Da questa parte, poi, va precisato che nel 2006 presentò liste in tutte le ripartizioni l'Udeur di Mastella, che stava già col centrosinistra in Italia, e in Europa l'Italia dei Valori di Di Pietro. Quindi c'era una certa divisione anche a Sinistra.
Il principale quotidiano della Destra all'estero, poi, L'Italiano (di cui, detto tra noi, sono un accanito lettore), qualche giorno ci mostrava una situazione disastrosa del centrodestra in America Latina, dove si gioca una importante partita al Senato e dove, seconto quanto scriveva l'editorialista José Mantovano, il centrodestra ancora diviso ha "deciso di correre per il quarto posto, quello dellamedaglia di cartone". Simpatico no?
Dunque, ci si rende facilmente conto che fare discorsi unitari non è semplice per nessuno. Tanto mai per la Destra, che con il pallottoliere si divertiva a sommare i voti di tutte le sue liste del 2006 e prefigurare una grande alleanza e la vittoria a queste elezioni. Oggi scoprono, invece, che unire e semplificare, in politica, non corrisponde a fare semplici e fantasione somme matematiche. Quindi tutto si rimette in gioco.
Laddove la semplificazione sono invece riusciti a farla, cioè l'unione in un'unica lista di Forza Italia e Alleanza Nazionale, hanno avuto forti contraccolpi. Fare di due liste una, significa dire a molti candidati della volta scorsa, che oggi potrebbero avere delle possibilità in più ad essere eletti, che oggi non possono correre per un seggio. E questo provoca tensioni e risentimenti, sentimenti di esclusione e rancori. Tradotto in termini politici crudi, significa che alcuni "esclusi" di FI e AN all'estero che non hanno digerito la cosa, a questa tornata voteranno per candidati del PD, pur di fare dispetto a chi li "ha fatti fuori". Naturalmente senza dirlo pubblicamente... Soprattutto se si sentono dire che la base (o il territorio) non ha "alcuna possibilità di intervenire sulle liste" e sulla scelta dei candidati, poiché essa è il frutto di "una decisione presa unicamente dall'On. Tremaglia". Ancora Tremaglia? Ma non lo avevano escluso? Non era tutto solo ed esclusivamente in mano a Zacchera e alla Contini?
Da parte nostra, invece, la semplificazione è il risultato di un lavoro serio fatto tra la base, con dei congressi di partito in tutto il mondo che hanno approvato la decisione di fare un grande e nuovo partito: il PD. Alle liste di questo partito all'estero, poi, proprio oggi ha definitivamente deciso di aderire anche Antonio Di Pietro e l'Italia dei Valori, che la volta scorsa in Europa si presentò da solo. Una decisione saggia, che contribuisce seriamente al processo di semplificazione, che allarga il consenso del PD all'estero, che concentra i voti su un'unica lista e che apre la strada a una riflessione seria su un futuro scioglimento dell'IDV e l'adesione piena al Partito Democratico. Mi auguro che ciò possa avvenire e che possa avvenire prima possibile: sarebbe un percorso naturale.
9 commenti:
Sono d'accordo con te, il PD ha fatto una fusione seria e una discussione che ha coinvolto centinaia di migliaia di iscritti in un largo lasso di tempo. Berlusconi e Fini invece fino a qualche mese fa si scannavano e Fini diceva il PDL era l'ultimo atto ridicolo di Berlusconi, salvo farsi assorbire per un ministero qualche settimana fa. Il PDL è un'opperazione di vertice decisa da due persone e basta, senza nessun pronunciamento della base.
eugenio,
non è per fare l'uccello del malaugurio, ma non sarà un'analisi un pò troppo ottimista la tua? A me pare che le cose siano un tantino più intricate di come le descrivi tu, ma dal momento che sugli italiani all'estero non sono molto competente mi limito a fare un timido accenno di dissenso.
Caro Eugenio, grazie di tutto, bravo. Bisognerebbe anche pensare ai problemi che può creare De Gregorio con i suoi finti italiani nel mondo. E' veramente incredibile.
Annita
Caro Eugenio, non so se ha ragione “Stregazelda” –mi auguro ovviamente di no- quando sostiene che la tua previsione di un risultato positivo all’estero per il Partito democratico, alle elezioni del 13 e 14 aprile prossimi, sia troppo ottimistica. Di una cosa però sono certo: i connazionali che vivono e lavorano fuori dall’ Italia sono troppo avvertiti per non avere capito che la vera novità del panorama politico italiano è rappresentato dal Partito democratico e dalla sua scelta di andare al voto, per dirla con Veltroni, “libero” dai condizionamenti che, in caso di vittoria, potrebbero rendere impossibile una efficace azione di governo sulle questioni di fondo che interessano davvero gli italiani, e che riguardano il loro concreto vivere quotidiano: il potere d’acquisto di pensioni , salari e stipendi; la flessibilità che non può diventare l’anticamera del precariato; la sicurezza; la lotta ai furbi che eludono e spesso evadono il fisco; un sostegno in caso di disoccupazione; le pari opportunità di studio e di affermazione professionale e sociale a prescindere dal reddito; il riconoscimento del merito, e cosi via. Dall’altra parte cosa c’è? Un partito della cosiddetta libertà, e sappiamo di quale libertà: di varare leggi a uso e consumo del capo, di aggirare il più possibile il fisco, di dire oggi una cosa e il giorno dopo l’esatto contrario, di fare promesse a effetto per carpire la buona fede degli elettori… Un partito nel quale Gianfranco Fini ha deciso di sciogliere Alleanza nazionale nella speranza di potere succedere a Berlusconi. Un partito alleato di quella Lega che non ha smesso di pensare alla secessione, e che si presenta per quel che è: un concentrato di populismo, di opportunismo, di interessato e a volte ipocrita ossequio ai principi delle gerarchie ecclesiastiche, nella speranza di catturare il voto cosiddetto cattolico. Un partito il cui leader è l’incarnazione di un clamoroso conflitto di interessi che, anche per responsabilità del centrosinistra – va onestamente riconosciuto- non è ancora stato sanato. In nessun paese democratico – e gli italiani che vivono all’estero lo sanno benissimo- sarebbe consentito al proprietario di tre televisioni, di case editrici, di società di pubblicità e assicurazioni di fare il capo del governo. Se a ciò si aggiunge la intrinseca eterogeneità di quel partito e delle alleanze elettorali cui ha dato vita nella speranza di vincere -con l’esclusione dell’Udc e della Rosa bianca che al Nord vanno insieme (meglio soli che male accompagnati) ma al Sud si uniscono a Berlusconi – si dovrebbe ritenere che il buonsenso indurrebbe a scegliere il Partito democratico. Sperando che tu abbia ragione sull’esito del voto all’estero, oltre che naturalmente in Italia, chiudo con una esortazione: avendo notoriamente proprio tu una profonda conoscenza delle reali esigenze dei nostri connazionali nel mondo -conoscenza frutto di anni di intenso lavoro e di contatto con quelle comunità – perché sul tuo blog non apri un dibattito che li coinvolga direttamente sui problemi che a loro stanno più a cuore? Alfred
@stregazelda: non è che sono "molto ottimista", ma semplicemente fotografo una situazione ribadita anche dal quotidiano di AN. Poi ribadisco che all'estero nulla può essere dato per scontato.
Caro Eugenio
tu continui ad essere in buona fede,ma purtroppo non vedo altrettanto nel PD e soprattutto in DiPietro abbastanza opportunista nella sua scelta,ed essendo ex rappresentante di IDV in Grecia,(mi sono subito dimesso)ti comunico che ha creato lo sconforto tra i suoi fedeli all'estero.......
ciao
angelo saracini
atene
@angi: carissimo, presto sempre grande attenzione alle tue parole e alle tue mosse, proprio per la stima che ti devo. Capico benissimo che la scelta di Di Pietro abbia potuto provocare una serie di scontenti, poiché si tratta di correre senza un simbolo, con tutto ciò che esso rappresenta. Ma io questi sentimenti e questa esperienza li ho già vissuti a partire dalle europee del 2004, per continuare con le politiche del 2006 e con lo scioglimento dei DS e la creazione del PD. Ti assicuro che capisco bene ciò che tu e molti dell'IDV oggi provate. Ma sono convinto che se si proseguirà su questa strada unitaria anche tu e i tuoi compagni di viaggio presto riconoscerete di aver fatto dei sacrifici giusti, per voi, per la politica italiana e per l'Italia. Per questo ti chiedo, insieme ai tuoi compagni dell'IDV, da persona che ti stima, di ripensare alla scelta che hai fatto e di condividere questo progetto e impegnarti affinché si vada verso un'accelerazione nel cammino unitario e di partecipazione al PD. Tutti insieme. Un caro saluto.
Ma quindi di pietro si scioglierà e aderirà al partito democratico dopo le elezioni? lo già annunciato? io ci credo davvero poco. e soprattutto, ci conviene? cosa centra con la tradizione delle due forze che hanno fatto il pd?
Baci
Fr.
@stregazelda: a proposito di cose intricate e a supporto di quanto scrivo, non posso darti i nomi degli uomini di destra che voteranno e faranno votare per noi "pur di fare dispetto" a "loro". ma posso segnalarti chi lo ha già fatto pubblicamente. Guardati questo sfogo di Tullio Zembo a pag. 7 de L'Iitano: http://www.litaliano.it/archivio08/feb28.pdf
C'è molto da far riflettere, anche a Sinistra per la verità...
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