In queste settimane impazza il ciclone Grillo e da mesi il libro La casta, due fenomeni legati da un filo conduttore: la rabbia verso la politica e i politici, accompagnata da un senso di delusione che rischia di far scivolare in quel qualunquismo del "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera", come direbbe De Gregori.
Ho letto e pensato molto prima di farmi una idea: La casta, Grillo, il V-Day, le reazioni della politica, i giornali e le tv, il primo anno del Governo Prodi. Alla fine ho deciso di pubblicare alcune parti dell'intervista di oggi a Francesco Guccini sul quotidiano romano E-Polis. Penso possano farci un po' da bussola, che possano rappresentare una chiave di lettura utile per farci una idea di ciò che sta succedendo.
Pavana, Appennino pistoiese, regno di daini e castagni, l'eco del V-Day è arrivata sfumata. «Non abito più a Bologna da cinque anni. Ho osservato quello che è successo con distacco, pur trovando nelle idee di Grillo qualche aspetto interessante. La verità è che i cittadini si sentono semplicemente lontani dalla politica. Peggio: indignati. Per quanto mi riguarda sono perplesso: è difficile che mi senta entusiasta per queste cose». Francesco Guccini, sessantasette anni, si professa ancora un anarchico ma non si appassiona ai polveroni «pur riscontrando uno sfondo di ragionevolezza».
Ha lasciato senza nostalgia quella via Paolo Fabbri 43, scrive noir di successo e osserva con occhio annoiato tra le colline della terra dove è nato, il fenomeno-Grillo. Poeta, cantautore, venerdì prossimo all'Anfiteatro romano di Cagliari, dove l'ultima volta ha registrato un disco dal vivo, conclude il suo tour. Insignito dalla laurea honoris causa, da anni introdotto tra gli autori delle antologie scolastiche, unisce generazioni opposte. I suoi concerti sono platee di giovanissimi, nostalgici, fan attempati.
Come ha visto il popolo del V-Day?
Mi sono fatto un'immagine della bufera scoppiata a Bologna da lontano. Hanno partecipato all'incontro diverse persone che conosco: uno è un operaio di destra, mio amico con cui vado a pesca, di un paese qua vicino. Era là, in piazza. Poi c'è andata un'altra persona che stimo, un magistrato carissimo, di Sinistra, che ha anche parlato sul palco. Chiacchierare con loro mi ha dato un'idea di come il V-Day radunasse punti di vista distanti, come se il problema, e di conseguenza l'unico sentimento che li unisse, fosse soltanto la rabbia, l'indignazione, contro quella dannata casta, tanto per citare un libro che sta facendo faville.
Prima delle elezioni aveva dichiarato il suo voto, si mostrava fiducioso. Aveva detto: “voto a Sinsitra. Convinto”.
Lo sono anche adesso. Le mie idee non cambiano. Dico soltanto che la situazione è migliore rispetto a quella che c'era con il Governo precedente.
Pallida consolazione.
Io non riesco a dimenticarlo. E poi non mi pare che tutto quello che è stato fatto fino adesso sia sbagliato, per il resto si può sempre migliorare.
Sto a guardare alla finestra l'arrivo del Partito Democratico, sulle cui basi di partenza sto ancora riflettendo.
[...]
Nel 76 è uscito il suo primo album. Da quarant’anni il pubblico viene a sentire gli stessi pezzi.
È il potere delle canzoni. Chi mi viene a sentire sa cosa succede ai miei concerti: apro e chiudo sempre come da manuale. E un pezzo come Auschwitz in un concerto è quasi obbligatorio, le persone chiedono quelle parole. Poi però cerco di proporre nuove canzoni, in scaletta sicuramente c'è Su in collina, che ancora non tutto il pubblico conosce.
In una sua vecchia canzone “Parole” ce l’ha col depauperamento del linguaggio. “Voltaire – diceva – non ci ha insegnato niente”.
Ho letto l'altro giorno un pezzo di Michele Serra su Repubblica che parlava di questo: le parole come suoni inermi, materassi svuotati. Credo però che chi accusa a volte è responsabile di questo.
Quel pezzo, tanti anni fa, anticipava “il gran tango dei mass media”, che poi ha aumentato le sue dimensioni in questi ultimi tempi. I vocaboli sono tanti: i giornali, le tv ne scelgono alcuni, li sfruttano, ce li rilanciano, li ripetono fino alla nausea, poi d'un tratto, li aboliscono.
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6 commenti:
Caro Eugenio,
beato Guccini che puó permettersi di guardare dalla finestra la nascita del partito democratico...: é il primo commento che mi viene a caldo.
Noi, che abbiamo attraversato la porta che ci porterá dentro al nuovo PD abbiamo forse le stesse speranze dell'ormai eterno Guccini, e magari qualche responsabilitá in piú, a partire da quella di non deluderlo. Lui e milioni di italiani che hanno votato ULIVO per non tornare indietro e che vedono nel PD una delle ultime "áncore democratiche" contro le derive populistiche che minacciano il Paese... Ho appena scritto un articoletto sul PD e le primarie, che uscirá a giorni sulla rivista pubblicata in Brasile 'COMUNITA'ITALIANA'... provó a mandartelo via e-mail... Buone Primarie a tutti allora, ascoltando Guccini !
Forse sarò un po' affetto da dietrologia, ma ho tanto l'impressione che questo rigurgito, pur partendo da verità parziali, possa essere stato auspicato e manovrato.
@fabio: Guccini si conferma la persona seria a cui ho sempre guardato come maestro di vita. Lui, dalla cultura anarchica, ha quella concretezza montanara che lo porta a essere in grado di giudicare le cose con coerenza e misura. Esprime tutte le sue perplessità su questo centrosinistra, individua le istanze del V-Day, ma riesce sempre a capire qual è il male minore, o meglio, la strada che conviene percorrere. Per questo dice che L'Unione ha fatto anche bene nell'ultimo anno e che bisogna guardare al PD come unico tentativo di positivo cambiamento.
@dioniso: dici? E da chi? Io penso solo che le "verità parziali" di cui parli siano state nell'ultimo anno raccolte, confezionate e utilizzate male, suscitando l'enfasi di quel carattere tutto italiano dell'ultima metà del secolo scorso e accentuatosi dagli anni Novanta in poi.
a Guccini interessa che Istat � alle stelle? Ma il debito pubblico com'� messo? No, perch� vorrei sapere perch� non ci arrivo a fine mese con il mio stipendio e quello di mio marito.. gli chiedete gentilmente al Signor Guccini se puo' sfamare mio figlio?
@paola: il debito pubblico è messo certamente male e questo governo può e deve darsi ancora da fare. Ma a onor del vero va detto che i governi di centrosinistra (1996-2001 prima e anche l'attuale adesso) hanno dato un contributo serio al contenimento di questa zavorra, cosa che non è successa nel quinquennio 2001-2006. Anche gli stipendi non adeguati ai livelli europei sono un problema concreto che questo governo deve affrontare, ma anche in questo mi pare si sia fatto più di quanto non si abbia fatto con Berlusconi: magra consolazione dirai. Ed è vero. Ma io credo che le condizioni economiche generali del nostro paese non sono tali da consentire un risanamento e un adeguamento alla media europea in un solo anno. Questo lavoro è lungo, e deve essere costante. Nei cinque anni passati abbiamo visto l'economia nazionale passare da un PIL del 3% del 2001 allo 0% del 2005: recessione. In questo primo anno di centrosinistra si è invertito il trend: speriamo di continuare per migliorare le condizioni di tutti. Mi pare che Guccini constati e intenda solo questo, senza vedere un'Italia regno di Bengodi. Non me la sento di chiedergli di "sfamare tuo figlio". Per questi atti di grande generosità è più bravo e ha più possibilità il Cav. Berlusconi
mercoledì 23 aprile 2008
La caduta dello Psicobuffone
Due sono i fatti rimarcabili delle recenti elezioni pilitiche italiane.
La definitiva caduta del muro di Berlino padano. Anche il Nord ha (finalmente) cominciato a ragionare su base etnica abbandonando le defunte ideologie del secolo scorso.
La Padania, un paese normale e identitario.
L’altro fatto, incontrovertibile, è la sconfitta del “grillismo” incredibilmente rivelatosi il più grande alleato di Berlusconi.
Le bugie, la partigianeria, la disinformazione sparse dal “comico” genovese rappresentano il perfetto paradigma del più insulso “politicamente corretto” inscenato dalla Casta.
La lista degli orrori è lunga.
Si può cominciare dal “digitale terrestre”.
Il capocomico ha demonizzato questa tecnologia occultando il semplice fatto che essa, moltiplicando i canali disponibili, favorisce la libertà e la democrazia. Invece lui in malafede si è incaponito contro Emilio Fede direttore di UNO delle migliaia di canali disponibili. Come se la gente non disponesse di testa e telecomando per scegliere.
Altra mistificazione, la battaglia per l’abolizione delle province e delle comunità montane. Il suo scopo è solo di abolire le assemblee DEMOCRATICAMENTE ELETTE non la mastodontica burocrazia inefficiente inispecie al Sud e nelle regioni “rosse”. Tanto è vero che l’idea è immediatamente stata ripresa dal Nano di Plastica il quale, più onestamente, ha ammesso che le burocrazie inadempienti delle province (e relativi costi) non sarebbero state soppresse ma semplicemente allocate ad altri enti. In questo modo non è vero che lo stato risparmierebbe 10 miliardi di euro ma forse probabilmente non più di 100-200 milioni per anno.
E della legge elettorale che dire?
Dopo avere insultato e calunniato con insistenza la riforma Calderoli ora scopriamo che la legge funziona.
Prodi non aveva la maggioranza al senato semplicemente perché non aveva vinto.
Nel primo post dopo le elezioni lo psicobuffone si è lamentato dell’esclusione dei “precari” e ecologisti.
Non dovrebbe invece lui esserne contento della riduzione del numero dei partiti? E per il risparmio del finanziamento ai loro organi di stampa? La “liberazione” dalla “Casta dei giornali” partendo dal Manifesto e Liberazione.
“Uolter” bramava uno “sbarramento” al 5% per togliere di mezzo partiti identitari e sinistra radicale e scampare i privilegi della città di cui è stato sindaco. E’ bastata una soglia al 4% del vituperato “porcellum” per portare l’italia avanti di un secolo.
Voleva lo svecchiamento della politica e “ripartire dai giovani”? La Lega Nord ha portato a Roma un sacco di giovani ed il suo gruppo ha forse l’età media più bassa di tutti.
Sono rimasti fuori gli “ecologisti” dal parlamento.
Ma che razza di ecologia poi?
Di quella che si oppone alle tratte TAV in Padania ma sta nel COMITATO PROMOTORE della TAV nel Sud.
Avete letto bene.
La ridicola organizzazione “ambientalista” denominata Legambiente fa parte del comitato Sì-Tav per la inutile linea veloce Napoli-Bari, probabilmente intasca qualche rivolo del mare di tangenti connesse a tale opera.
Sembra che anche il nostro eroe abbia preso dei denari per accanirsi SOLO con la tratta Torino-Lione e le grandi opere a Nord di Firenze. In quanto, nelle regioni meridionali, lo stato “antifascista” e “multiculturale” non può esimersi dall'elargire quattrini negli appalti, il modo di foraggiare il VERO potere ivi vigente.
Dopodiché dichiarare che “Malpensa è una cattedrale nel deserto” perché non ha infrastrutture di collegamento.
La litania grillesca contro i “condannati in parlamento” è stupidamente pericolosa per la democrazia in almeno due aspetti: in primo luogo perchè accumuna i veri reati (omicidio, corruzione) con i reati di opinione (vilipendio al tricolore) (1), INACCETTABILE in uno stato liberale. In secondo luogo perché in tale modo si darebbe un potere “ex norma” alla magistratura, la casta togata dei fankazzisti, non eletti da nessuno. A guisa dell’ex Unione Sovietica. Con di Pietro lo psicobuffone condivide uno perfido giustizialismo strabico da repubblica stalinista delle banane.
Questo ci dice molto sull’autenticità democratica di tali personaggi
Beppe Grillo rappresenta la perfetta incarnazione dell’ignoranza democratica, del pressapochismo, del razzismo ideologico dell’italiano medio di sinistra. Come buona parte dei suoi blogger. Quelli naturalmente che non sono finti navigatori da lui prezzolati o da suoi amici per riempire le “gradinate” del blog a fare il tifo per le fesserie che propugna.
Tuttavia non tutto il male viene per nuocere.
Con il suo spregiudicato atteggiamento a favore dell’astensione ha di fatto garantito la piena vittoria dello “psiconano”. Altrimenti sarebbe stato probabilmente un “pareggio” (al senato).
Di più.
A due giorni dalle urne se ne è pentito del “non voto” ed ha disperatamente cercato di suggerire il voto a Di Pietro (post “100 e non più 100”). In questo modo favorendo il voto “utile” al PD-IDV da parte dell’estrema sinistra col barilante risultato di cancellare i comunisti dal parlamento.
Grillo ha anteposto le sue ambizioni economiche personali agli interessi dei poveracci che lo seguono devotamente, portandoli verso il baratro. Da buon pifferaio magico quale è.
Non gli è bastato.
Dopo le votazioni ha raggiunto e superato il limite del grottesco provando a impadronirsi dell’astensionismo, delle schede bianche e nulle (post: comunicato politico numero 8). Cercando pietosamente di spacciare come “antipolitica” fenomeni del tutto fisiologici nella democrazia rappresentativa e assai differenti tra loro. Sicchè, mentre le schede bianche o nulle possono essere realmente forme di protesta ma causata da qualunque motivazione, l’astensionismo è in buona parte dovuto a cause di FORZA MAGGIORE. In altre parole una certa parte dell’elettorato non è fisicamente in grado di raggiungere il proprio seggio. Si tratta in particolare di ammalati, anziani e disabili o semplicemente persone in viaggio di lavoro o di piacere in quei giorni.
Neanche il peggior Pannella, tra i buffoni, si era ridotto a tanto.
Ha organizzato il “vday2” sulla “libertà di informazione”.
Non certo il tipo di libertà che consentirebbe di pubblicare, centesimo per centesimo, i bilanci segreti (!) dei sindacati e del quirinale, oppure di sapere per quale motivo raccogliere le impronte digitali degli immigrati clandestini è lesivo della dignità umana mentre costringere le donne a girane con il braccialetto “antistupro” non lo sarebbe. Oppure ancora di spiegarci perché certe italianissime popolazioni meridionali protestino veementemente contro le discariche regolari progettate dello stato, NON contro la miriade di pericolosi immondezzai illegali gestiti dalle mafie.
Un brutto giorno la buffa tragedia della politica italiana si è trasformata nella tragica farsa di un comico miliardario malamente in cerca di spettatori per i suoi spettacoli.
F. Maurizio Blondet
1) Moltissimi dei reati d’opinione vigenti in italia ricadono sotto il codice Rocco, un codice FASCISTA mai abolito dalla casta cattocomunista a garanzia del propria immonda egemonia. Dimostrando che la vera dicotomia è “casta-dell’unità-nazionale”-“cittadini-onesti” NON “destra-sinistra”.
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