venerdì 13 novembre 2009

C'è qualcosa di strano nell'aria che inverno non è...

Dev’esserci qualcosa nell’aria di questo tiepido scorcio autunnale che influenza comportamenti e dichiarazioni dei politici – soprattutto del PDL – insomma li altera, li deforma.
Sarà per questo che l’onorevole Giovanardi e il Ministro La Russa, in un eccesso di sospetto, hanno chiesto il test antidroga per i parlamentari?

Da alcuni giorni a questa parte, a Destra impazza il dibattito sull’opportunità o meno di costruire il PDL nel mondo. E questo nonostante il partito di maggioranza relativa esprima diversi parlamentari eletti all’estero. Il livello della discussione si è spinto così in là che Tremaglia (che per anni ha chiesto il voto politico tra gli italiani all’estero), ha minacciato addirittura di uscire dal PDL qualora il partito si istituzionalizzi nelle sue articolazioni estere con relativo tesseramento, sedi ecc.

Per Tremaglia, infatti, gli italiani all’estero, o meglio la Destra all’estero, è rappresentata esclusivamente dal CTIM (Comitato Tricolore Italiani nel Mondo), da lui fondato e presieduto: bizzarro, davvero bizzarro.
Mi sono chiesto come mai Tremaglia l’abbia messa giù così dura, fino a minacciare un passo irrevocabile quanto inusitato per un uomo ‘di partito’ quale egli è.
Confesso di non essermi accontentato della spiegazione che lui stesso ha dato liquidando l’iniziativa dei vertici del PDL come una scelta “assurda e contraria agli interessi dell’emigrazione, tanto è vero che il PDL ha assunto sinora posizioni contro i principi di civiltà, socialità, onore e contro gli interessi degli emigranti stessi ogniqualvolta è stato posto in Parlamento il problema persino della loro sopravvivenza”.

La durezza inappellabile di questo giudizio, inoltre, credo autorizzi a rivolgere alcune domande.

Innanzitutto come mai, se, come afferma l’ex ministro, le politiche dell’attuale Governo nei confronti degli italiani all’estero sono non solo inadeguate, ma persino lesive della dignità dei nostri connazionali all’estero, l’on. Tremaglia fino a oggi non si è dimesso dal PDL, neppure quando l’attuale Governo ha falcidiato le risorse per gli italiani all’estero e ha presentato il piano di chiusura dei consolati?

Come mai, oggi, non cambia i termini del suo ultimatum al PDL?

Coerenza e concretezza vorrebbero che l’attuale Segretario generale del CTIM chiedesse con fermezza al proprio partito l’annullamento di fatto dei tagli inferti alle politiche per gli italiani all’estero e le chiusure dei consolati e il ripristino – se non l’integrazione – dei finanziamenti ai capitoli di spesa del MAE che riguardano gli italiani nel mondo. Subordinando la decisione di uscire dal PDL ad un eventuale diniego.

Ecco, questo sì spazzerebbe in un sol colpo dubbi e sospetti.
Se poi consideriamo che, a completamento del quadro, a Tremaglia che minaccia vanno aggiunti: Di Biagio e gli altri parlamentari del PDL che parlano di equivoco, Canepa che invita a fare eco alle parole di Tremaglia, Bellaccini che vuole abolire i parlamentari eletti all’estero, Filosa perplesso su come si possa chiedere all’estero l’iscrizione al PDL dopo i tagli, beh ecco, se consideriamo tutto questo, allora l’iniziativa dei parlamentari Giovanardi e La Russa assume tutta un’altra pregnanza. E forse (dopo... dico dopo...) ci darà anche la spiegazione di certi comportamenti.

martedì 10 novembre 2009

Popolare! Bersani e il linguaggio di Sinistra

Una delle cose che ho più apprezzato dell'idea di partito proposta da Bersani è quella di volere un partito popolare. Quindi di aver ripreso come inno "La canzone popolare" di Fossati e di cercare un linguaggio che sappia parlare al popolo, anche "quello di rete 4", come ha detto nel suo discorso di sabato all'Assemblea nazionale.
Per questo ho letto con piacere l'articolo di Michele Serra, oggi su Repubblica, che è un'ottima base di partenza per ciò che vuol fare Bersani.

Chi ha volgia di leggerlo può cliccare qui.

lunedì 9 novembre 2009

La caduta del muro nella Domenica delle salme...

Nell’anniversario della caduta del muro di Berlino, non posso non pensare a De Andrè e alla sua La domenica delle salme: un canto amaro e provocatorio come solo lui sapeva essere sulla morte di un'utopia. Milioni di persone, trascinate da un sogno diventato incubo.

A diciannove anni dall'uscita di quella canzone, nel cuore di una drammatica crisi economica scatenata dagli eccesi del turbocapitalismo finanziario, la storia sembra presentarci il conto di quella "pace terrificante" che De Andrè sentiva arrivare.
Questi venti anni non ci parlano solo della liberazione di popoli da oppressioni e tirannie, ma anche di nuove miserie, disuguaglianze inimmaginabili. E di una politica rimasta troppo a lungo schiacciata sotto le macerie di quel muro. Una Sinistra che troppo di rado ha tentato di riprendere il filo di una nuova narrazione, capace ancora di indicare una alternativa possibile. Un'eredità che interpella con forza anche noi italiani con il Partito Democratico che stiamo costruendo.
E' tanto più significativo che il ventennale della caduta del muro si celebri proprio nei giorni in cui il Congresso di Washington dà l'ok alla prima riforma per l'assistenza sanitaria universale negli USA voluta dal Presidente Obama.


La domenica delle salme
Tentò la fuga in tramverso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggiava Milano
non fu difficile seguirlo
il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento.

I polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semaforiri
facevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista.

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade.

La domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del tua culpa
affollarono i parrucchieri.

Nell'assolata galera patria
il secondo secondino
disse a "Baffi di Sego" che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l'amputazione della gamba
di Renato Curcioil carbonaro
il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
- voglio vivere in una città
dove all'ora dell'aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo -
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile.

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale.
La domenica delle salme
si sentiva cantare
- quant'è bella giovinezzanon vogliamo più invecchiare -.
Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz'oretta poi ci mandarono a cagare
-voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
con i pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l'Amazzonia e per la pecunia
nei palastilistie dai padri Maristi
voi avevate voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo -

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia.

La domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c'erano segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d'Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.
Il video di G. Salvadores con F. De André: qui