venerdì 3 dicembre 2010

Riflessione su Schramma, Bondi e dimissioni...

Il 20 settembre del 2008 ero a Colonia a manifestare contro un raduno neonazista europeo. In quella occasione ebbi l'opportunità di conoscere l'allora sindaco della città, Fritz Schramma, della CDU e che si vede nella foto qui a fianco.
Scambiammo nel retropalco della manifestazione solo poche frasi sulla manifestazione e sull'intolleranza (tradotte allora da Laura Garavini). Mi bastarono per farmi del sindaco un'ottima idea e per rintracciare in lui una forte coerenza tra le sue opinioini e il suo agire quotidiano.

Sei mesi dopo, il 3 marzo 2009, appresi la notizia che nella sua città, Colonia, era crollato l'archivio storico del 1971. Lessi che lui imputava la cosa alla costruzione della metro, non ritenendosi responsabile, e per questo voleva che venissero sospesi i lavori.

26 giorni dopo, il 29 marzo 2009, il Sindaco Schramma annunciò, comunque, il ritiro della sua ricandidatura a sindaco della città, praticamente le sue dimissioni, e il ritito dalla vita politica.

Il 6 novembre 2010, a Pompei è crollata la Casa dei gladiatori, resistita all'eruzione del Vesuvio del 79 d.c.
L'altro giorno, poi, è crollato un muro della Casa del moralista e in questi giorni si stanno verificando altri crolli.

Il nostro Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi (PDL), non ha mai pensato né di dimettersi né tanto meno di non ricandidarsi, né (figuriamoci) di ritirarsi dalla vita politica...

Adesso provo a riflettere sul concetto di coerenza e serietà, cercando di capire, tra Bondi e Schramma, chi è l'intruso nella vita politica.

lunedì 22 novembre 2010

Il Governo ignora gli italiani nel mondo

Ieri è uscito su l'Unità questo mio articolo. Lo riporto sotto per chi avesse la pazienza di leggerlo.

Non si era mai vista a Roma una manifestazione di rappresentanti istituzionali delle comunità italiane all'estero contro il Governo. Siamo arrivati anche a questo: il CGIE, Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, presieduto dal Ministro Frattini, ha tenuto una manifestazione unitaria, con tutti i suoi consiglieri del PD, dell'UDC, di FLI, del PDL e delle organizzazioni sindacali che ne fanno parte, per gridare tutti insieme al governo che sta tagliano ogni legame tra l'Italia e i suoi cittadini nel mondo. Tutto il mondo politico riconosce che in un contesto di globalizzazione, internazionalizzazione e cosmopolitismo, gli italiani che vivono e lavorano all'estero (circa 60 milioni tra cittadini e discendenti) rappresentano una risorse inestimabile in termini culturali ed economici.

Questo governo, invece, li sta liquidando: sta svuotando di poteri gli organismi di rappresentanza di base e intermedi (anche rinviandone continuamente le elezioni), non tiene in alcun conto la rappresentanza parlamentare, sta praticamente azzerando i capitoli di spesa su promozione di lingua e cultura italiana e assistenza, fino al paradosso che i consolati, che non hanno le risorse, sono costretti a negare le bombole d'ossigeno ad alcuni italiani malati terminali in America Latina. Persino laddove vi sono stati errori dello Stato e dell'INPS, che hanno concesso ad alcuni pensionati lievi aumenti mensili, si chiede un rimborso di grosse cifre che detti pensionati non sono in grado di restituire. A un pensionato in Australia a cui è riconosciuta una pensione mensile lorda di 17,08 euro (a cui si aggiungono 291 dollari asutraliani), viene chiesto di restituire 9.584 euro.

Ma il Governo e la maggioranza non hanno alcuna intenzione di discutere la proposta di legge del Parlamentare PD Gino Bucchino sulla sanatoria degli indebiti pensionistici.
Siamo alle solite: si toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Anche di questo i rappresentanti degli italiani nel mondo e del CGIE volevano parlare agli esponenti della maggioranza e del Governo, ma lo si è fatto solo con i rappresentanti del PD, Finocchiaro e Bindi, che sono scesi in piazza accolti dai manifestanti giunti da tutto il mondo.

Per leggerlo direttamente su l'Unità online clicca qui

lunedì 8 novembre 2010

Brodini riscaldati...

Leggo che Maurizio Aloisi, del PDL Australia, ha definito "esilarante" quella parte del documento politico approvato dal PD Australia che descrive il Governo Berlusconi come "pericoloso per il futuro dell'Italia e che mortifica l'immagine degli italiani all'estero".
Lo stesso Aloisi, poi, definisce "brodini riscaldati" i principali problemi da me affrontati nelle riunioni e nei media australiani, quali quelli degli indebiti pensionistici.

Ora, da questo blog, non intendo infilarmi in nessuna polemica personale, ma solo lasciare su queste pagine due testimonianze che mi hanno colpito e sulle quali Aloisi e molti altri potrebbero riflettere prima di definire "esilaranti" certi documenti o di parlare di "brodini riscaldati" intendendo questioni che toccano la carne viva delle Persone più deboli della società.

1) "Pericolo del Governo Berlusconi per l'immagine degli italiani all'estero". Si guardino queste televisioni e TG stranieri che ci definiscono come una barzelletta: clicca qui
2) "Brodino riscaldato degli indebiti pensionistici". Di questi "brodini" me ne sono procurati diversi anche in Australia. Si tratta di lettere dell'INPS a pensionati (per i quali, per motivi di privacy, ometto il nome) che recitano così:
"Gentile signore, la informiamo che abbiamo provveduto a ridetreminare l'importo della sua pensione sulla base della sua comunicazione dei redditi per gli anni 2006 - 2007 e 2008. Il nuovo importo mensile lordo della sua pensione è di 17,08 euro, a decorrere dal 1° settembre 2010, l'importo mensile degli assegni familiari sarà invece di euro 0,00.

Dal calcolo degli importi già riscossi risultano pagati in più sulla sua pensione 9.584,11 euro. [...] A partire dalla rata del mese di settembre 2010, le verrà messo in pagamento il nuovo importo di pensione e sarà avviato il recupero rateale dell'indebito mediante trattenuta sulla pensione...".

Dunque, a persone che percepiscono 17,08 euro lorde di pensione mensile si chiede di restituire allo Stato (per un errore non loro) ben 9.000 euro.

Di questi brodini, se ne dovrebbe occupare il Governo, invece fino a oggi se ne stanno occupando con tenacia solo i parlamentari del PD eletti all'estero che hanno presentato una proposta di sanatoria a prima firma Bucchino (firmata anche da quelli dello stesso PDL all'estero, sia detto a onor del vero, e che giace in un Parlamento occupato a votare le leggi ad peronam), anche se il piatto riscaldato non interessa un signore che possiede mezza Italia, guadagna molti miliardi l'anno e Governa (malamente) questo Paese senza perdere tempo con i 17 euro lordi di pensione di qualche italiano all'estero.

giovedì 30 settembre 2010

Se anche Tremaglia dice le nostre cose...

Ho molto apprezzato il "No" di Tremaglia alla fiducia al Governo Berlusconi: un atto di coerenza personale nei confronti degli italiani nel mondo e di verità e denuncia nei confronti del Governo Berlusconi, che da sempre colpisce le nostre comunità nel mondo.
Tremaglia è uomo di Destra e anche dalle poche parole di ieri in Aula si capisce che la sua visione e lettura degli italiani all’estero, sia sul passato che sul futuro, è diversa e distante dalla mia. E di molto.
Non è il caso, in questa sede e in questa occasione, di discutere nel merito di questa affermazione, vi saranno altri tempi e altri luoghi.

Ciò che conta oggi è schierarsi tutti dalla parte delle nostre comunità, in quanto risorse per il Paese e in quanto persone con diritti e doveri da rispettare, indipendentemente da dove essi risiedano.
Va però riconosciuto all’ex Ministro il merito non solo di aver denunciato da Destra ciò che noi ribadiamo da anni (l’assoluto disinteresse di questo Governo nei confronti degli italiani all’estero, lo smantellamento di tutta la loro rete - consolati e rappresentanze conmpresi - e la miopia politica su quanto anche le nuove generazioni di italiani e discendenti possono ancora fare per anche l’Italia), ma anche quello di aver fatto seguire alle parole un gesto concreto: il voto contrario.

Se anche gli altri parlamentari del PDL eletti all’estero avessero adottato la stessa coerenza di Tremaglia in questi due anni di Governo, probabilmente non avremmo assistito, oggi, a tanto disinteresse e allo smantellamento di una ricchezza costruita nel passato e alla più assoluta mancanza di strategia e lungimiranza per il futuro nei confronti di un pezzo importante dell'Italia.
Ciò non è avvenuto e non avverrà.
Basti rileggere le dichiarazioni di voto del Senatore Fantetti: un atto di incoerenza, evasivo e furbesco.
Fantetti, infatti, perdendo tempo nel compiacersi dell'operato del Governo Berlusconi per i numerosi "meriti" che lui stesso gli attribuisce in Italia, non ha trovato il tempo di ricordare quali siano i meriti di questo Governo verso gli italiani nel mondo, dai quali Fantetti è stato spedito in Parlamento...
Forse quelli di aver ignorato persino gli ordini del giorno e le numerose mozioni presentati dal suo stesso partito?
Attendiamo chiarimenti...
P.S. Quando il Senatore Fantetti parla di "opposizione demagogica" si riferisce anche a Fini e Tremaglia?
E quando il PDL presentava ordini del giorno, mozioni e dichiarazioni con cui chiedeva il ripristino dei fondi tagliati all'editoria all'estero e roba del genere, faceva demagogia o era una leggera forma di schizofrenia?
O si chiedeva a chiacchiere ciò che si toglieva a suon di voti di fiducia?
Tanto per sapere.

martedì 14 settembre 2010

Filo teso: l’Italia e gli italiani nel mondo. Quali prospettive per non spezzare questo legame?

Sabato scorso, alla Festa nazionale democratica di Torino, si è tenuto un dibattito sulle politiche per gli italiani nel mondo. Chi avesse la pazienza di seguirlo in audiovideo può trovarlo sul sito di Youdem cliccando qui.
Buona visione

lunedì 30 agosto 2010

Riforma del voto all'estero e proposta di legge del PD

Su Rai radio 1, l'altro giorno si è parlato di italiani all'estero e riforma del voto.
Chi volesse ascoltare l'intervista fino a quando rimane sul web del sito della Rai può cliccare qui o digitare questo indirizzo: http://www.international.rai.it/raitalia.tv/programma.php?notiziario=18301840

sabato 7 agosto 2010

La lezione di Marcinelle

Oggi è uscito questo mio commento su l'Unità.

Il disastro di Marcinelle, di cui domani ricorrerà il 54° anniversario (262 minatori morti, 136 italiani, per lo più meridionali), potrebbe essere l’occasione, favorita dalla concomitanza col 150° dell’Unità d’Italia, per ragionare, senza retorica e stereotipi, sugli italiani all’estero e sul senso della loro vicenda storica all’interno di quella del Paese.Questa riflessione potrebbe partire dalle condizioni di sfruttamento e mancanza di sicurezza in cui lavoravano gli immigrati nel civile Belgio. Condizioni disumanizzanti, che immaginavamo consegnate a un passato di soprusi e sfruttamento cancellate da lotte e conquiste dei lavoratori.Purtroppo, in Italia le cose vanno ancora molto diversamente ed è bene bene ricordarlo e denunciarlo con regolare e ostinata costanza.Assenza di regole sul lavoro e abusi, fanno ancora parte della quotidianità di migliaia di persone e la gravissima crisi economica in atto ha aggravato condizioni di illegalità già endemiche soprattutto nel Sud. Con la crisi che morde, trattamenti umilianti e massacranti vengono oggi riproposti ai lavoratori come unica alternativa alla disoccupazione e all’emigrazione.

In un ricorso storico che ha il sapore amaro di una nemesi per chi, dopo decenni di sacrifici e soprusi subiti all’estero, aveva assaggiato l’illusione di un riscatto in Patria.Basta pensare a ciò che succede in tanti cantieri edili del nostro Sud, nelle gallerie, nei territori controllati della ‘ndrangheta, dove i subappalti lasciano al lavoro solo le briciole. Parlo di chi arriva a sostenere turni di venti ore, per cui una minima distrazione può costare, e troppo spesso costa, la vita.Rievocare i morti di Marcinelle senza immaginare politiche e strategie a livello nazionale ed europeo, capaci di assicurare diritti e dignità ai nuovi immigrati in Italia e a tutti i lavoratori, sarebbe un esercizio vuotamente celebrativo, incapace di riconnettere questo pezzo doloroso di storia patria alle sfide globali che attendono le politiche del lavoro, della legalità e dell’immigrazione.

L’esperienza degli italiani all’estero può essere un tassello dell’identità e del profilo del Partito Democratico che, come afferma il segretario Bersani, o sarà popolare e del lavoro o non sarà. O saprà ricollocare la dignità della Persona, i diritti e la legalità al centro della sua proposta politica, o difficilmente riuscirà a raccontare e rappresentare un Paese nuovo, alternativo a quello incoraggiato e incarnato dalla Destra in questi ultimi, tormentati quindici anni.
Per leggere l'articolo su l'Unità online clicca qui.

sabato 12 giugno 2010

Mondo Italia, rassegna stampa dei giornali italiani all'estero

Da ieri, venerdì 12 giugno, è cominciata la trasmissinoe "Mondo Italia", cioè la rassegna stampa dei giornali italiani editi all'estero fatta da Youdem.tv in collaborazione con l'Ufficio italiani nel mondo del PD e l'agenzia 9 Colonne.
Una trasmissione che ha l'obiettivo di consentire a tutti gli italiani all’estero che possono collegarsi al sito della tv o che possono vedere la tv tramite parabola, di avere a disposizione un’ampia panoramica delle principali notizie trattate dai giornali italiani stampati all’estero.
Inoltre, si vuole far conoscere agli italiani in Italia (almeno quelli che seguono tramite internet o il satellite YouDem tv) chi sono, cosa fanno, come vivono, come si informano gli italiani residenti all’estero, oltre che evidenziare in Italia l’utilità, la competenza e il ruolo insostituibile tra le comunità, dei giornali italiani all’estero, così duramente colpiti dai tagli all’editoria.

Il nostro auspicio, dunque, è che, a partire da questo progetto, si possa stimolare una certa curiosità e attenzione anche al di fuori dal PD e in altri canali televisivi italiani, in modo da aumentare sempre più l’attenzione dei mezzi di comunicazione e degli italiani in Italia verso le nostre comunità all’estero e il loro sistema di informazione.

Si può vedere la rassegna stampa, che va in onda in diretta ogni venerdì alle ore 13:00, in replica il sabato alle ore 17,30 e 23,00 e la domenica alle ore 10,20, su YouDem Tv, che trasmette sul canale 813 della piattaforma Sky e in streaming sul sito www.youdem.tv, sezione Live.
Per sintonizzare il decoder non-Sky utilizzare le seguenti impostazioni:

Hotbird 8 – 13° est
Transponder: 18
Frequenza: 11.541 MHz
FEC: 5/6
Polarizzazione: Verticale
Symbol rate: 22.000 MSPS
Nome canale: YOUDEM

La puntata settimanale sarà disponibile dal venerdì pomeriggio on-demand sul sito www.youdem.tv, da cui sarà scaricabile in qualsiasi formato registrandosi al sito di YouDem.

Per vedere la prima puntata basta cliccare e collegarsi direttamente al seguente link: http://www.youdem.tv/VideoDetails.aspx?id_video=d88f4f56-9954-4921-a72c-14d5372a3955

lunedì 31 maggio 2010

Tutti a Francoforte


Sabato scorso ho partecipato alla manifestazione di Francoforte contro i tagli alle risorse per gli italiani all'estero e il rinvio delle elezioni dei Comites. Ho detto più o meno queste cose.



Non so se oggi sia una bella o una brutta giornata.
È sicuramente bella perché le comunità italiane all’estero si ritrovano unite a manifestare con le loro rappresentanze, le loro associazioni, i loro partiti.
Perché riscoprono e valorizzano insieme il proprio senso di appartenenza e comunità.

Ma è anche una brutta giornata, perché si trovano a dover rivendicare diritti acquisiti e pratiche democratiche che nessuno dovrebbe mettere in discussione e che invece si stanno di fatto cancellando.

Stiamo assistendo a un vero e proprio processo di svuotamento delle comunità italiane all’estero.
Un processo che non è il frutto del caso, ma di una visione distorta della presenza italiana nel mondo.

Gli italiani all’estero, i loro organismi di rappresentanza e i capitoli di spesa ad essi dedicati sono considerati come un costo improduttivo e anacronistico a carico dello Stato.

Per questo motivo non si è fatto altro che tagliare le risorse e sminuire il ruolo delle rappresentanze, parlamentari compresi.

Si sono praticamente azzerati i corsi di lingua e cultura, cioè l’anima del Paese e il filo conduttore tra le diverse generazioni e l’Italia, oltre che il volano della proiezione e conoscenza dell’Italia nel mondo.

Tutti i Paesi moderni conquistano spazi e autorevolezza all’estero non più con le armi, ma investendo nel mercato soprattutto attraverso la cultura.

Si è usata la mannaia sull’assistenza, penalizzando gravemente una fetta si minoritaria di cittadini, ma quella più indifesa e bisognosa che non può essere lasciata sola e al mercato.

E questo è grave non solo da un punto di vista politico e istituzionale (e a me già basterebbe così), ma anche etico e morale per un Paese che si dice cristiano e che accoglie in Parlamento il Papa con i più alti onori.

Si sta mortificando il ruolo dei Comites e del CGIE prorogandone di tre anni il rinnovo.
Questo continuo rinviare, fino quasi a raddoppiarne la durata legalmente riconosciuta, lascia intendere che la loro funzione istituzionale, democratica e sostanziale non è importante.

Inoltre si sfiancano le persone che in questi organismi lavorano a titolo volontario e che dopo cinque anni avrebbero l’esigenza di un naturale ricambio o di una nuova spinta che viene dal confronto elettorale.


Lo abbiamo detto tutti, in tutti i contesti.
Eppure si continua a ignorarlo.

Ma non perché non vi sia la consapevolezza che le elezioni andassero fatte già lo scorso anno, ma perché si vuole barattare il rinnovo dei Comites con l’approvazione di una proposta di riforma degli stessi Comites e del CGIE che nessuno vuole.

E siccome nessuno la vuole, sostanzialmente si opera un vero ricatto istituzionale: “o accelerate e facilitate l’approvazione della riforma o non si rinnovano i Comites”.

Questo ricatto è inaccettabile!
E lo è non perché qui qualcuno non vuole riformare Comites o CGIE.
Ma perché già nel 2003 si rinviarono le elezioni dei Comites.

Si disse che li si doveva riformare tenendo conto dell’introduzione del voto e della rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero.
Ciò che si dice anche oggi.
Ma quella riforma allora è stata fatta.
A meno che non si dica chiaramente che è stata fatta talmente male che occorre rifarla oggi. Ma si abbia il coraggio di dirlo però.

E poi, in quanto al CGIE, già qualche anno fa erano state date delle linee di autoriforma dalle quali si poteva partire.
Invece non se ne è tenuto conto e si è andati in tutt’altra direzione.
Persino sbagliando, anche seguendo una logica puramente economicista, dato che questa riforma porterebbe anche un incremento di costi, mentre oggi si vuole fare riforme che li diminuiscono.

Ecco perché, quindi, oggi a Francoforte, poi a Buenos Aires e successivamente a Vancouver, le comunità e le loro rappresentanze sono unite e devono manifestare facendo sentire con forza la propria voce.

Ed ecco perché il Governo deve rivedere la decisione del rinvio.
C’è ancora tempo se solo si ha la buona volontà di ascoltare e dialogare senza ricatti.
Si vada al voto e poi si riprenda con la giusta saggezza e i giusti tempi il percorso della riforma del CGIE partendo proprio dalle linee di autoriforma che lo stesso CGIE ha tracciato.

C’è ancora tempo per convocare entro giugno le elezioni.
Ci credo ancora.
Perché c’è stato un atto di coraggio trasversale ai partiti in questo senso.
Atto di coraggio che ha però subito una battuta d’arresto nei giorni scorsi.
Prima in Commissione e poi in Aula, quando si è votata la conversione del Decreto per il rinvio delle elezioni.

Mi sarei aspettato, e lo dico davvero senza alcuno spirito di polemica – che sarebbe inutile e dannoso – ma con un po’ di amarezza, che anche i parlamentari del PDL eletti all’estero avessero votato non contro il Decreto, ma almeno a favore degli emendamenti contro il rinvio.

In questa direzione si è impegnata, insieme a tutti i parlamentari del PD, persino il Vice Presidente della Camera, l’on. Rosi Bindi, per presentare un emendamento che, coerentemente con quanto detto alla plenaria del CGIE, chiedeva l’annullamento del rinvio delle elezioni.

Questo il CGIE aveva chiesto all’on. Bindi nella sua veste di Vice Presidente della Camera tempo fa. Questo lei si era impegnata a fare e questo ha fatto.

C’era dunque, l’altro giorno, a chiedere l’annullamento del rinvio, una alta carica istituzionale, c’era il principale partito di opposizione, e ci sono il CGIE e i Comites.
Sarebbe stato un segnale fortissimo se anche i parlamentari del PDL eletti all’estero, uniti come è stato unito il CGIE e come siamo uniti oggi qui, avessero votato si agli emendamenti contro il rinvio.

Probabilmente, anzi sicuramente, gli emendamenti non sarebbero passati, ma non sarebbe stata scalfita l’unità delle comunità e, soprattutto, sarebbe stata inequivocabile e senza appello la bocciatura della decisione del rinvio: che è la cosa che oggi ci importa per non far morire i Comites.

Comunque c’è ancora tempo se c’è una volontà di ascolto.
C’è ancora tempo se il Sottosegretario Mantica vuole guardare a quello che è avvenuto in questi due giorni a Francoforte.
Se ha la modestia di capire che non ci sono contrasti strumentali o ideologici, ma richieste sensate e ragionate.

Assuma, dunque, il Sottosegretario, un atto di responsabilità nei confronti degli italiani all’estero.
Nessuno lo interpreterà come un suo passo indietro o una sua sconfitta.
Ma come l’atto di ascolto di una persona saggia verso il mondo che è stato chiamato a rappresentare.

Se non lo farà, invece, sarà legittimo per tutti pensare c’è un disegno politico tendente a smantellare l’intera rete degli italiani nel mondo: dalle politiche che li riguardano alle rappresentanze che si sono dati in decenni di battaglie e di rivendicazioni.

Un errore davvero grave e anacronistico.

Grazie a tutti.

lunedì 24 maggio 2010

Il PD e la Presidente Bindi contro il rinvio delle elezioni dei Comites


Venerdì scorso ho scritto per La Gente d'Italia questo articolo. Buona lettura.

Nei giorni scorsi la Commissione Esteri della Camera ha votato un Decreto che contiene il rinvio delle elezioni per il rinnovo dei Comites (e dunque del CGIE) di altri due anni. Dico di altri due perché già lo scorso anno le elezioni erano state rinviate. Se il Decreto andrà in porto il mandato di cinque anni dato dai cittadini ai consiglieri di Comites e CGIE durerà ben otto (quasi il doppio).
La cosa sorprendente è che, nella relazione del Governo per giustificare il rinvio, si parla della necessità di rinviare le elezioni per approvare proprio la riforma dei Comites. La stessa motivazione data dallo stesso Governo Berlusconi nella legislatura 2001-2005, quando anche allora rinviò di due anni (e sono già tre volte) le elezioni, con lo stesso motivo di oggi (la riforma poi si fece – condivisa anche dall’allora minoranza – proprio in virtù dell’introduzione del voto e della rappresentanza dei cittadini italiani all’estero).

Delle due, quindi, l’una: o la volta scorsa si fece una riforma che doveva tener conto di qualcosa di cui poi non si è realmente tenuto conto (quindi l’allora Governo Berlusconi ha fallito) oppure oggi si racconta una falsità (e non sarebbe la prima). Inoltre nel Decreto è spiegato che “da un’accurata analisi della successione degli atti e dei relativi termini risulta che tali elezioni richiedono un complesso meccanismo organizzativo – da avviare entro i primi mesi del 2010 – derivante dall’impatto della regolamentazione e dal contesto normativo e operativo nel quale le elezioni dovrebbero avere luogo. Il termine, pertanto, deve necessariamente essere ulteriormente prorogato”.

Rileggiamo bene: “Un complesso meccanismo”, dunque, “da avviare entro i primi mesi del 2010”. Già. Andava avviato a inizio anno. Non lo si è fatto, quindi il “termine deve necessariamente essere prorogato”. Domanda: ma chi e perché non ha avviato questo meccanismo? Gli stessi che ora propongono il Decreto.
Quindi per colpa di inettitudine del Sottosegretario Mantica oggi pagano tutti gli altri? E poi, suvvia, indicendo le elezioni entro il mese di giugno ci sarebbero i tempi per farle entro la fine del 2010, data stabilita dal Decreto dello stesso Governo Berlusconi dello scorso anno. Quindi si raccontano falsità per nascondere contraddizioni politiche e disegni riformatori fallimentari che si vuole imporre con ricatti perché non condivisi.

Per questo, dunque, il Gruppo del PD in Commissione Esteri ha presentato degli emendamenti soppressivi dell’articolo 2 che vuole il rinvio. Emendamenti firmati dal Vice Presidente della Camera, Bindi – che aveva raccolto al CGIE le preoccupazioni espresse dall’Assemblea in merito al rinvio delle elezioni – e da tutti i parlamentari del PD eletti all’estero. Un atto di serietà politica e di coerenza istituzionale, quello della Bindi e dei deputati del PD, non raccolto dalla maggioranza.
Ma noi non demorderemo. Per questo, infatti, e non solo per questo, il PD si mobiliterà e sarà il 28 e il 29 maggio a Francoforte al fianco di Comites, CGIE e associazioni per sostenere il loro appello per il rafforzamento degli interventi pubblici a sostegno delle nostre comunità oltre confine, il reintegro delle risorse per la stampa italiana all’estero, il mantenimento di adeguati e opportuni livelli di presenza ed efficienza dei servizi consolari e il rinnovo dei Comites entro l’anno.

venerdì 7 maggio 2010

Il senso di missione degli italiani all’estero nel 150° dell'Unità


Oggi è uscito su La gente d'Italia questo mio articolo. Buon fine settimana.

È stato molto bello il discorso che mercoledì scorso il Presidente Napolitano ha tenuto a bordo della nave Garibaldi in occasione della cerimonia celebrativa del 150° anniversario della partenza dei Mille.
Ogni giornale italiano dovrebbe pubblicarlo integralmente; in ogni scuola dovrebbe essere distribuito a studenti e professori; ogni ufficio pubblico dovrebbe tenerlo ben in vista; ogni consolato dovrebbe esporlo alla vista dei cittadini italiani all’estero.
Lo dico perché, come scriveva ieri l’on. Marco Fedi, su “un punto gli italiani nel mondo, oltre ogni logica di appartenenza, sono assolutamente e fermamente solidali: l’unità della nazione, il legame nazionale che ci unisce, dal nord al sud”.


Dunque le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sono un momento importante che riguarda anche gli italiani nel mondo. Una ricorrenza che, a mio avviso, va interpretata oggi come l’Unità non solo dell’Italia tra Nord, Centro e Sud, ma anche dell’Unità tra italiani in Italia e italiani nel mondo, che per troppo tempo sono stati dimenticati o considerati cittadini di serie B, pur avendo sempre mantenuto un rapporto costante con il Paese d’origine. E oggi, dopo una breve parentesi di attenzioni varie e il riconoscimento delle rappresentanze parlamentari, rischiano di essere ricacciati in un angolo.
Napolitano, nel suo discorso, ha fatto un importante rifermento al volontariato, spiegando come “senza l’apporto del volontariato non sarebbe stata concepibile la spedizione dei Mille”. Questo mi fa pensare a quanto, ancora oggi, il volontariato sia importante tra gli italiani all’estero per l’apporto che essi danno all’Italia. Da sempre i nostri connazionali si sono organizzati in associazionismo volontario: dalle società di mutuo soccorso all’associazionismo regionale, alle rappresentanza di base e intermedie quali Comites e CGIE che, pur facendo un gran lavoro per le comunità ed essendo istituite da leggi dello Stato, funzionano esclusivamente su base volontaria, senza retribuzione alcuna dei propri membri. Italiani che sacrificano tempo libero spesso sottratto alle vacanze e alle famiglie, che spendono risorse proprie e che si mobilitano quotidianamente per il solo amore verso l’Italia e gli italiani, che siano essi in patria o all’estero, per provare a lavorare alla soluzione dei problemi che ci troviamo difronte.

E il Presidente Napolitano, questo impegno volontario e cocciuto, lo spiega bene quando dice che “si nutre di un più forte senso dell’Italia e dell’essere italiani, di un rinnovato senso della missione per il futuro della nazione”. Un senso di missione che gli italiani all’estero hanno sempre conservato, ovunque si siano trovati.

Per questo, quindi, penso che anche all’estero ognuno di noi dovrà fare la propria parte per celebrare questa importante ricorrenza. Anche il Partito Democratico all’estero dovrà mobilitarsi, promuovere iniziative, eventi, discussioni per ricordare che l’Italia è una e indivisibile, come recita la sua Costituzione e che, come ha ricordato il Presidente, “vogliamo far rivivere nella memoria e nella coscienza del Paese le ragioni di quell’unità e indivisibilità come fonte di coesione sociale, come base essenziale di ogni avanzamento tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più arduo contesto mondiale. Così, anche celebrando il 150°, guardiamo avanti, traendo dalle nostre radici fresca linfa per rinnovare tutto quel che c’è da rinnovare nella società e nello Stato”. Compreso il suo spezzone all’estero.

venerdì 23 aprile 2010

Quelli che... amano i Panzer Divisionen e disprezzano gli italiani all'estero


Oggi è uscito su La gente d'Italia questo mio articolo.

L’audizione di ieri del Sottosegretario Mantica nella Commissione Affari esteri del Senato, ha messo in luce aspetti molto preoccupanti della sua visione degli italiani all’estero, delle rappresentanze intermedie, dei temi a lui più o meno cari e perfino del suo carattere e approccio istituzionale.
Dai resoconti passati dalle agenzie, viene fuori che a Mantica non importa nulla di questioni quali rete Consolare, che ha smantellato senza cercare alcun dialogo con l’opposizione, lingua e cultura italiana, che ha praticamente azzerato, assistenza – in particolare quella sanitaria in America latina – ridotta al lumicino, corsi di formazione professionale, stampa e informazione, quasi costretto alla chiusura, rapporti con i giovani, per i quali dopo la Conferenza Mondiale non ha fatto nulla.

Sembra gli interessi solo mettere mano ai Comites e al CGIE che, nelle condizioni di cui sopra, dovrebbero essere invece un problema secondario.

Ma soprattutto, ciò che mi ha colpito di quell’audizione, oltre ai contenuti chiaramente espressi dal Sottosegretario, è il tono e le parole usate nei confronti di organismi e rappresentanti istituzionali.
Ha parlato di Comites e CGIE, che sono gli organismi istituzionali più vicini ai cittadini sul territorio, come di “strutture antiche che non rappresentano più niente”. Le ha inquadrate esclusivamente come un costo per lo Stato perché "costano 5 milioni di euro l’anno per il loro funzionamento” (sic!). Vogliamo dire che è un costo che fa ridere, soprattutto se rapportato agli sprechi reali italiani di cui potrei fare un lungo elenco e di cui gode lo stesso Sottosegretario senza batter ciglio?


Dunque, gli organismi di rappresentanza di base non sono luoghi della comunità o risorse, ma costi inutili da tagliare o, per lo meno, depotenziare il più possibile.
Inoltre, ha citato una lettera ufficiale e formale del Segretario Generale del CGIE, Carozza, nella quale, a nome dell’istituzione che rappresenta, chiedeva lumi sulla data delle elezioni dei Comites, suggerendo quella del 2010 come indicato dallo stesso Governo nel suo decreto dello scorso anno.
Mantica ha detto che quelle elezioni si faranno solo dopo che passerà la riforma da lui sostenuta, anche se questa dovesse passare solo nel 2011. E a questo proposito ha affermato di aver “sempre ammirato i carristi dei Panzer Divisionen” e che, basta dargli il tempo, “passa sul cadavere” del Segretario Generale Carozza. Un linguaggio certamente non adatto a un Sottosegretario e a un luogo istituzionale, che ricorda quello dei "bivacchi di manipoli". Trattando con tale disprezzo una persona, Carozza, si disprezza palesemente anche l’istituzione che essa rappresenta e i cittadini italiani che è chiamata a rappresentare dallo Stato italiano. Come se avesse detto che passa sul cadavere del CGIE e degli italiani che questa istituzione rappresenta. Cosa ancor più grave se si considera che – mi sono andato a cercare la lettera del Segretario Generale – dal CGIE era stata fatta una richiesta politicamente e formalmente rispettosa sia del Sottosegretario che del suo Ufficio e in nessun caso erano stati utilizzati i toni che Mantica ha lasciato intendere ai senatori della Commissione Affari Esteri, che non erano a conoscenza della lettera da lui citata.

Sono convinto che un alto rappresentante istituzionale non possa permettersi di trattare il mondo che lui stesso rappresenta o di cui è interlocutore diretto con tale disprezzo, arroganza e disinteresse. In questo caso significa avere disprezzo, arroganza e disinteresse nei confronti di milioni di italiani nel mondo. Non è consentito nemmeno al loro Sottosegretario.

venerdì 26 marzo 2010

Per una nuova Unità d'Italia

Oggi è uscito su La gente d'Italia questo mio articolo. Buone cose.

Da due anni a questa parte, chiusasi la campagna elettorale e gettate alle ortiche le belle promesse di “sostenere con sempre maggior impegno le comunità italiane all’estero” e di voler intensificare “il legame con la madrepatria”, da questo Governo non abbiamo visto che disinteresse e accanimento. L’ultimo in ordine di tempo è il taglio alla stampa italiana all’estero, del quale ha scritto benissimo pochi giorni fa Gian Antonio Stella. Un provvedimento che, come ricorda l’editorialista del Corsera, è stato voluto dal Governo per regolare (o meglio attaccare) i giornali di partito – di tutti i partiti – e che ha finito per non toccare affatto quegli organi di stampa e per travolgere, invece, solo le poche testate italiane edite all’estero. Ma la cosa che dà più fastidio, che crea più sconcerto, è che al di là delle promesse elettorali non mantenute circa il futuro delle comunità, si attaccano e stravolgono senza rispetto anche le certezze del passato e il diritto.

I tagli, infatti, non valgono solo per il futuro, come sarebbe lecito e normale dopo il varo di ogni legge, ma sono retroattivi, hanno cioè effetto anche per il 2009. Questo significa che coloro i quali, sulla base di una legge dello Stato, avevano affrontato delle spese e si erano indebitati sapendo di avere una certa cifra di rimborsi, oggi non avranno quanto gli spettava di diritto, ma la metà: cosa che nessuno avrebbe mai potuto prevedere. Ma questo, si sa, è il Popolo delle libertà di fare come gli pare, ma sulla pelle degli altri, degli italiani all’estero considerati meno di niente.In quanto a promesse, poi, lo scorso novembre, alla Conferenza Stato-Regioni-CGIE, il Sottosegretario Letta aveva raccolto l’odg votato all’unanimità con il quale si chiedeva al Governo il ripristino di parte delle risorse tagliate nell’ultima Finanziaria su alcuni particolari capitoli di spesa, per un totale di circa quattro milioni di euro. Letta si era impegnato personalmente a ottenere quei quattro milioni, ma nessuno ne ha mai più saputo nulla.

Oggi, poi, sono ripresi alla Farnesina i lavori del Comitato di presidenza del CGIE con un odg che mette i brividi e che va dalla relazione del Governo (e c’è da ridere, o piangere) alla ripartizione di contributi e finanziamenti per il 2010 ai corsi di lingua e cultura, dall’assistenza alla stampa italiana all’estero, dalla rete consolare alla riforma del CGIE e del voto alle elezioni dei Comites. Argomenti sui quali, per due anni, abbiamo visto solo abbattersi la scure governativa. Il Comitato di presidenza, inoltre, dovrà preparare la successiva Assemblea plenaria sempre su questi temi.
Questa volta, dunque, io credo che i il CGIE dovrà prepararsi a lavorare sull’onda di una iniziativa politica unitaria forte e chiara nei confronti del Governo e del Parlamento. Non sono più ammissibili dichiarazioni di intenti da parte del Governo a cui non seguono atti concreti; non si potranno più concedere slittamenti per la convocazione delle elezioni per il rinnovo dei Comites; non si può più accettare che siano continuamente umiliati i connazionali all’estero e le loro rappresentanze istituzionali nei Comites, nel CGIE, in Parlamento.

Questa volta, il Consiglio Generale, deve esigere dal Governo atti concreti e immediati che indichino un reale interesse di questa maggioranza, di questo Governo e dell’intero Paese verso gli italiani nel mondo.Si va verso il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e il CGIE si appresta a preparare le celebrazioni all’estero: un altro punto all’odg di questi lavori. Con l’Unità è iniziata anche l’emigrazione di massa e si è cominciato a scavare il solco tra chi rimaneva in patria e chi partiva. Dia, oggi, il Governo, in questa occasione, il segnale di non voler allargare quel solco tra chi è partito e chi è rimasto, ma di volerlo riempire di contenuti e attenzioni.

venerdì 19 marzo 2010

La Destra tra illusinismo e realtà

Oggi è uscito questo mio articolo su La gente d'Italia (www.lagenteditalia.com/). Buon fine settimana.

È davvero preoccupante l’atteggiamento della Destra in merito alle questioni che riguardano gli italiani nel mondo. Veniamo da due anni di disattenzione del nostro Governo, di atteggiamenti persino di fastidio verso le nostre comunità e le loro rappresentanze, di riduzioni delle strutture diplomatico-consolari, di pesanti tagli a tutti i capitoli di spesa per gli italiani all’estero: dall’assistenza ai corsi di lingua e cultura, all’editoria. La cronaca, poi, ci ha consegnato una serie di problemi legati al voto nella Circoscrizione estero e, in perfetta linea con quanto si è fatto (o non fatto) in questi due anni, si è subito approfittato di queste vicende per tentare il colpo mortale alle nostre comunità: la cancellazione della Circoscrizione estero e dell’esercizio dell’elettorato passivo.Ha iniziato, infatti, l’on. Giuseppe Angeli del PDL, con una Proposta di legge che prevede l’abolizione del voto per corrispondenza e ha continuato il suo collega di partito Fabio Gava, che vuole addirittura abolire la Circoscrizione e i parlamentari eletti all’estero, consentendo al massimo ai nostri connazionali di votare per candidati nei collegi d’origine e residenti in Italia.

Non sono tanto le proposte in sé che preoccupano, quanto l’atteggiamento di liquidatoria superficialità, di disprezzo e di incoerenza che muove questi legislatori. La loro assoluta mancanza del minimo sforzo intellettuale, morale e civile finalizzato ad affrontare con serietà un problema reale per trovare correttivi e soluzioni praticabili. C’è un problema sul voto? Lo si elimini alla radice abolendo un diritto costituzionale. C’è la crisi economica? Si tagli su una comunità che non vive entro i confini e “non paga le tasse in Italia” (che poi è una falsità). Tutto ciò rappresenta in modo chiaro e inequivocabile come non solo non si sia capito il legame culturale e affettivo che i nostri connazionali oltreconfine coltivano con orgoglio nei confronti del Paese d’origine, né, tantomeno, il valore, il peso economico e la straordinaria risorsa che gli italiani all’estero sono per l’Italia. Come se non bastasse, emerge una volontà di accanimento e di rimozione.

Ma se è così – ed è così nella Destra – lo si dica chiaramente, altrimenti suoneranno beffarde e incoerenti le promesse elettorali di solo due anni fa, quando l’allora candidato a Presidente del Consiglio, Berlusconi, scriveva agli italiani all’estero una lettera il cui passaggio chiave recitava: “rivendichiamo orgogliosamente al nostro governo il merito di aver fatto approvare, insieme all’istituzione del Ministero per gli Italiani nel Mondo, la legge che permette anche a Te di votare ed agli italiani all’estero di eleggere dodici Deputati e sei Senatori, dando così voce e rappresentanza agli italiani che con il loro impegno e la loro creatività sono i primi ambasciatori nel mondo dell’Italia e del suo patrimonio di umanità e di cultura. Per quanto ci riguarda sosterremo con sempre maggiore impegno le comunità italiane all’estero e cercheremo di intensificare il Vostro legame con la madrepatria affinché siate fieri della Vostra italianità”. Sic!

Non credo che dopo due anni costellati dalle iniziative che ho cercato di richiamare, tra le quali spiccano le Proposte di legge Angeli e Gava, e l’atteggiamento della Destra sopra descritto, coloro che hanno ricevuto questa lettera possano oggi credere che sia stato un sentimento sincero a ispirare quelle parole. Credo, viceversa, che i nostri connazionali non possano che pensare che si trattava solo di retoriche promesse elettorali in stridente contrasto con quanto stanno vivendo sulla propria pelle dopo che Berlusconi ha vinto e governa con larghissima maggioranza. Insomma, si è passati dai sogni venduti in campagna elettorale all’incubo concretizzatosi nella realtà di governo.


P.S. Per spiegare meglio gli illusionismi della Destra sugli italiani all'estero, ho preso la foto in alto, l'ho girata di 90° a destra e l'ho ripubblicata qui a fianco: ora dimmi nel commento se vedi lo stesso animale oppure no...
Eppure la foto è la stessa, così come sono le stesse persone il Berlusconi della lettera e l'on. Angeli che l'ha fatto circolare nel 2008...

venerdì 5 marzo 2010

Le interviste impossibili

Ieri sono stato intervistato da Mariella Ferrante per Italian Network.
Chi ne ha voglia può sentire cosa ho detto cliccando qui

... "Dopo la vicenda Di Girolamo, togliere il voto agli italiani all'estero significherebbe colpirli due volte. La prima volta li colpisce la 'ndrangheta, la seconda li colpirebbe lo Stato"...

sabato 27 febbraio 2010

Per Di Girolamo pagano gli emigrati

Oggi è uscito sul quotidiano Europa questo mio aricolo sul caso Di Girolamo. Buon fine settimana.

Chi come me è cresciuto in Calabria sa bene cos’è la ‘ndrangheta. Conosce la sua grande abilità nel mimetizzarsi tra le persone per bene e nel mondo economico e politico; l’equivoco di farsi considerare come fenomeno minore, se non addirittura come una invenzione letteraria. Allo stesso tempo, quando inevitabilmente si materializza in tutta la sua spietata e crudele sete di soldi, di potere e di sangue sul territorio, riesce a far passare l’idea (anche tra molte persone per bene) che si tratti di accidenti inevitabili, ma intorno ai quali (almeno lei, la ‘ndrangheta) produce lavoro in quelle riserve di disoccupazione ed emigrazione che sono le province calabresi. E proprio attraverso l’emigrazione dei decenni passati e i confini dei capi famiglia nel centro e nord Italia o all’estero, la ‘ndrangheta ha allungato i suoi tentacoli al di fuori della Calabria divenendo l’associazione criminale più potente al mondo e più “affidabile” nel campo della criminalità organizzata. È un fenomeno terribile. È la Piaga (con la P maiuscola) della Calabria.

L’unico vero, grande, ostacolo allo sviluppo di quella regione: gli altri problemi, non pochi, sono conseguenze scaturite da quel male originario e possono sperare in una soluzione solo a partire dall’aggressione totale alla criminalità organizzata. La ‘ndrangheta agisce in ogni settore della vita calabrese: emigrazione compresa. E nella vicenda Di Girolamo è proprio questo mondo di emigrati che viene colpito. Colpito per la seconda volta. Perché chi emigra (o è emigrato in passato) dalla Calabria lo fa quasi sempre per necessità, sempre con quel tanto di sofferenza e dolore che provoca il distacco da quella terra. Si rifà una vita all’estero con nuove speranze: un lavoro, una vita nella legalità, una rappresentanza diretta che gli permetta di tenere il legame con una terra che non riesce e non vuole dimenticare, persino alimentando lontane e illusorie speranze di ritorni trionfali ai luoghi natii. Questo orizzonte di realizzazione viene troppo spesso inquinato e compromesso dai boss, dai loro “servi”, i loro affaristi, i loro killer, i loro legami ambigui con alcuni “rappresentanti istituzionali”. Ecco, anche di questo deve rispondere in tribunale il senatore Di Girolamo. Di aver contribuito, con il suo (per ora presunto) prestarsi a interessi mafiosi, ad aver minato alla base le speranze degli emigrati che per anni si sono spezzati la schiena col lavoro lontano dalla propria terra. Di aver gettato tonnellate di fango sulla Circoscrizione estero e sul voto dei nostri milioni di concittadini onesti.

Di aver insinuato il sospetto, in tanti, che decenni di battaglie delle comunità, delle associazioni, dei sindacati, per l’autoaffermazione e l’integrazione, per i diritti dei migranti e dei lavoratori, culminate con il voto per corrispondenza e con la Circoscrizione estero (che sono solo l’inizio di un nuovo e moderno cammino), oggi siano, in concreto, lo strumento di una o più associazioni mafiose a cui le nostre comunità servono per portare in parlamento i propri uomini. Non è così. Gli italiani all’estero non sono questa cosa. Gli italiani all’estero sono le vittime della ‘ndrangheta e di Di Girolamo esattamente come gli italiani in Calabria. Nel processo che si terrà, gli italiani all’estero sono, anche moralmente, la parte lesa. Sta al parlamento, poi, stringere le maglie larghe del voto all’estero, confermandone importanza e validità, ma intervenendo per renderlo più sicuro e non penetrabile alle mafie, buttando via l’acqua sporca tenendo stretto e con cura il bambino che deve ancora crescere.

mercoledì 24 febbraio 2010

Rilanciare il dialogo

Oggi ho assistito ai lavori del congresso della UIM. Ho ascoltato molti interventi interessanti: dalla relazione di apertura di Alberto Sera a quelli di ospiti come Nino Randazzo, Andrea Amaro, Rino Giuliani, Roberto Volpini, Norberto Lombardi e vari altri. Sulle agenzie immagino se ne troverà traccia.
Io ho detto più o meno queste cose.


Buongiorno a tutti.
E grazie per avermi invitato a questo importante appuntamento congressuale.
Invito che mi dà la possibilità di riprendere e rilanciare un dialogo tra il partito che rappresento e il mondo sindacale tutto, dei patronati e delle associazioni all’estero.

Un dialogo dal quale, a mio avviso, non si può e non si deve prescindere, poiché il mondo delle associazioni, all’estero rappresenta un riferimento indispensabile tanto per le collettività quanto per i rappresentanti istituzionali e politici.
In questo senso, però, sento di poter dire che le scelte politiche del nostro Governo non vanno nella direzione della valorizzazione di questo mondo.
Né in quella di una riforma mirante al rilancio e all’ammodernamento dell’articolato mondo dell’associazionismo.

Nell’ultimo anno, ho avuto modo di seguire i lavori dei giovani italiani all’estero che rappresentano il futuro delle nostre comunità e del rapporto tra esse e l’Italia.

Questi giovani, mai come adesso protagonisti competenti e realmente interessati alla partecipazione politica e al rapporto con l’Italia, hanno fatto un gran lavoro di analisi, di elaborazione e di proposta.
Da questo lavoro è venuto fuori con forza come anche essi considerino l’associazionismo un punto di riferimento prioritario per le comunità italiane all’estero.

Insistono, e io con loro, sulla necessità di riforme di sistema.
Ma chiedono riforme che vadano nella direzione di un rilancio del mondo dell'associazionismo e della rappresentanza, sottolineando come, invece, negli ultimi tempi, si confonda la giusta richiesta di riforme con l’obiettivo di ridurre i costi attraverso il depotenziamento delle strutture e delle funzioni istituzionali esistenti.

Basti pensare alla riforma dei Comites e del CGIE promossa dall’attuale maggioranza e che si traduce nella proposta Tofani: un progetto che riduce le competenze delle istituzioni intermedie.
Che recide il legame tra queste e il mondo associazionistico e sindacale.
Che esclude i rappresentanti di patronato dall’Assemblea del CGIE.

Una proposta alla quale come Partito Democratico ci opponiamo e diciamo chiaramente NO.

È nostra opinione, infatti, come affermava proprio in questa sede l'On. Narducci qualche anno fa, "che il CGIE debba ripartire come laboratorio di idee, ma anche di progetti, e come tale continuare a funzionare.
È infatti impensabile che possano fare tutto i parlamentari".

Il CGIE deve essere luogo di raccordo principale delle diverse rappresentanze, delle istituzioni italiane e dell'associazionismo.

Diciamo NO, dunque, perché siamo convinti che ci sia bisogno di un atteggiamento e una visione diversi – diametralmente diversi – nei confronti delle istituzioni intermedie che mirino a rafforzare il ruolo delle rappresentanze e il legame di esse con un mondo associazionistico rilanciato e vitale.

E in questa direzione serve una spinta forte, che scaturisca anche da un dialogo che occorre riprendere in maniera fluida tra tutte le forze che agiscono in emigrazione.
Voi avete usato per questo congresso alcune parole chiave:
"globalizzazione e identità";
"trasformazioni e certezze".
Sono le parole del nostro tempo.
Sono le parole con le quali il mondo politico deve confrontarsi se vuole guardare avanti.

Parole che mi piace prendere in prestito, col vostro permesso, per dire che è su questo terreno, sul terreno di una rinnovata identità in un mondo sempre più mescolato e interconnesso, che si disegnerà il nuovo profilo delle nostre articolate comunità all’estero.
Solo così riusciremo a fotografare nuove esigenze e interessi emergenti;
a cogliere i bisogni imprescindibili da tradurre in certezze e diritti per chi lavora e produce;
solo così, infine, riusciremo a proporre le riforme adeguate a dare risposte.

E penso qui alle imprescindibili trasformazioni degli attuali strumenti istituzionali e politici.
In tutto questo, naturalmente, in questo scenario così complesso, io penso che il ruolo dei sindacati sia quanto mai attuale e imprescindibile.
I sindacati, infatti, devono non solo stare dalla parte di chi lavora e di chi ha bisogno di assistenza.
Ma devono essere anche un supporto per lo Stato, uno strumento di integrazione e potenziamento della sua azione.

Soprattutto, se si vuole uno Stato sempre più “leggero”, organizzatore di servizi da affidare sempre più ai privati.
Io credo che oggi non si può affidare ai privati, in Italia, la gestione dell’acqua, e non pensare di consentire a chi già svolge attività di assistenza ai cittadini all’estero di allargare il campo delle competenze e degli stessi servizi.
Penso a quanto, soprattutto nel quadro della deleteria riduzione dei consolati predisposta da questo Governo, potrebbero fare i patronati all’estero in termini di servizi ai cittadini.

Penso a come buona parte del lavoro che oggi blocca l'attività dei consolati determinando attese di anni da parte dei cittadini, potrebbe essere affidata ai patronati, per lasciare ai consolati solo la parte finale e puramente istituzionale dei diversi iter burocratici.
Certo con questo non dico nulla di nuovo né di rivoluzionario.
Anzi dico una cosa semplice e per qualcuno forse scontata.

Ma a volte proprio le domande più complicate necessitano di risposte semplici.
E per questo, quindi, occorre tornare a chiedere con forza la firma della convenzione tra MAE e patronati, fermata per remore politiche che hanno come solo effetto quello di creare un danno al servizio a favore dei nostri concittadini all’estero.
Quando, al contrario, sarebbero atti di buon senso e come tali da perseguire.
Si renderebbe un buon servizio all'Italia e agli italiani nel mondo.
Grazie.
E buon lavoro a tutti.

martedì 2 febbraio 2010

Dinosauri

Chiariamo subito una cosa: sono di parte!
Anche rispetto alla contesa che vive al suo interno il PDL, io sono di parte. Dalla parte del Nord-Est. Di chi è andato a Verona (immagino a spese proprie) e ha discusso per due giorni pensando di fare cosa utile, essere di Destra e di poter rappresentare qualcosa o qualcuno e, diabolici "dinosauri", lo ha fatto credere anche a noi ingenui del PD che ci siamo trovati d'accordo.
Oggi, finalmente, abbiamo tutti capito (noi del PD e i poveracci di Verona) che ci vuole la patente per dirsi di Destra e, ancora, che in effetti non saremmo d'accordo.
Per fortuna c'è chi ha fatto chiarezza e ci ha spiegato come stanno le cose. Ma vediamo di capirci meglio.
Ricky Filosa, infatti, ci ha spiegato su Italia chiama Italia, con una serie di domande retoriche di sapore shakespeariano e amletico, che i convegnisti di Verona (che per la verità avrebbero fatto una "gita" e non un convegno) non erano di Destra (ohibò, saranno mica bolscevichi?).

Dov'è infatti, si chiede Ricky, la prova che fossero di Destra? (beh, per me già bastava il fatto che si erano riuniti a Verona...).
Può bastare, infatti, si chiede Ricky, la presenza di esponenti del CTIM (se non sbaglio significa Comitati Turistici Italiani nel Mondo e non fanno politica...)?
O, addirittura, prova sarebbe il fatto che era presente il Senatore Di Girolamo, del PDL (Partito Dei Lavoratori, affiliato italiano del PT di Lula).
O può generare qualche sospetto la presenza di Fonatana, europarlamentare della Lega (Lega delle cooperative)?

Poi, seguitando a leggere, capiamo che quelli di Verona sono "dinosauri" e "venditori di fumo" che per anni hanno "campato alle spalle degli italiani all'estero"...

Capiamo, finalmente, e qui la cosa si fa seria, che la riforma di Comites e CGIE di cui hanno parlato e che giustamente non li convince, è "la proposta del governo" sostenuta con forza da Mantica e dal capogruppo PDL Gasparri. E, a riprova, Ricky aggiunge che "il sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, al contrario di ciò che qualcuno vuol far credere, sa bene cosa sta facendo".

Sono di parte, dicevo, e dalla parte dei parlamentari PD e di chi stava a Verona a discutere e a ribadire cosa sta facendo il Sottosegretario Mantica, (sapendo di farlo):
a) sta sottraendo democrazia rinviando di anno in anno le elezioni dei Comites;
b) sta togliendo ossigeno alle comunità italiane all'estero tagliando risorse su assistenza, lingua e cultura, rete consolare ecc. ecc. ecc.;
c) sta smantellando e svuotando di poteri, autorità e autorevolezza gli organismi di rappresentanza delle comunità per consegnare il tutto nelle mani di pochi capi locali;
d) sta facendo finta che non vi sia mai stata una proposta di autoriforma del CGIE che oggi, se non sbaglio, sta per compiere due anni e che potrebbe essere una buona base di partenza per la riforma degli organismi in questione.

Ma se qualcuno fa notare qualche errore, anche da Destra, gli si toglie subito la patente e lo si degrada a "dinosauro" e "venditore di fumo".

Ma io sono di parte!

mercoledì 20 gennaio 2010

Venghino, signori, venghino...

Grazie a una interrogazione degli onorevoli del PD Fedi e Bucchino, ho appreso che il nostro Governo, in tempi di grave crisi economica, di drastici tagli ai capitoli che riguardano gli italiani all'estero e contemporaneamente alla riduzioni della nostra rete consolare, ha trovato le risorse per aumentare di 856.000 euro la dotazione prevista per le indennità di sede.

Ecco: questo atto mi pare (se ho capito bene di che si tratta) la vera discriminante tra una politica di Destra e conservatrice e una di Sinistra e riformista.

Questo aumento, nel contesto in cui nasce e si inserisce, ci dice quale idea ha questo Governo degli italiani all'estero e della stessa Destra che rappresenta: non una Destra moderna e sociale, ma conservatrice e reazionaria.
Fedi e Bucchino, poi, lasciano intravedere nell'interrogazione come si potrebbe risparmiare senza penalizzare stipendi e servizi: con una politica riformista, appunto.
Insomma, se si vuole, i modi per risparmiare ci sono, basta saper distribuire in modo diverso le risorse. Diverso da questo...
Ma la Destra fa bene il proprio mestiere. Chapeau!
Venghino, signori, venghino...

Testo integrale dell'interrogazione

FEDI, BUCCHINO

Al Ministro degli Affari esteri

Per sapere – premesso che

il capitolo 1503 (competenze accessorie al personale al netto dell’imposta regionale sulle attività produttive e degli oneri sociali a carico dell’amministrazione, meglio nota come indennità di sede) della tabella 6, riguardante le previsioni per l’anno finanziario 2010 per il Ministero degli Affari Esteri, è stato aumentato, rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2009, di € 856.287,00;
l’Amministrazione del Ministero degli Affari Esteri intende razionalizzare drasticamente la presenza delle nostre Rappresentanze diplomatiche e Consolari nel mondo, alla quale dovrebbe relativamente conseguire una minor presenza di personale di ruolo nelle sedi a rischio chiusura;

si chiede di sapere


quali sono i motivi di questo aumento di risorse sul capitolo 1503;
se quest’aumento è riconducibile ad un aumento della presenza di personale in missione all’estero ed in caso di risposta affermativa se non fosse possibile ovviare a questo aumento di costi con una maggiore presenza di personale locale che garantisca in ugual modo la funzionalità delle sedi estere;

quali sono i motivi che portano l’Amministrazione del Ministero degli Affari Esteri a ridurre da un lato il numero di Rappresentanze Diplomatiche e Consolari all’estero per produrre risparmi e dall’altro a finanziare, annullando gli effetti benefici della suddetta rimodulazione, aumenti dell’Indennità di Sede per il personale di ruolo in servizio all’estero.

martedì 19 gennaio 2010

Piero litalianò

Oggi ricade l'anniversario della morte di un grande italianò, quello che a PArigi chiamavano con ammirazione Piero litaliano (tutto attaccato e con l'accento sulla o finale).
Peccato che in patria lo ricordino solo in pochi...

IL MERLO

Merlo, mi canti qualcosa? tristezza fra noi.
Sono disteso sul letto e qualcosa non va.
Tu, merlo, cantami una canzone
da portare all'editore
perché sono senza una lira.

Merlo, ripetila ancora, è bella, lo sai?
ripeti lento che vado al piano a suonare.
Sono contento di non aver dato
alcun seguito a quel peccato
di volerti un giorno mangiare.

Io sono felice per questa collaborazione,
corro a fissare la sala per una incisione.
Beviamo insieme un po' di champagne,
il mio cuore mi dice che va,
i problemi finiscono qua.

lunedì 11 gennaio 2010

Le Anime salve di Rosarno

Le prime pagine dei giornali di oggi sono dedicate alla vicenda degli immigrati di Rosarno, nella mia Calabria, la terra che ho dovuto lasciare a 18 anni. I miei primi diciotto anni, poiché i secondi 18 li ho vissuti a Roma.
Ho lasciato quella terra per studiare, fare un master e lavorare: da quelle parti trovare lavoro era "un'impresa no profit"... In tutti i sensi: anche volendo lavorare davvero, duramente, in quei campi nei quali si raccolgono dall'alba i pomodori; in quegli agrumeti dove maturano squisite arance, mandarini e limoni; in quelle distese nelle quali abbonda il grano: "...te via avire tantu 're lu granu/ quantu ne coglia Cutru e la Marina..." recita un passo della strenna natalizia del mio paese.
E pure trovandolo, questo tipo di lavoro, ci si spezza la schiena e si porta a case una miseria con la quale difficilmente si campa una famiglia. Questi lavori oggi li fanno, in nero o no, gli immigrati. Quegli stessi immigrati che puliscono le case della mia regione, che assistono anziani e/o malati. Anche dei mie nonni paterni si prende cura una carissima persona immigrata, che per la nostra stampa e per il nostro ministero degli Interni fa alzare la media dei reati. Ma mio nonno non riesce a capire dov'è che delinque... Eppure, questa mia terra (non solo la Calabria, ma l'intera Italia), oggi ha più calabresi in giro per il mondo che in punta allo Stivale. Non tutti distintisi positivamente (vogliamo parlare dei fatti di Duisburg?). Ma su questo, ha scritto molto bene Gian Antonio Stella anche sul Corriere di oggi.

Ricordando che gli immigrati di Rosarno di questi giorni sono stati gli emigrati italiani di ieri nel Nord America e in Europa. Trasformando, poi, il particolare in universale e avvicinando le condizioni disumane degli immigrati di Rosarno (e degli emigrati nostri di ieri) a quelle dei prigionieri dei lager descritte da Primo Levi, anche Adriano Sofri, con la sua splendida poesia, ci costringe a una riflessione umana e politica più profonda e staccata dalla cronaca delle news. Insomma, leggendo queste e altre riflessioni, mi viene da pensare che il nostro antico e glorioso Paese, culla di diritto e civiltà, di cristianesimo e cultura, di emigrazione e integrazione (ahimè anche di criminalità organizzata, di cui la 'ndrangheta oggi detiene il primato mondiale - leggi Francesco Forgione, 'Ndrangheta. Boss, luoghi e affari della mafia più potente al mondo, Baldini Castoldi Dalai, 2008), oggi rischia di perdere sia la sua umanità più profonda (la sua pietas), che il suo storico spirito democratico, il suo alto magistero culturale.

Oggi, quindi, che ricade anche l'anniversario della morte di Fabrizio De Andrè, insieme alla poesia di Sofri riascolterò Anime salve, il brano in cui De Andrè intende "salve" non solo nel senso cristiano del termine (coloro che dopo aver sofferto in vita si salvano dopo la morte andando in Paradiso), ma anche in senso etimologico, di "solitarie".
Perché gli immigrati di Rosarno, come i nostri vecchi emigrati discriminati, sono dei "soli". Non romiti, bensì disperati costretti alla solitudine, in ascolto del proprio spirito e della propria condizione, costretti a riflettere sul passato, sui "passaggi di tempo".
Anime che ricercano dentro se stesse, con lo sguardo nel passato e la mente rivolta al futuro: così, almeno, dovremmo ragionare tutti su questa vicenda; così il nostro Paese, così il nostro Governo: "...mi sono guardato piangere in uno specchio di neve,/ mi sono visto che ridevo.../ Ti saluto dai paesi di domani,/ che sono visioni di anime contadine...".

Ma ecco il testo e la musica di De Andrè:

Anime salve
Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia

sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde

senza atti d'amore
senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo

ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro

i futuri incontri di belle amanti scellerate
saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni

per mille anni mille anni al mondo
mille ancora che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo
che bella compagnia

mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni
mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo

mi sono visto di spalle che partivo
ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo
che solitudine
che bella compagnia

Per ascoltare il brano cantato da De Andrè clicca qui o sull'immagine del post precedente.

Le Anime salve di Rosarno

Anime salve

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia

sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d'amore

senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo

ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro

i futuri incontri di belle amanti scellerate
saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per mille anni

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella compagnia

mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni
mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo

ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia