Finalmente trovo il tempo per tornare a scrivere. Il dopo voto mi ha travolto e ora avrei molte cosa da dire, ma ancora poco tempo.
Dopo poco meno di due anni è stato archiviato il II Governo Prodi. Un’esperienza che giudico tutto sommato positiva dal punto di vista dei risultati ottenuti soprattutto in campo economico, sociale e sul terreno dei diritti individuali. Con Prodi, poi, penso che gli italiani all’estero abbiano ottenuto il massimo dell’attenzione e dei risultati possibili. Vedremo se questo Governo vorrà e saprà fare meglio: personalmente sono convinto che l’attenzione calerà, così come si otterrà molto di meno.
A urne chiuse, ora, non azzardo un’analisi del voto, poiché non abbiamo ancora i dati per consolato. L’unica cosa certa è che all’estero non c’è stata la pesante sconfitta del PD registrata in Italia (vedi conferenza stampa). Noi, nel saldo totale degli eletti, abbiamo perso un solo parlamentare (due senatori in meno rispetto al 2006 e un deputato in più). Questo ci consente di dire che all’estero siamo ancora maggioranza in Parlamento (9 eletti PD-IDV, 7 eletti PDL-Lega, 2 indipendenti). Inoltre, oltre che in percentuale, in alcuni casi siamo cresciuti rispetto a L’Unione del 2006 in termini assoluti di voti. E ancora, nei paesi a maggiore emigrazione, siamo sempre il primo partito sia alla Camera che al Senato, anche con distacchi pesanti sul PDL. Fanno eccezione solo l’Argentina, dove però il voto sembrerebbe falsato da irregolarità sulle quali indaga la magistratura e, soprattutto, la Germania, dove il PDL ha ben 10 punti in più rispetto al PD: il risultato peggiore della Circoscrizione estero.
Resta dunque da vedere, ora, come questo voto è stato distribuito sul territorio e tra i candidati consolato per consolato.
Questi risultati, dunque, ci consegnano un PD tutto sommato forte, vitale e con grandi potenzialità di consolidamento e crescita. In questa direzione dobbiamo lavorare nei mesi a venire.
Le prossime tappe dovranno essere quelle della strutturazione dei circoli transitori del PD esistenti e della creazione di nuovi; la ripresa e l’accelerazione della discussione sullo Statuto del PD all’estero; la nuova fase di trasformazione, dopo l’approvazione dello statuto, dei circoli da transitori a effettivi in base alle regole stabilite dallo statuto e ai criteri scelti per la selezione dei gruppi dirigenti locali.
Queste fasi segneranno l’evoluzione di un partito grande, forte, strutturato e radicato sul territorio, nel quale dovrà esserci spazio di discussione e dialogo sia per i cittadini sostenitori (che si avvicinano sporadicamente alla vita politica e in particolari momenti di grande rilevanza) che per gli aderenti e militanti, cioè quelle migliaia di volontari che vogliono iscriversi, partecipare con costanza alla vita, al dibattito politico e alle decisioni quotidiane che un partito si trova a dover prendere. Lo stesso Veltroni, infatti, nella riunione con i segretari regionali, ha detto che dovremo fare “la campagna per il tesseramento” al PD.
Ma a queste fasi importanti per l’organizzazione e la strutturazione del partito, dovrà affiancarsi quella della discussione seria e approfondita sull’identità del partito, dalla quale si trarrà anche l’idea e il disegno che abbiamo come PD sulle riforme istituzionali, vero terreno di confronto in questa legislatura. Siamo o no, e quanto, presidenzialisti o semi-presidenzialisti? siamo e quanto federalisti? vogliamo o no il bicameralismo perfetto? gli eletti all’estero in quale Camera e in che quantità devono essere collocati? la nostra aspirazione maggioritaria deve spingerci verso l’autosufficienza o meno? vogliamo davvero evitare ogni confronto, ogni dialogo o alleanza sia con l’UDC che con la Sinistra radicale, cominciando con l’innalzamento della soglia di sbarramento anche alle europee?
A mio avviso quest’ultima tentazione è pericolosa, poiché autosufficienti non lo siamo, né politicamente né culturalmente, tant’è che abbiamo già fatto un partito nuovo che si basa proprio sull’unione di culture diverse. La nostra forza, quindi, non può stare nel passare dall'Unione alla solitudine completa, ma deve risiedere nel saper dare rappresentanza a larghe fasce di popolazione, a più identità culturali e politiche, ma senza pretendere di poterle rappresentare tutte o di costringere il sistema a tecnicismi pericolosi che sottrarrebbero rappresentanza a forze oggi politicamente democratiche e culturalmente vivaci, ma che poi si troverebbero costrette a ben altri e più pericolosi sbocchi. Non voglio dire, con questo, che dobbiamo tornare a L’Unione, ma che dobbiamo guardare avanti e saper continuare il rinnovamento disegnando un partito strutturato e con un’identità chiara e certa, seppure plurale e maggioritaria. E’ su questo che deve riprendere prima possibile, insieme all’analisi del voto, la discussione al nostro interno.
E anche per quanto riguarda il partito all’estero, questa discussione ci aiuterà sia in previsione delle prossime europee, che in vista delle elezioni per il rinnovo di Comites e CGIE, quando dovremo, per ragioni di forza, discutere con un universo molto più ampio e articolato del Partito Democratico.
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4 commenti:
Ben tornato tra noi mortali. Qui la verità puoi dirla però, te ne sei stato in vacanza vero?
Sull'analisi del voto non commento perchè non ci capisco niente ma sulla questione dell'identità del partito e delle riforme condivido in pieno.
Ciao
Penso tu abbia proprio ragione. il governo prodi ha ottenuto grandi risultati, anche per gli italiani all'estero. il problema è che all'estero si è capito e il pd è andato bene, in italia no.
Fr.
Il problema vero della sconfitta è che abbiamo fallito al governo e siamo caduti per le troppe divisioni. Per questo dobbiamo andare avanti come pd senza troppi alleati.
Hola,
Dopo il primo mese del Governo delle destre, ho giá nostalgia del Governo Prodi, per il lavoro iniziato per noi italiani all'estero,e completamente archiviato dall'attuale governo.
Spero Eugenio che il PD trovi al piú presto un'organizzazione chiara trasparente radicata nella societá e nelle comunitá italiane; noi ci siamo rispresi da tempo e mai abbiamo avuto problemi, qui la gente é entusiasta e pronta disponibile ed attivista é la classe dirigente del partito che ritarda tentenna é timida.
se avessimo ( parlo de l sud america) un minimo di organizzazione a livello continentale,di nazioni potremmo avere un'incidenza nel territorio
che va molto piu lontano di ogni vostra immaginazione dall'italia. Noi lo viviamo ogni giorno a contatto con la comunitá italiana, sempre ansiosa e disponibile a partecipare ad essere parte di un progetto che risalti la propia identitá attaverso la rivendicazione dei suoi sacrosanti diritti.
Ma il partito che fá? sarebbe bene che Fassino Ministro degli esteri del governo ombra nomini un vice ministro ombra per gli italiani ne l mondo che raccolga poche e semplici prosposte percorribili
e le porti avanti e sia il vero rappresentante di ció che non é
per noi questo governo.
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