martedì 10 luglio 2012

L’Italia è la porta europea per l’Argentina

Le cose che ho detto nell'intervista che mi ha fatto Barbara Laurenzi, Vice direttrice di Italiachiamaitalia.it
Roma – “Basterebbe un decreto per cambiare i difetti più evidenti del voto estero”. Parola di Eugenio Marino, responsabile Pd estero. Già, peccato che nessuno faccia nulla per impedire che si ripetano casi già tristemente noti. ItaliaChiamaItalia ha incontrato Marino al termine del suo viaggio in Sud America per parlare della riforma del voto e dei risultati politici e istituzionali raggiunti dal Pd in Argentina.

Eugenio Marino, di rientro dal suo viaggio in Sud America, quali risultati porta con sé? Quale atteggiamento ha riscontrato nei connazionali, dopo le ultime batoste ricevute dall’Italia come, ad esempio, l’Imu?
Il bilancio del viaggio è ottimo dal punto di vista politico, abbiamo avuto buoni incontri con le comunità e i rappresentanti dei partiti locali. Nell’atteggiamento dei connazionali, purtroppo, si registra molta preoccupazione, veniamo da quattro anni di allentamento dei rapporti con gli italiani all’estero e questa politica di sfilacciamento ha causato la depauperazione dei capitoli più importanti per il settore.

È di nuovo tutta colpa di Berlusconi? Nemmeno il nuovo governo può vantarsi di aver fatto molto, anzi.
Il nuovo governo si presenta in maniera più credibile agli occhi dei partner internazionali e questo è un fattore fondamentale. Inoltre, abbiamo assistito a un decisivo cambio di atteggiamento nei confronti degli italiani nel mondo: il Governo dialoga con noi e abbiamo avuto diversi incontri con Catricalà, De Mistura e il ministro Terzi. Solo metodo, forma e atteggiamento, però, per quanto importanti essi siano e che giudichiamo positivamente perché qualche risultato comincia a vedersi, non bastano. La strada è ancora lunga e in salita, poiché c’è ancora una certa continuità con il precedente Governo, visto che si rinviano per l’ennesima volta le elezioni di Comites e Cgie, si esclude il voto per corrispondenza che è un elemento fondamentale della partecipazione, si recuperano con grande difficoltà solo le briciole per alcuni capitoli che riguardano gli italiani nel mondo e non si operano scelte su settori da salvaguardare e sui quali investire politicamente, ma continuano i tagli. È dunque ancora difficile valutare i fatti e le azioni concrete, è complicato ricostruire lì dove si è smantellato in maniera così feroce nell’era PDL-Lega. La ricostruzione è ancora un traguardo e il passaggio a Monti rappresenta il difficile inizio della ricostruzione dopo il terremoto berlusconiano.

I rinnovi sono rinviati e il Senato ha soppresso la circoscrizione estero. Come fa a parlare di ricostruzione?
Per ora è stato ricostruito il rapporto e il dialogo, dopo le nostre violente reazioni per l’ennesimo rinvio per la questione dei Comites e del Cgie il Governo si è reso disponibile a incontrare il Cgie e ha deciso di aprire un dialogo su come modificare il decreto. E in alcune parti siamo riusciti a farlo in Parlamento grazie alla nostra azione che ha portato almeno al recupero di tre milioni e mezzo per lingua e cultura, assistenza e rappresentanza di base.

Le modifiche al decreto possono essere considerate una piccola vittoria?
Si, ma solo piccola, appunto. Ma è il segnale, ripeto, di un cambio di atteggiamento di questo Governo che ora deve continuare e portare al superamento dei tagli lineari e alle politiche di scelta. Ma vediamo se succederà.

Questi soldi, però, rimangono pochi rispetto a quanti ne servirebbero…
Certamente non bastano, ma è importante sapere che almeno tre milioni e mezzo siano stati recuperati, come richiesto da noi del Pd, per le politiche di assistenza, per la lingua e cultura e per il funzionamento degli organi di rappresentanza. Senza la nostra azione e senza quel minimo dialogo, avremmo perso anche quelli, come in passato con Berlusconi. In Senato, poi, sono spariti gli eletti all’estero e, finora, il Parlamento non è riuscito a modificare un sistema di voto che mette a rischio la legalità delle stesse elezioni. Il voto è un diritto costituzionale e gli italiani nel mondo lo possiederanno sempre, quello che è a rischio è il sistema di voto o, appunto, la stessa circoscrizione estero.

La circoscrizione esisterà ancora nel 2013?
Noi del Pd abbiamo sempre sostenuto, com’è noto, l’utilità della circoscrizione e abbiamo sempre votato contro gli emendamenti soppressivi, Lega e Pdl hanno presentato e votato a favore l’emendamento per il senato federale senza senatori all’estero e siamo arrivati all’atto conclusivo, ora finalmente c’è chiarezza su chi vuole la circoscrizione estero e chi desidera eliminarla. Da una parte c’è chi vuole abolirla, dall’altra ci siamo noi.

E, in mezzo, ci sono gli elettori privati di rappresentanza.
L’intesa Alfano-Bersani-Casini ne prevedeva il mantenimento, c’è stato un voluto colpo di mano durante le votazioni, PDL e Lega hanno cambiato le carte e hanno soppresso i senatori. Anche qualora venissero salvaguardati gli 8 deputati, assisteremmo a una riduzione di più del 50 per cento della rappresentanza estera.

Sono a rischio anche i deputati?
Alla Camera potrebbero ripetersi gli stessi colpi di mano. Prima dialoghiamo con i colleghi e troviamo un’intesa e poi, in aula, assistiamo al divario tra promesse e comportamenti. Lì si tratta di seguire una linea di partito e non c’è stato nessuno nel Pdl che sia andato contro quanto imposto dal PDL stesso, nemmeno Mantica che fino a pochi mesi fa era sottosegretario con delega agli italiani nel mondo.

Quando riuscirete a riformare il sistema di voto? Tutti ne parlano ma nessuno fa nulla.
La riforma è un’aspirazione e un obiettivo posto fin da subito dal Pd. Già nel luglio 2010 avevamo presentato un disegno per la riforma con le prime firme di Franceschini e Finocchiaro, e quelle di Bindi e Bersani. Il disegno di legge è stato calendarizzato, l’iter è iniziato al Senato e relatore è il senatore Pdl Malan, ma in realtà, il lavoro non procede ed è arenato.

Quindi, sta dicendo che non ci sarà alcuna riforma del voto estero?
Mi auguro che si concluda e che si faccia almeno un decreto per cambiare la stampa delle schede, da effettuare in Italia, per introdurre il numero del documento di riconoscimento dentro il plico e per imporre limiti temporali all’elettorato passivo evitando, così, i casi Di Girolamo.

Se si andrà al voto con questa legge potranno verificarsi altre situazioni come quelle legate a Di Girolamo o come i presunti brogli elettorali che vengono contestati a Caselli: è possibile che non si faccia nulla per scongiurare questo pericolo?
Basterebbe un solo decreto per scongiurare alcuni rischi, con la situazione attuale si può chiedere la residenza anche il giorno prima di candidarsi. Abbiamo sostenuto diverse iniziative per spingere l’approvazione della riforma, lo scorso anno c’è stato un dibattito con me, Malan e altri relatori proprio per chiederne l’accelerazione della riforma e abbiamo dedicato all’argomento diverse puntate della nostra trasmissione su Youdem. Noi stiamo facendo il possibile, qualcun altro invece vuole approfittare delle storture del meccanismo di voto per abolirlo totalmente.

La trasmissione che lei ha citato, Italiani nel mondo chiamano Roma, è stata trasmessa anche su ItaliaChiamaItalia, e ha chiuso l’edizione di quest’anno con successo, attestandosi come prima tra le trasmissioni più viste di Youdem. Com’è nata l’idea del programma e a cosa si deve il favore riscontrato nel pubblico?
Il Pd ha voluto fortemente questa trasmissione per rispondere a due esigenze. In primo luogo abbiamo voluto ovviare a un vuoto nel palinsesto di Rai International che, anche prima dell’attuale chiusura, non aveva programmi appositamente dedicati agli italiani all’estero e, inoltre, non andava in onda in Europa o in Italia. La nostra trasmissione è diventata un punto di riferimento a disposizione di tutti e ha rappresentato l’unico esperimento di informazione di ritorno. I dati ci dicono che l’intuizione è stata giusta e il fatto che sia diventato il programma più seguito di Youdem conferma che parlare di italiani nel mondo crea interesse anche per chi rimane in Italia.

Tornando al suo viaggio in Sud America, quali sono stati gli accordi raggiunti?
Il Pd mondo, e l’intero partito, si è fatto promotore di due iniziative, una a livello locale e un’altra dal respiro internazionale. La prima consiste nell’aver stimolato il proseguimento del gemellaggio tra Torino e Rosario. Questo rapporto era nato anni fa su iniziativa dell’ex sindaco di Torino Chiamparino e ora che il primo cittadino è nuovamente un importante esponente del Pd, come Piero Fassino, il partito si è posto come perno per rilanciare il gemellaggio con Rosario, dove è presente una grande comunità piemontese. Ho portato al sindaco della città argentina, Monica Fein, una lettera di Fassino nella quale si rinnovano gli intenti di collaborazione e si invita la stessa Fein nel capoluogo piemontese. Come Pd ci muoveremo subito per far venire il sindaco Fein in Italia ma, da questo momento, tutti i rapporti si spostano sul piano istituzionale, noi siamo stati il tramite e il pungolo per stimolare questo legame e abbiamo portato a termine il nostro compito. Torniamo a casa con un importante traguardo raggiunto.

Che cosa riguarda, invece, la seconda iniziativa intrapresa durante il viaggio?
Siamo riusciti ad ottenere un documento condiviso, firmato dal vicepresidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella e da altri 70 esponenti da sempre in prima linea con ruoli chiave nello scenario internazionale, nel quale il Pd si impegna a far dialogare Argentina e Inghilterra per raggiungere una risoluzione circa la spinosa questione delle Malvinas che non riguarda solamente le questioni della territorialità, ma anche la pesca e la protezione ambientale. La nostra lettera è stata giudicata, dal governo argentino, il più importante atto politico di un partito europeo nel dialogo tra il Paese sudamericano e l’Inghilterra e il Pd ha avuto la possibilità di raggiungere un traguardo così importante solo grazie alla sua forza, coesione e grandezza. Il Pd è la prima forza riformista dell’Italia e ha messo a disposizione questa capacità per creare un ponte tra i due Paesi.

State puntando al Sud America in considerazione della sua crescita economica?
Il Sud America sta crescendo e, soprattutto in Argentina, sono presenti numerose comunità italiane. Forti della nostra iniziativa, il Pd si impegnerà a fare da ponte con il Vecchio Continente quando l’Argentina riprenderà il dialogo sulle Malvinas. L’Italia, come l’ha definita il Presidente Binner nel nostro incontro pubblico, ‘è la porta europea per l’Argentina’ e per tutto il Sud America. In questa partita, l’Italia gioca un ruolo chiave e tutto questo può essere realizzato solamente da un grande partito, in grado di contare su una grande storia e su legami consolidati con istituzioni e altri partiti presenti in tutto il mondo.

Una parte importante del suo viaggio è stata dedicata all’Argentina, proprio lì dove si sarebbero verificati i casi di brogli elettorali denunciati nelle ultime elezioni. Dall’Argentina proviene anche il senatore Caselli, al centro delle indagini della procura di Roma. Quanto incidono i casi come questo nello screditamento della circoscrizione estero?
I casi di sospetti o accertati brogli gettano fango su tutti noi e, su questo argomento, voglio dire in maniera chiara che non si può dividere tra buoni e cattivi. I brogli sono compiuti da persone entrate in Parlamento con l’appoggio dei rispettivi partiti, l’atteggiamento di un Antonio Razzi, emigrato storico, getta discredito su di noi ma, mi domando, qual è la differenza tra lui, Scilipoti, De Gregorio e Di Girolamo? La vera differenza è tra chi ha alle spalle un partito in grado di arginare questi fenomeni e chi no. Il Pd ha dimostrato, in ben due legislature, di avere solo eletti di grande levatura etica. Il Pdl ha portato Di Girolamo e Caselli, l’Idv Razzi, Scilipoti e De Gregorio. Solo il Pd non ha avuto atteggiamenti negativi sull’immagine degli italiani all’estero.

Il senatore Caselli ha querelato Fabio Porta e Luciano Neri. A dire il vero, ha querelato anche noi di ItaliaChiamaItalia, che abbiamo riportato le dichiarazioni degli esponenti del Partito Democratico. Come Pd, non pensate a promuovere iniziative di protesta o di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla situazione che si sta creando in seguito alle azioni del parlamentare argentino?
Le querele di Caselli lasciano il tempo che trovano, Porta ha solo ribadito che ci sono stati rischi in America Latina e non ha detto niente di nuovo. Se ci sono sospetti è bene che la magistratura faccia chiarezza, esistono delle intercettazioni nelle quali qualcuno parla della possibilità di impossessarsi di schede e votarle per conto di altri, bisogna necessariamente andare a fondo e il Pd ha sempre ribadito a gran voce la sua volontà di trasparenza ma queste sono azioni che, ripeto, può fare solamente un grande partito, radicato e presente come il nostro.

Quindi non temete che qualcun altro partito o movimento possa sottrarvi i voti in America Latina?
In politica c’è sempre concorrenza ma noi speriamo, e siamo sicuri, di raccogliere i frutti del lavoro svolto.

Nessun commento: