Le prime pagine dei giornali di oggi sono dedicate alla vicenda degli immigrati di Rosarno, nella mia Calabria, la terra che ho dovuto lasciare a 18 anni. I miei primi diciotto anni, poiché i secondi 18 li ho vissuti a Roma.
Ho lasciato quella terra per studiare, fare un master e lavorare: da quelle parti trovare lavoro era "un'impresa no profit"... In tutti i sensi: anche volendo lavorare davvero, duramente, in quei campi nei quali si raccolgono dall'alba i pomodori; in quegli agrumeti dove maturano squisite arance, mandarini e limoni; in quelle distese nelle quali abbonda il grano: "...te via avire tantu 're lu granu/ quantu ne coglia Cutru e la Marina..." recita un passo della strenna natalizia del mio paese.
E pure trovandolo, questo tipo di lavoro, ci si spezza la schiena e si porta a case una miseria con la quale difficilmente si campa una famiglia. Questi lavori oggi li fanno, in nero o no, gli immigrati. Quegli stessi immigrati che puliscono le case della mia regione, che assistono anziani e/o malati. Anche dei mie nonni paterni si prende cura una carissima persona immigrata, che per la nostra stampa e per il nostro ministero degli Interni fa alzare la media dei reati. Ma mio nonno non riesce a capire dov'è che delinque... Eppure, questa mia terra (non solo la Calabria, ma l'intera Italia), oggi ha più calabresi in giro per il mondo che in punta allo Stivale. Non tutti distintisi positivamente (vogliamo parlare dei fatti di Duisburg?). Ma su questo, ha scritto molto bene Gian Antonio Stella anche sul Corriere di oggi.
Ricordando che gli immigrati di Rosarno di questi giorni sono stati gli emigrati italiani di ieri nel Nord America e in Europa. Trasformando, poi, il particolare in universale e avvicinando le condizioni disumane degli immigrati di Rosarno (e degli emigrati nostri di ieri) a quelle dei prigionieri dei lager descritte da Primo Levi, anche Adriano Sofri, con la sua splendida poesia, ci costringe a una riflessione umana e politica più profonda e staccata dalla cronaca delle news. Insomma, leggendo queste e altre riflessioni, mi viene da pensare che il nostro antico e glorioso Paese, culla di diritto e civiltà, di cristianesimo e cultura, di emigrazione e integrazione (ahimè anche di criminalità organizzata, di cui la 'ndrangheta oggi detiene il primato mondiale - leggi Francesco Forgione, 'Ndrangheta. Boss, luoghi e affari della mafia più potente al mondo, Baldini Castoldi Dalai, 2008), oggi rischia di perdere sia la sua umanità più profonda (la sua pietas), che il suo storico spirito democratico, il suo alto magistero culturale.
Oggi, quindi, che ricade anche l'anniversario della morte di Fabrizio De Andrè, insieme alla poesia di Sofri riascolterò Anime salve, il brano in cui De Andrè intende "salve" non solo nel senso cristiano del termine (coloro che dopo aver sofferto in vita si salvano dopo la morte andando in Paradiso), ma anche in senso etimologico, di "solitarie".
Perché gli immigrati di Rosarno, come i nostri vecchi emigrati discriminati, sono dei "soli". Non romiti, bensì disperati costretti alla solitudine, in ascolto del proprio spirito e della propria condizione, costretti a riflettere sul passato, sui "passaggi di tempo".
Anime che ricercano dentro se stesse, con lo sguardo nel passato e la mente rivolta al futuro: così, almeno, dovremmo ragionare tutti su questa vicenda; così il nostro Paese, così il nostro Governo: "...mi sono guardato piangere in uno specchio di neve,/ mi sono visto che ridevo.../ Ti saluto dai paesi di domani,/ che sono visioni di anime contadine...".
Ma ecco il testo e la musica di De Andrè:
Anime salve
Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia
sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d'amore
senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo
ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro
i futuri incontri di belle amanti scellerate
saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni
per mille anni mille anni al mondo
mille ancora che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo
che bella compagnia
mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni
mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo
mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo
che solitudine
che bella compagnia
Per ascoltare il brano cantato da De Andrè clicca qui o sull'immagine del post precedente.
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18 commenti:
caro marino mi dispiace ma le tue mi sembrano chiacchiere intellettualoidi di artisti ricchi nullafacenti e perditempo, proprio come il de andrè che citi. la realtà degli italiani all'estero è diversa dagli immigrati in calabria. e mi dispiace dirlo a te che la conosci bene e ne parli semopre con competenza.
ciao
elio rao
Caro Elio,
passi che descrivi come "chiacchiere" le mie, ma non ti sembra di esagerare dando dell'intellettualoide nullafecente e perditempo a De Andrè?
no non mi pare. de andrè parlava di cose che per la sua condizione non ha mai vissuto. avrei voluto vederlo nei panni degli abitanti di rosarno.
comunque non volevo offenderti ma solo dire che anche tu questa volta stai sbagliando a essere troppo buonista come il tuo ex segretario veltroni al quale probabilmente sei rimasto affezionato.
ciao
elio
E vero che il problema lo tratti da un punto di vista troppo poetico, anche per mè che tanto mi piace esprimermi in poesia, ma se in generale gli emigrati italiani all'estero non abbiamo la stessa situazione, bisognerebbe far memoria. Io sono emigrata da 60 anni ed ho ricordi chiari di discriminazione,anche essendo mio padre fortunato perch'era muratore e non siamo andati in campagna, la dura e grande campagna argentina.
Quei vecchi, dell'età di mio padre che ancora sono vivi, molti di loro ne soffrono ancora di tutti i colori e purtroppo sebbene collaboro col PD con entusiasta e positiva speranza, non vedo ancora una risposta solidale ed intelligente del Partito all'estero.
Antonina Cascio
Eugenio che è calabrese come me ha centrato il problema, e il fondo di Stella su "Il Corriere della Sera" identifica chiaramente le responsabilità politiche.
Una gita in Calabria o un soggiorno breve sono necessari per capire dove si trovano i limiti della legalità. E' ovvio, i calabresi non sono razzisti e, aggiungerei, non possono esserlo.
I motivi di questa certezza li possiamo riassumere in pochi righi. Uno stereotipo li descrive cocciuti e testardi, a volte impraticabili. Ma se una macchina con una targa di questa regione arriva nel parcheggio di una società del nord-est, gli sguardi diventano improvvisamente circospetti. Non capita lo stesso con un'altra targa. La somma di questi risultati è evidente: un calabrese che vive nel nord dell'Italia deve lavorare di più di un altro italiano.
L'atra certezza sta nel lavoro nero. Molti calabresi oggi lo subiscono, lo accettano perché altro non si può in questa regione. Allora alcuni analisti politici puntano il dito sull'economia. Ma qui siamo già in tre a non pensarla in un modo diverso.
Un caro saluto,
Mario
Mafia? Non c`è speranza di vita migliore.
Per distinguermi dall’altro elio posto questo veloce commento.
Quanto e`successo a Rosarno per me non e`solo una vergogna troppo grande, ma una realtà maledettamente vera, di una società senza umanità realtà che provoca turbamento nelle coscienze e rabbia nelle persone che credono che questi fatti appartenessero a tempi passati e ad società di altri paesi lontani, situazioni tristemente dure vissute con sofferenza dalla nostra gente del sud nelle varie ondate della loro emigrazione sia verso le regioni del nord nella nostra Italia, che in Europa e nel resto del mondo.
Quanto accade ci ribatte in faccia la tangibilità maledetta di una mafia o n`dranghetta presente e radicata, dove l`illegalità sputa in faccia alla legalità dello stato, alla sua presenza nel territorio e alla forza della sua autorità.
Rosarno dove l`unione fa la forza, contro il debole e dove persino il consiglio comunale è indagato, nulla si muove se le famiglie o cosche non vogliano e quanto pare, possono permettersi di fare il bello e cattivo tempo. Possono decidere di trattare la gente come gli pare dando fondo a comportamenti feroci, possono decidere in nome dei loro interessi di comandare nella maniera più ignorante e inconsapevole di ciò che stanno creando, umiliando, uccidendo chi si schiera contro, bastonando chi cerca di protestare per le condizioni disumane.
Dimenticando il dolore dello sfruttamento provato dalla loro gente, infierendo su chi cerca salvezza e di cambiare il destino della propria vita, pretendendo la vita in cambio di una raccolta di arance o di altro frutto di quella terra.
Mi chiedo come mai a Riace paese vicino vi è una comunità di stranieri perfettamente inserita nel tessuto sociale del paese.
Riace per me rappresenta l`orgoglio di essere calabrese, gente dall’animo generoso, buono, dal grande cuore, come quello di molti che conosco qui nel nord di questa Europa, nella piccola Olanda.
Vorrei dire alla parte buona di Rosarno di aver coraggio di farsi sentire, voglio avere fiducia in queste persone, e stare al loro fianco, in questo momento per loro drammatico, vorrei essere al fianco di quei stranieri che hanno sognato la nostra Italia ma che ora la odiano, vorrei dire a chi governa che non basta fare delle pubblicità ad effetto sugli arresti di bos mafiosi e mafiosetti, che queste realtà esistono da sempre vedi i fatti accaduti in Puglia qualche anno fa, quanto succede a Milano…che da sempre si denuncia la crescita delle mafie e delle n’ndranghete non solo nelle regioni del sud ma anche nel nord Italia in Europa e nel mondo.
Perciò mi domando come mai conoscendo la situazione non si intraprendono azioni efficienti dai risultati validi, perche come e`accaduto ultimamente si cambiano le leggi come quella sui beni confiscati alle mafie, come mai si tagliano i fondi anche la dove ci sono queste realtà.
Dove c`e`la criminalità della mafia e n’dranghetta non c’è speranza per la vita, il benessere e l`intelligenza, non è possibile lo sviluppo di forze ed energie sane e positive per una vita migliore per tutti, non si riesce ad assaporare la vita e la ricchezza di una società civile multiculturale aperta nel rispetto dei diritti e doveri di tutti.
Se c`e`mafia non c`e`speranza.
Elio Vergna
Bello post, ma sai questo succede in tutto il mondo e non soltando a Calabria. Qui in Brasile é l'oposto: la gente del Nord va via per il sud a cercare una vita miglior. Come hanno fatto miei nonni tanti anni fa, lasciando l'Italia per Brasile e adesso io voglio fare il camino oposto.
Ho visto qui che sei un fan di Rino Gaetano, io sono brasiliana, ma ogni giorno amo di piu Rino. Ma quanto lui é bravo! E quanto ci manca qualcuno come lui! Ma dimmi, cos'era la Rosa Rossa?
Ho visto anche che tu lavori con Politica, il PD é un partito di sinistra?
Complimenti per il blog.
@antonina: carissima, tu sei una donna siciliana dalle forti passioni e dal grande coraggio, oltre che una combattente e per questo ti aspetteresti risposte politiche che abbiano la forza delle tue idee. Però ti assicuro, cara Antonina, che il PD da tempo, anche con i nostri parlamentari eletti all'estero, sulle questioni dell'immigrazione ha portato il miglio contributo in Parlamento. Lo ha fatto con interventi in Aula, atti legislativi e persino con un ottimo convegno organizzato dal Gruppo parlamentare.
@Mario Maiolo: caro Mario, concordo con quanto hai scritto. Le tue parole, poi, danno anche l'idea delle contraddizioni e delle difficoltà che vive la nostra Regione e il suo popolo. Per questo sono convinto che serva in Calabria uno sforzo enorme e congiuno, in direzione della difesa della legalità, dello Stato e delle istituzioni locali insieme alla partecipazione convinta dei cittadini calabresi.
@Elio Vergna: è così, la mafia vuole uccidere la speranza, perché senza speranza non si combatte. Circa l'accoglienza calabrese hai citato bene Gerace, ma io voglio ricordare anche il paese di mia madre: quel gioiello dell'epoca saracena di Badolato. E' li che qualche anno fa, invece di ributtare i profughi curdi a mare come auspicava Bossi, i badolatesi hanno aperto le proprie case del centro storico, da anni svuotate dall'emigrazione locale, per darle gratis agli immigrati clandestini curdi. E' questo lo spirito di quella regione, è questo il senso civico che li caratterizza, l'anima sociale e cristiana di cui parlo. E' questa la strada giusta che, per arrivare a destinazione, però, ha bisogno di una presenza forte dello Stato che spesso manca.
@Ivy: si, Ivy, il PD è un partito di Sinistra, ma di una Sinistra nuova rispetto a quella del secolo scorso, sintesi politica di diverse culture riformiste e cattoliche-democratiche.
Mi fa molto piacere che ami Rino Gaetano, che io considero uno tra i più geniali cantautori, non solo italiani, e per il quale c'è ancora molto da studiare e da scrivere.
Circa la Rosa Rossa, a cosa ti riferisci? Alla canzone di Rino Gaetano, alla Rosa di Francia, alla rivista o ad altro? Se poi intendi la rosarossa della Sardegna, posso dirti che si tratta di un progetto politico e culturale di una parte del Partito Democratico della Sardegna.
Ciao e a presto
Sono commossa...
@carla73s: grazie cara, troppo buona... Comunque ci mancava proprio la tua ironia, perché di questo si tratta vero? Come al solito.
Ho capito,il PD é un partito della New left. Anch'io sono di sinistra, ma io volevo una sinistra, piú attuante, coraggiosa,almeno il Brasile, perché quá il neoberalismo fa ogni giorno piu vittime.
Quanto a Rosa Rossa, dico quella delle canzoni di Rino: "Cogli la mia rosa d'amore", "Al compleanno della zia Rosina" e "Rosita".
Grazie per la risposta.
Caro Eugenio:conosco il lavoro dei parlamentari del PD, sopratutto di quelli che l'emigrazione la vivono da anni, che la subiscono e la conoscono. Ma io parlo del lavoro del PD conformato dalla maggioranza:italiani d'Italia, quelli che si credono veri italiani.
E parlo dell'organizzazione all'estero del PD che putroppo un'altra volta ci lascia in attesa di chissà quali tempi migliori.
Scusa ma sto mettendo in parole il pensiero di molti di noi.Quello espresso a Buenos Aires a ottobre.
Antonina.
@Ivy: carissima, la Rosa Rossa delle canzoni di Rino Gaetano è una sorta di leggenda o di dietrologismo tutta italiana. In molti pensano che Rino Gaetano fosse un contestatore che si collocava al di fuori del sistema.
Secondo loro, quindi, nei suoi testi inseriva messaggi "cifrati" tendenti a dire che volevano ucciderlo e che occorreva fare una rivoluzione... Secondo questi dietrologi esisteva una massoneria segreta, la Rosa Rossa, che stava dietro a una serie di crimini del potere, che Rino svelava parlandoci dei sistemi di questa massoneria segreta.
Io non ci credo: Rino era un vero e grande artista, e come tale
aveva intuizioni geniali e vedeva (come ogni artista che si rispetti) ben oltre il suo tempo. Poi faceva anche denuncia e parlava del sociale, alla sua maniera. Tutto qua. Che non è certo poco, anzi.
Ma da qui a sostenere o far intendere che ci fosse una massoneria (la Rosa Rossa) che volesse ucciderlo, ce ne corre...
Non so se mi sono spiegato.
@Antonina: carissima, hai ragione circa la disattenzinoe degli italiani in Italia, compresi quelli del PD. Mentre per il PD all'estero, penso che le cose stiano in modo diverso e che presto ci sarà modo di riprendere il lavoro. Di riprenderlo bene e con grande attenzione alle relatà dell'emigrazione.
Caro Eugenio,
questo tuo post mi è piaciuto molto e sono d'accordo con te che la definizione di De André come un intellettualoide ricco, nullafacente e perditempo è molto discutibile.
Volevo aggiungere che anch'io sono un emigrante. Sono ormai più di dieci anni che vivo in Germania. E anche nella Germania del XXI secolo, nonostante la nostra condizione di emigranti molto privilegiati (agli antipodi di quelli Rosarno), a me e Zucchero è capitato di vivere, oltre ad alcuni episodi di lieve discriminazione, anche un episodio di grave discriminazione.
Un saluto
@dioniso: non ho difficoltà a crederlo. La discriminazione non è mai solo un fatto economico e di condizione sociale (come pure spesso avviene), ma alla base vi è quasi sempre un atteggiamento culturale che taglia trasversalmente gli schieramenti politici, i livelli sociali e persino quelli culturali. Tant'è che si riscontra razzismo anche presso inellettuali ricchi, addirituura neri e del Terzo mondo...
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