Buongiorno
a tutti.
Grazie innanzitutto a Mario Castellengo per le "parole d'ordine" che ha usato nel suo intervento, "partecipazione politica", e la distinzione da lui fatta tra "apartitico" e "apolitico".
Ha fatto bene, poiché spesso si fa confusione tra le due cose e la sciocchezza che le associazioni debbano essere apolitiche l'ho sentita risuonare persino in una relazione agli Stati generali dell'associazionismo all'estero.
Ha fatto bene, poiché spesso si fa confusione tra le due cose e la sciocchezza che le associazioni debbano essere apolitiche l'ho sentita risuonare persino in una relazione agli Stati generali dell'associazionismo all'estero.
E grazie per avermi invitato ancora, dopo il vostro congresso di qualche anno fa, a questo nuovo e importante appuntamento.
Lo dico con convinzione, perché credo che anche la continuità e la stabilità dei rapporti tra diversi soggetti siano elementi indispensabili per la serietà delle relazioni e il raggiungimento di fini comuni.
Per
questo voglio riprendere e, per quanto possibile, provare rilanciare da qui un
dialogo tra il mio Partito e il vostro mondo, quello dell’associazionismo e dei
patronati all’estero.Lo dico con convinzione, perché credo che anche la continuità e la stabilità dei rapporti tra diversi soggetti siano elementi indispensabili per la serietà delle relazioni e il raggiungimento di fini comuni.
Un dialogo che da un po’ di tempo è minato da anacronistiche e ingiustificate posizioni politiche – anche in buona fede, ma non per questo sbagliate – da strumentalizzazioni politiche o, peggio, da campagne giornalistiche mirate a colpire qualcuno o qualcosa più che a correggere errori o insufficienze e a adeguare ai tempi gli strumenti.
Il
mondo delle associazioni all’estero e dei Patronati, con l’alleggerimento e
l’arretramento sempre più consistente dello Stato sul territorio, con il
rinsecchirsi obbligato – diciamo – dell’erogazione dei servizi da parte delle
istituzioni competenti, diventa sempre più centrale per le comunità e per i
rappresentanti istituzionali e politici.
Certo,
queste realtà oggi vanno riviste.Ma non nella direzione dello smantellamento al quale mirano le campagne giornalistiche e parte della politica a avversa alla mia.
Vanno
riviste nella direzione auspicata e indicata da molti di noi, dallo stesso Gilberto
De Santis nella veste di coordinatore del CEPA alla Festa nazionale de l’Unità
di Milano.
Devono
diventare, cioè, quello strumento al quale lo Stato affida parte di quelle
competenze che da solo non riesce più a svolgere e che non può delegare ai
privati, pena costi spesso insostenibili per i moltissimi che non potrebbero
permetterseli.
Devono
continuare, come già spesso fanno, a essere i luoghi di riferimento non solo e
non più esclusivamente dell’emigrazione tradizionale, ma luogo di
accompagnamento all’inserimento anche dell’emigrazione recente. Compiti,
ripeto, che in buona parte spesso già svolgono.
In
questa direzione, infatti, erano stati presi impegni prima delle ultime
elezioni politiche, ma ancora, nonostante la necessità contingente di
accelerare, siamo in ritardo.W io spero che anche da qui, oggi e nelle prossime settimane, si possa riprendere e rilanciare questa discussione anche col MAECI, insieme alla necessità di azzerare o ridurre i pesanti tagli.
Nell’ultimo
anno, anche con le elezioni di Comites e CGIE, ho avuto modo di seguire prima
di tutto nel mio Partito, il lavoro che una generazione di giovani e nuovi
emigrati ha svolto nelle nostre comunità e nel rapporto tra queste, le
istituzioni di rappresentanza e l’Italia.
Questi giovani, protagonisti capaci e attivissimi nella partecipazione politica, hanno fatto insieme all’emigrazione tradizionale un gran lavoro di analisi, di elaborazione e proposta.
E anche da loro è emersa la necessità di fare dell’associazionismo un riferimento prioritario per le comunità italiane all’estero, per le istituzioni e per la politica.
Discutono, e io con loro, sulla necessità sì, di riforme incisive, ma nella direzione del potenziamento che ho espresso prima e di un maggiore rapporto tra esse e lo Stato.
Non vogliono invece confondere la richiesta di riforme con il depotenziamento o smantellamento delle strutture e delle funzioni istituzionali esistenti, associazioni e patronati compresi.
Il vostro slogan oggi è “20 anni con i lavoratori italiani nel mondo”.
Ed
è proprio con i lavoratori che vuole stare il PD? Questi giovani, protagonisti capaci e attivissimi nella partecipazione politica, hanno fatto insieme all’emigrazione tradizionale un gran lavoro di analisi, di elaborazione e proposta.
E anche da loro è emersa la necessità di fare dell’associazionismo un riferimento prioritario per le comunità italiane all’estero, per le istituzioni e per la politica.
Discutono, e io con loro, sulla necessità sì, di riforme incisive, ma nella direzione del potenziamento che ho espresso prima e di un maggiore rapporto tra esse e lo Stato.
Non vogliono invece confondere la richiesta di riforme con il depotenziamento o smantellamento delle strutture e delle funzioni istituzionali esistenti, associazioni e patronati compresi.
Il vostro slogan oggi è “20 anni con i lavoratori italiani nel mondo”.
Il Governo dimostri con maggior coraggio che vuole stare anche con i lavoratori italiani all’estero, quelli che sono via da tempo e i tanti che continuano a partire oggi e hanno bisogno di assistenza, tutela, servizi, accompagnamento, informazioni.
Tutte cosa che lo Stato da solo non ce la fa a garantire e che i privati non possono fornire se non a prezzi inaccessibili per i più.
Dunque
serve un aiuto per lo Stato, qualcosa che integri e potenzi la sua azione di
servizio alla collettività.
Io sono da sempre convinto che oggi chi svolge già da tempo e in modo capillare attività di assistenza ai cittadini all’estero debba essere messo nelle condizioni di allargare il campo delle competenze e degli stessi servizi.
Soprattutto nel quadro della riduzione dei consolati predisposta dai vari governi, penso a cosa potrebbero fare i patronati all’estero in termini di servizi ai cittadini.
Gran parte del lavoro che oggi blocca l'attività dei consolati e produce attese lunghe dei cittadini, deve essere affidata ai patronati, per lasciare ai consolati solo la parte finale e istituzionale, quella che lo Stato non può né deve delegare.
Mi auguro, quindi, che da qui possa riprendere in tempi brevi e in raccordo con tutto il vostro mondo la discussione sulle forme, i paletti, le garanzie e le sanzioni, per arrivare alla firma della convenzione tra patronati e MAECI.
I tempi sono maturi, non solo per convinzione e consapevolezza, ma per necessità del Paese.
E
anche per dimostrare, nei fatti, che il Governo non ce l’ha con i Patronati, i
sindacati e i cittadini bisognosi di servizi all’estero.Io sono da sempre convinto che oggi chi svolge già da tempo e in modo capillare attività di assistenza ai cittadini all’estero debba essere messo nelle condizioni di allargare il campo delle competenze e degli stessi servizi.
Soprattutto nel quadro della riduzione dei consolati predisposta dai vari governi, penso a cosa potrebbero fare i patronati all’estero in termini di servizi ai cittadini.
Gran parte del lavoro che oggi blocca l'attività dei consolati e produce attese lunghe dei cittadini, deve essere affidata ai patronati, per lasciare ai consolati solo la parte finale e istituzionale, quella che lo Stato non può né deve delegare.
Mi auguro, quindi, che da qui possa riprendere in tempi brevi e in raccordo con tutto il vostro mondo la discussione sulle forme, i paletti, le garanzie e le sanzioni, per arrivare alla firma della convenzione tra patronati e MAECI.
I tempi sono maturi, non solo per convinzione e consapevolezza, ma per necessità del Paese.
Grazie.
E buon lavoro a tutti.
E buon lavoro a tutti.
2 commenti:
Niente soldi per la rete consolare, ma per i patronati si trovano sempre
“Il Governo dimostri con maggior coraggio che vuole stare anche con i lavoratori italiani all'estero, quelli che sono via da tempo e i tanti che continuano a partire oggi e hanno bisogno di assistenza, tutela, servizi, accompagnamento, informazioni". L’ha detto il responsabile degli italiani nel mondo del Pd, Eugenio Marino, intervenendo all'evento per i 20 anni della Uim (Unione Italiani nel Mondo). A questo punto tutti si aspettavano un coro di proteste, capeggiato dallo stesso responsabile degli italiani nel mondo di quel partito che forma il Governo, contro la chiusura di decine e decine di consolati dal 2017 ad oggi. E invece?
Invece, ancora richieste di pompare denaro nel “Sistema patronati” nonostante tutti quelli che ne conoscono a fondo il funzionamento, ne chiedono disperatamente la riforma, il controllo e la trasparenza.
Come si fa a restare ciechi dinanzi all’odierna realtà dei Patronati all’estero, che richiede soprattutto una riconversione professionale di figure che hanno una formazione generica - più a carattere sindacale - chiamate ora a sostituirsi allo Stato, scavalcando pubblici concorsi?
Come si può accettare che, a fronte di decine e decine di chiusure tra ambasciate e consolati, si possa stare ad osservare ancora lo spuntare di sedi di patronato dappertutto, fenomeno ovviamente incoraggiato da circa 20.000 euro annui per la sola esistenza di un “ufficio”, indipendentemente dalla sua attività e produttività?
Come si può restare inermi di fronte alla sottrazione di fondi alle Rappresentanze estere del MAECI, per alimentare un sistema tuttora opaco che offre purtroppo opportunità e spazio per truffe milionarie a danno dei pensionati, come evidenziato dal caso in Svizzera?
Come si fa ad alzare la bandiera bianca di uno Stato che chiude le porte in faccia a milioni di cittadini che sbarcano all’estero il proprio lunario?
MANDANDO FORSE I LAVORATORI ALL’ESTERO DAI PATRONATI?! CERTAMENTE NO!
A questo punto, se appare lecito chiedere denaro, convenzioni e accordi stipulati sui cadaveri dei consolati ormai chiusi e sulla soppressione di centinaia di posti di lavoro MAECI sulla Rete estera, è altrettanto lecito chiedere che i fondi dello Stato tornino allo Stato e che l’assistenza, la tutela, i servizi, l'accompagnamento, le informazioni – tanto reclamate dal funzionario del PD - tornino ad essere garantiti dalle Sedi statali all’estero che sono solo le ambasciate e i consolati.
Al comunicato della Confsal Unsa esteri ho risposto con un articolo che, per motivi di spazio, non posso pubblicare qui, ma che si può leggere al seguente link: http://www.partitodemocratico.it/pd-nel-mondo/marino-convenzione-chiara-mae-patronati-non-costi-eroga-servizi/
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