noi, dunque, la riflessione su come fare in modo che il voto dei delegati non diventi una riproduzione dei rapporti di forza proporzionali ad elettori e delegati delle singole ripartizioni.
Il rischio di un atteggiamento campanilistico, infatti, finirebbe col favorire esclusivamente l’Europa che, con i suoi 37 delegati, ha la maggioranza assoluta dell’Assemblea e l’America Latina, che ne ha 19, a discapito dell’America Settentrionale che ne ha 9 e dell’Australia che ne ha solo 6.
È per questo motivo, dunque, che penso che il nostro Statuto dovrebbe prevedere dei criteri che assicurino un minimo di rappresentanza a tutti nel Coordinamento nazionale.
Una giusta soluzione potrebbe essere quella di prevedere che non può essere eletto più di un rappresentante per ogni Ripartizione.
Vorrei a questo punto, dopo aver tirato le fila delle discussioni fatte fin qui sul partito, spendere qualche parola su ciò che sta oltre il partito, ma di cui lo Statuto penso debba tener conto, così come avviene anche per l’Italia.
Mi riferisco a tutto ciò che sta sotto alla definizione di “società civile” e che trova ancora delle resistenze a farsi coinvolgere nell’attività politica.
Penso al mondo dell’associazionismo, che io giudico ancora di grande importanza soprattutto in quella fetta di elettorato della vecchia emigrazione.
Quell’elettorato iscritto all’AIRE e che si riconosce nell’associazionismo regionale o provinciale, in quello di mutuo soccorso, in quello vicino alla Chiesa, alle tradizionali associazioni di Sinistra e ai circoli sportivi.
Ma anche a quello sindacale e ai patronati.
Si tratta di un universo vasto che sicuramente è fisiologicamente in esaurimento, ma che partecipa al voto, e spesso in maniera compatta.
Molto più di quanto non fanno ancora quelle giovani generazioni che esprimono un voto d’opinione e alle quali dobbiamo guardare per l’immediato futuro, ma che ancora con difficoltà si iscrivono all’AIRE e partecipano alla vita politica italiana.
Con quest’associazionismo, a mio avviso, dobbiamo cercare un rapporto stretto e possibilmente codificato. Così come dobbiamo cercarlo con quei giovani restii alla politica.
Un buon segnale sarebbe quello di introdurre nello Statuto le norme che riconoscono e regolano i nostri rapporti con possibili associazioni interessate e con forum tematici e/o online che coinvolgano i giovani.
Il tutto dovrebbe prevedere, in qualche modo, oltre al dialogo anche forme di rappresentanza di queste realtà all’interno del partito.
In questo contesto organizzativo e politico, dunque, noi guardiamo lontano, attraverso il radicamento nella società, il coinvolgimento della società civile, delle nuove generazioni, dei nuovi mezzi di comunicazione, dei sistemi democratici aperti e partecipativi.
E in questo contesto il nostro Statuto assegnerà, dunque, alle organizzazioni territoriali, un forte e autorevole peso politico a livello locale e nazionale e uno altrettanto forte sul piano organizzativo a livello continentale.
Avremo dirigenti politici locali espressione di un voto popolare molto largo, rappresentativi e autorevoli.
Un’organizzazione che godrà di una forte autonomia politica e finanziaria, visto che lo Statuto nazionale ci assegna i rimborsi elettorali come forma di finanziamento e di cui parlerò nelle conclusioni alle quali mi avvio.
Un partito all’estero con una presenza di rappresentanti autorevoli ed eletti nel Coordinamento nazionale che, lo ricordo, è organismo esecutivo e di indirizzo politico.
Ne avremo ben quattro, mentre alle regioni italiane, tanto per fare un esempio, ne spetta solo uno, il segretario.
Il che significa anche la specificità della Circoscrizione estero è stata riconosciuta in pieno e questo ci da un valore di rappresentanza in certi casi più alto della regione italiana.
Insomma, lo Statuto nazionale a base federale, insieme a quello all’estero, daranno alla nostra organizzazione un forte peso politico e di rappresentanza sul territorio, o sui territori.
Un peso che, per funzionare al meglio, democraticamente e in maniera coordinata, ha bisogno di un raccordo politico centrale che rappresenti un altrettanto autorevole, rappresentativo e politicamente rilevante coordinamento nazionale.
Un Coordinamento che sia parte importante di un sistema democratico di pesi e contrappesi.
Non si può pensare, infatti, di andare solo verso un potere sempre più crescente e autorevole delle organizzazioni territoriali e dei parlamentari - che da qui in poi dovrebbero essere selezionati con le primarie - a discapito di una carenza di rappresentatività e autorevolezza del centro del partito.
A mio avviso sarebbe il caos e l’ingovernabilità.
È per questo che penso vada fatta anche una riflessione su come lo Statuto dovrà regolare il rapporto politico tra centro e periferia, tra dirigenza nazionale e locale.
Penso che dobbiamo immaginare l’introduzione di criteri di condivisione e consultazione anche per l’organizzazione del partito a livello centrale che, una volta che lo Statuto sarà entrato a regime, permetteranno un’evoluzione democratica in linea con quanto avviene in Italia e con quanto lo Statuto nazionale impone a ogni livello di rappresentanza e direzione politica.
Il Segretario nazionale del partito, infatti, è stato eletto, e lo sarà sempre di più, direttamente dai cittadini.
Stessa cosa avviene per i segretari regionali, provinciali e locali e per i candidati alle principali cariche amministrative italiane.
Si tratta di ruoli di dirigenza e indirizzo politico per i quali si sente, oggi più che mai, il bisogno di una investitura forte e dal basso, di una certa dose di rappresentatività e di vicinanza all’elettorato.
Per questo penso dobbiamo fare una riflessinoe franca e aperta per capire se non sia il caso di prevedere, nel nostro statuto, una qualche forma di consultazione del partito all’estero, o dei suoi gruppi dirigenti, con il segretario nazionale.
Qualcosa che coinvolga, in qualche particolare momento o forma, anche l’Assemblea costituente della Circoscrizione estero, i segretari locali e nazionali e i coordinatori di Ripartizione, nella fase di decisione e designazione degli assetti e delle responsabilità nazionali del Partito per la Circoscrizione estero, fin qui decisi solo dal segretario senza alcuna forma di coinvolgimento e di interlocuzione del partito all'estero o dei suoi rappresentanti più autorevoli.
Penso che una forma aperta, partecipativa e democratico di questo tipo, che abbia una spinta politica anche dal territorio, potrà rappresentare quel giusto contrappeso di cui chi è slegato dal territorio ha bisogno per la propria legittimità nell’azione di gestione e indirizzo politico, proprio in un momento in cui, invece, il peso politico locale sta giustamente crescendo.
Un partito così disegnato, quindi, lo immagino come un partito vero, solido, democratico ad ogni livello, radicato e rappresentativo, con una forte capacità di attrazione tra le nostre comunità all’estero.
Un partito che, nelle società moderne e nella nostra realtà all’estero, più che mai ha bisogno di risorse finanziarie assegnate e gestite in maniera certa, codificata e trasparente.
Nella difficoltà dell’autofinanziamento locale, lo Statuto nazionale, come accennavo in precedenza, ci assegna la quota del rimborso elettorale delle elezioni politiche in rapporto alla quota percepita in virtù del voto all’estero.
Questo deve spingerci a formulare i criteri certi con i quali, annualmente, la tesoreria nazionale del Partito versa il finanziamento alle organizzazioni sul territorio e in che quantità.
È da qui, dunque, che deve cominciare la riflessione su quali siano i criteri che stabiliscono quanta parte di finanziamento debba essere riconosciuta ad una determinata nazione o a un dato circolo.
In questo senso, gli snodi principali potrebbero essere la Direzione nazionale del Partito e le segreterie di Paese.
Si potrebbe infatti riservare una quota del finanziamento al centro del partito, per iniziative che coinvolgono l’intera Circoscrizione estero, tipo quella di oggi ad esempio, ma anche molte altre.
Il resto del contributo potrebbe essere ripartito, in proporzione, alle Ripartizioni, tenendo conto dei diversi tassi di cambio e in percentuale ai voti ottenuti.
Potrebbe essere il Coordinamento continentale, d’intesa con le segreterie nazionali e con la Direzione nazionale, a stabilire quali siano i circoli realmente effettivi ai quali la tesoreria nazionale verserebbe il finanziamento e in che misura.
Sono convinto che, se sapremo disegnare bene questa importante e faticosa struttura architettonica, ne raccoglieremo presto l’ammirazione dei cittadini italiani all’estero in termini di democrazia, trasparenza, partecipazione e consenso elettorale: i quattro pilastri fondamentali della struttura e sopravvivenza di un partito politico.
Grazie per la pazienza e buon lavoro a tutti.
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13 commenti:
cara eugenio,
grazie per la - benvenutissima - possibilità di vedere da vicino il lavoro squisito svolto da te e dagli altri compagni riguardo allo statuto che ritengo importantissimo. Specialmente il fatto che finalmente si vuole creare una vera e propria "struttura" ma che si voglia anche allo stesso tempo guardare all'associazionismo gia presente sui territori mi sembra assolutamente logico e una buona base per il futuro. Personalmente spero che presto ci possa essere uno "speaker italiano" per ogni paese, che possa essere interlocutore del partito verso i connazionali, ma sopratutto verso i rispettivi media (per esempio tedeschi) e aiuatare così a dare maggior peso agli interessi dei connazionali italiani in europa e nel mondo, che purtroppo, con la scusa dell'europa unita o simili metafore, troppo spesso vengono ignorati o non presi sul serio (vedi per esempio la problematica delle sonderschulen in germania con il loro alto tasso di bambini italiani).
Insomma, sono felicissimo che ci si stia muovendo, e in più in modo fine e sensato.
Se posso esserti di aiuto, fammelo sapere, visto che molto volentieri mi riavvicinerei al lavoro politico di tutti i giorni.
Carissimi saluti
(CASPITA QUANTO HAI PARLATO! :-D.
Ot: hai ricevuto la mia mail?)
@eli: messa sul blog sembra lunghissima. Ma in effetti ho parlato per circa venti minuti, che non è tanto per una relazione con questi contenuti. O no?
Sìììììììì, SCHERZAVO!!
(e concordo con il merito della relazione, ma questo era scontato)
Ammazza che relazione!
Chiaramente pubblicata su un blog appare molto più lunga dei suoi effettivi 20 minuti.
Saluti
P.S. Sul mio blog ho appena pubblicato un compito per te ;-)
Ho fatto i compiti sul tuo blog e promesso un mio impegno, ma senza molte speranze, francamente, almeno per parecchio tempo.
Peccato!
Grazie lo stesso comunque
Ciao Eugenio!
condivido la tua chiara e densa relazione sullo Statuto. Darei enfasi soltanto a una cosa: sarebbe importante dar rilievo a una figura, a un ruolo o a un incarico, magari anche a termine, che si occupasse della "formazione". Parola o abusata o vituperata, in ogni caso è indispensabile se si ha nel proprio progetto politico l'accompagnare la crescita delle coscienze. La "Formazione" per gli italiani all'estero potrebbe significare la creazione di luoghi dove si pensa, elabora e confronta la propria storia di vita, magari leggendo insieme storie di esiliati e migranti. Insomma, una scuola - quadri che affronti la complessità dell'emigrazione e della italodiscendneza là dove si trova e la sappia trasformare in storia riconosciuta per una politica riformista oggi....
un abbraccio
Bruna Peyrot
@roberto lalli: grazie Roberto. La tua voglia di partecipare è il segnale più importante per chi fa parte di un partito che si chiama "Democratico", poiché ci fa capire che la direzione presa è quella giusta.
@bip: Bruna carissima, le tue osservazioni sono sempre importanti. Condivido in pieno l'esigenza di pensare alla formazione, cosa che nel passato decennio, se si escludono limitate esperienze, il nostro partito ha molto trascurato. E ne paghiamo le conseguenze sul lungo periodo.
Il PD, anche all'estero, dovrà pensare seriamente alla formazione. Spero che tu vorrai contribuire, con la tua esperienza e saggezza, a dare qualche idea in merito.
Caro Eugenio,
prima ancora di dire qualcosa sul merito della tua relazione, vorrei dire qualcosa sulla relazione in sè. Trovo che sia piu' che esauriente e in molti tratti illuminante rispetto al fututo, organizzativo e politico del nostro Partito. E' piu' che una relazione introduttiva: è un'analisi vera e propria del presente e anche del futuro.
Condivido praticamente tutto: struttura aperta ma con regole e impronta federalistica. Tuttavia vorrei dire che pur ben comprendendo l’importanza di ragionare sulla “struttura” del nostro Partito e sulle sue regole, mi auguro che questa fase “formalistica” passi presto. Ho la sensazione – e lo vedo e lo vivo anche qui in Lussemburgo – che da un po’ di tempo a questa parte la politica, anzi, la Politica rimanga in attesa fuori le nostre sale riunioni nelle quali ci stiamo attardando a discutere non tanto chi siamo ma come vogliamo essere. Ripeto, è importantissimo. Ma, non so gli altri, ho il sentimento che stia prendendo troppo tempo...
Infine sull’impostazione federalistica: dico solo che mi auguro vivissimamente che sia cosi. L’esperienza, putroppo, ci insegna che, specie in occasione degli appuntamenti elettorali, il peso del “centro” (che chiaramente deve avere un ruolo e uno spazio) è stato spesso eccessivo.
Ciao, buon lavoro, continua cosi e grazie per l'opportunità
Roberto Serra - Lussemburgo
necessita di verificare:)
leggere l'intero blog, pretty good
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