venerdì 1 giugno 2007

Sciacallaggio o informazione

Ieri sera è finalmente andata in onda la puntata di Anno zero di Santoro sui preti pedofili dopo i tentativi di censura preventiva e gli attacchi al conduttore e a Cappon (è stata seguito da 4.781.000 spettatori con il 21,01% di share).
Nella stessa giornata di ieri i giornali, riportando un comunicato delle 23 associazioni cattoliche del Copercom, rilanciato dalla SIR (l’agenzia dei vescovi) tuonavano che quella di Santoro era “un’operazione di sciacallaggio mediatico contro la Chiesa e il Papa”.
Anche il Movimento del Don Orione ribadiva: “è un attacco a 360 gradi contro la Chiesa: la pedofilia è un pretesto”.

E naturalmente tutto il centrodestra raccoglieva strumentalmente la cosa per denunciare “squallidi attacchi alla Chiesa”.
Ma anche dopo la trasmissione, la Cdl ha continuato con dichiarazioni del tipo "Un processo unilaterale contro la Chiesa, presentata come una minaccia per i bambini" (S. Bondi), "un nuovo esempio di tv spazzatura" (L. Cesa).
E nel Cda Rai, naturalmente, il Consigliere Staderini, in quota UDC, dopo la trasmissione continuava ad affermare che “coloro che portano la responsabilità di quanto è accaduto, cioè il direttore generale Claudio Cappon, il presidente Claudio Petruccioli e Santoro dovranno riflettere su quanto è accaduto. Un attacco giustificabile solo dall’estremismo di sinistra e dalla voglia di dare una ‘risposta’ al successo del family day. Chiederemo a Cappon quali misure intende adottare su Santoro per poi decidere sul da farsi in Consiglio di Amministrazione”.
Ma perché, cosa è accaduto ieri sera? Io non ho visto nessuno sciacallaggio, anzi. Quella di Anno zero mi è parsa una puntata pacata e nella quale si è discusso civilmente di argomenti estremamente seri.

Proprio Santoro ha introdotto la puntata con queste parole: “qui parliamo di casi singoli di pedofilia, ripeto che parliamo di casi singoli, anzi lo dico una terza volta che parliamo di casi singoli. […] Non vogliamo fare generalizzazioni su casi singoli nel mondo ecclesiastico”.
Lo stesso Monsignor Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, ha solennemente affermato: “ho un profondo senso di tristezza per le vittime. […] Chiunque sa denunci ciò che sa. Tra le vittime c’è anche la Chiesa. Questi pedofili hanno gettato discredito sulla grande maggioranza dei preti onesti”.

Appunto. Mi pare cosa saggia. E non era questo l’intento dell’intero documentario e della stessa puntata televisiva? Rompere qualsiasi muro di silenzio sul crimine della pedofilia e stimolare chiunque (e sottolineo chiunque) a parlare, a denunciare ed evitare invece omertà e insabbiamenti. E non sarebbe stato ancora meglio se la Chiesa avesse assunto da subito questa posizione, stimolando in questa direzione sia Santoro che le migliaia di parroci onesti che quotidianamente svolgono un ruolo pregevole nella società tutta? Non avrebbe fatto meglio il Copercom, invece di lanciare accuse di “sciacallaggio”, a parlare di “singoli criminali che hanno gettato discredito sulla grande maggioranza dei preti onesti” e a ringraziare e stimolare il filmato della BBC e Santoro che invece li hanno denunciati?
Dunque, per tornare a Bomba, quella di ieri sera è stata una trasmissione di sciacallaggio o di informazione?
A me pare, come avevo scritto nel commento di risposta a Stregazelda nel post del 22 maggio, che molta parte dell’operazione "discretito" su Anno zero sia di carattere politico e mirante a silurare il Dg Rai Claudio Cappon, come testimoniano le stesse parole di Staderini (di cui sopra), specialmente ora che il Tar ha sospeso la revoca di Petroni.

P.S. Sulla vicenda si è abbattuta come un macigno anche la nota eleganza e saggezza leghista di Roberto Calderoli: “Certi giornalisti si sciacquino la bocca prima di parlare del Papa. Stasera c'è stato un attacco alla Chiesa. La Rai mi fa vergognare”.

Non ho però capito a chi si riferiva. Forse ai giornalisti della Padania che definivano "inquietanti" le parole pronunciate in un suo Angelus da Giovanni Paolo II e scrivevano: “Un tempo non molto lontano erano gli impegni del (mal)governo temporale a distrarre dalla cura delle anime le tonache dello Stato pontificio. Poi ci ha pensato il Concilio Vaticano secondo a introdurre toni e ritmi più rilassati, il clergyman da viaggio e le vacanze sulla neve […]. Del resto, alla fine dell’udienza il Pontefice ha aggiunto un inquietante: 'Semo romani'. Cosa mai avrà voluto dire?” (La Padania, 27 febbraio 2004).

O forse l'ottimo Calderoli si riferiva al capo indiscusso della Lega, l’Umbertone padano che tuonava da Padova cose che nemmeno il “comunista” Santoro ha mai osato pensare?: “Bisognerebbe togliere l’8 per mille alla Chiesa, rimetterli a piedi nudi e dar loro la possibilità di fare i francescani. Finalmente si salverà la religione […] è scandaloso e inaccettabile che ci siano cardinali che parlano in nome del dio denaro”.
E ancora “Io ho ribadito quel che dico da sempre e cioè che sono per la Chiesa povera, la Chiesa vicina ai popoli, e contro la Chiesa mondialista, dei Marcinkus, della P2 e della Parmalat”.

Inoltre, in riferimento al fatto che l’8 per mille alla Chiesa cattolica l’ha dato Tremonti, Bossi ha detto che: “Gli intelligenti sono sempre pochi nel mondo” (Sic!). Per Bossi, infatti, dare “troppi soldi alla Chiesa è un grosso problema. I risultati che abbiamo non mi sembrano quelli auspicati almeno dai cristiani tradizionalisti. Non mi riconosco nella Chiesa ricca, nella chiesa dei 'sciur'” (Umberto Bossi, Repubblicaonline, 29/02/2004).

Ma forse l'autore della "porcata" intendeva riferirsi ai giornalisti del quotidiano dei vescovi italiani, l’Avvenire, che scrivevano: “Non ha senso sprecare parole per correre dietro agli ignoranti contenti di essere tali”. Però l’Avvenire chiosava: “Dedicato alla Padania e ai patetici che non si arrendono mai. Ancora ieri il quotidiano lombardo proseguiva imperterrito con le sue bizzarre interpretazioni delle parole pronunciate da Giovanni Paolo II nell’amabilissimo incontro con i parroci romani”. Si tratta di una "sensazione sgradevole, quella che fornisce la Padania, grottesca al punto da costringere anche l’interlocutore ben intenzionato a sottrarsi al confronto” (Repubblicaonline, 29/02/2004).
Mi sa che qualcuno dovrebbe parlare con Calderoli e quelli della Lega: li vedo confusi e contraddittori.

martedì 29 maggio 2007

Tutto grazie a Gasparri

Alla fine il paradosso si è rivelato nella sua interezza. Durante il governo Berlusconi, mentre si parlava di far uscire i partiti dalla Rai, l'ottimo Gasparri si inventava una legge sul riordino del sistema radiotelevisivo che portava a nominare il Cda della Rai più politicizzato di tutti i tempi. Riporto di seguito, infatti, ruoli e partiti di appartenenza del Cda dell'era Berlusconi.

Presidente, Claudio Petruccioli (DS). Consiglieri de L'Unione: Carlo Rognoni (DS), Nino Rizzo Nervo (DL), Sandro Curzi (RC). Consiglieri della Cdl: Marco Staderini (UDC), Giuliano Urbani (FI), Gennaro Malgieri (AN), Giovanna Bianchi Clerici (Lega), Angelo Maria Petroni (indicazione ex Min. Tesoro).

Un Cda, dunque, estremamente politicizzato e a maggiornaza di centrodestra, espressione della maggioranza di Governo in cui nasceva e della legge che lo ha prodotto.
Secondo questo schema tutto politico, dunque, con il cambiare della maggioranza parlamentare, il consigliere Petroni - nominato dall'allora ministro del Tesoro di Centrodestra e sua diretta espressione - avrebbe dovuto dimettersi. Se non altro per coerenza politica con il Ministro e la legge che lo aveva nominato. Il nostro, invece, ha pensato bene di rimanere nel Cda nonostante non godesse della fiducia del nuovo Ministro e della nuova maggioranza, provocando la paralisi decisionale in Rai.
Lo scorso 11 maggio, il Ministro del Tesoro ha revocato la nomina di Petroni facendo presente che si era "interrotto il rapporto di fiducia con il proprio rappresentante".
Il Ministro aveva ribadito anche in commissione di Vigilanza che "la revoca del consigliere spetta al Tesoro" perché, in assenza di una norma specifica (poiché l'ottimo Gasparri si è dimenticato di metterla nella legge), il ministro può revocare la fiducia a un proprio rappresentante, rifacendosi al principio generale del "contrarius actus": così come autonomamente Petroni è stato nominato, altrettanto autonomamente può essere revocato se non esiste una normativa specifica (poiché l'ottimo Gasparri si è dimenticato di metterla nella legge).
Ma la cosa a Petroni non è andata giù e ha fatto ricorso al Tar che, oggi, provvisoriamente e in via l'urgenza, ha sospeso l'allontanamento di Petroni reintegrandolo nel Cda e fissando per il 7 giugno l'udienza definitiva.

Nulla da dire sulla sentenza: le sentenze sono tali e non ho la cattiva abitudine di commentarle. Ma una riflessione sull'operato dell'ex legislatore Gasparri & Co. e quello di Petroni va pur fatta. Gasparri, infatti, aveva firmato (perché qualcuno gliel'ha pur scritta) una legge tutta politica sulla Rai. In linea con questa si voleva una Cda diretta espressione degli equilibri parlamentari e così è stato nella scorsa legislatura.

Petroni avrebbe dovuto dimettersi dopo le elezioni per coerenza politica anche con la legge stessa, lasciando al nuovo Ministro dell'Economia la possibilità di nominare un altro consigliere di sua fiducia (come prevede la legge) e assicurando al Cda una corrispondenza con il nuovo Parlamento.
In questo modo il Cda avrebbe potuto da subito lavorare per il bene della Rai senza finire nella paralisi più totale in cui si trova oggi, con una maggioranza che non corrisponde a quella parlamentare.
Oggi, invece, abbiamo una maggioranza parlamentare, una diversa maggiornaza in Cda espressione della vecchia maggioranza che l'ha prodotta e un consigliere sfiduciato che continua a contribuire alla paralisi della Rai, che agonizza cercando inutilmente di risollevarsi, come il cavallo di viale Mazzini.
Tutto questo grazie a Gasparri.

lunedì 28 maggio 2007

Fassino suggeritore di Badaloni? Ridicolo!

Dopo il mio editoriale su DS/Cittadini del mondo e le dichiarazioni di Fassino su Porta a porta, l'Italiano di oggi ha pubblicato, a firma di Gianluigi Ferretti, un editoriale di risposta che vi propongo per completezza dell'informzione.
Nel merito di quanto scrive Ferretti rivolgendosi al sottoscritto, invece, resto esterrefatto, poiché egli individua in Fassino il "suggeritore" del ridimensionamento di Porta a porta con metodi che lo stesso continua a definire comunisti e leninisti.
Francamente, al di la delle opinioni che ognuno di noi può avere della vicenda, pensare che Fassino suggerisca a Badaloni di ridimensionare Porta a porta su Rai International (e sottolineo su Rai International) mi sembra davvero ridicolo.
Ammesso che Fassino sia così sprovveduto da fare una cosa del genere, ma vi pare che la fa per l'estero e non per l'Italia?
Per leggere l'editoriale di Ferretti
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