giovedì 12 luglio 2007

Maturità. Dante è l'Italia nel mondo

Qualche giorno fa ho ricevuto la mail di Angela che, mentre si gode le meritate vacanze post maturità, mi chiede di intervenire in merito a quanto è accaduto con le tracce dei temi di qualche settimana fa. Mi dice: “Sicuramente conoscerai le polemiche che sono venute fuori. Cosa ne pensi a riguardo? Mi piacerebbe leggere la tua opinione sul blog”.
Cara Angela, intanto ti faccio i più cari auguri, poi ti paleso tutta la mia invidia: e perché sei nella bellissima fase del liceo e presto dell’Università, e perché te la spassi a Ibiza mentre io sono ancora a Roma travolto dalle strumentali polemiche sul voto all’estero.
Ma veniamo al merito.

Non ho seguito la particolare vicenda di quest’anno, ma polemiche su tracce e difficoltà che esse presentano ci sono sempre state. Ricordo, in passato, dibattiti tra classe docente, studenti, politici, giornalisti e intellettuali. Qualcuno arrivò a dire che le tracce della maturità sono una foglia di fico sull’inefficienza della scuola italiana. Lo diceva a supporto della tesi secondo la quale la nostra scuola superiore non è in grado di dare agli studenti un’adeguata preparazione e poi, al momento ufficiale dell’esame, con i riflettori puntati addosso, il Governo assegna tracce che dovrebbero essere il frutto di un alto percorso di studi che in realtà nessuno è riuscito a compiere e che risultano di una difficoltà tale da non mettere nessuno in grado di svolgerle fino in fondo.
Penso che in parte le cose stiano realmente così. In parte, invece, penso che gli studenti (e tra questi c’ero anch’io) e gli italiani in genere (ce lo abbiamo nel DNA) godiamo nel lamentarci di ogni cosa e nell’auto giustificarci difronte alle nostre inefficienze, scaricando sempre su altri quelle che spesso sono nostre responsabilità o inefficienze: e una giustificazione esterna e credibile c’è sempre.

In Italia parliamo sempre e molto di merito, meritocrazia, selezione. Se qualcuno parla di uguaglianza o peggio ancora egualitarismo, lo deve fare con il mitra in mano: tutti predichiamo la diversificazione degli stipendi, la selezione dei lavoratori e degli studenti attraverso il merito, le difficoltà e le conoscenze. Appena qualcuno cerca di intervenire in questa direzione viene messo alla gogna mediatica: vedi la riforma tentata qualche anno fa da Luigi Berlinguer. Quando vado all’estero – e ci vado spesso – mi trovo difronte gente che mi sbatte in faccia i criteri selettivi e di merito, attraverso difficoltà enormi, utilizzati nel Paese in cui mi trovo.
Dico questo perché penso che è vero che la scuola italiana, soprattutto quella superiore, non riesce a fornire né una preparazione adeguata né una motivazione a insegnanti e studenti. Ma è altrettanto vero che questo avviene perché alla classe docente non è riconosciuto l’alto ruolo che essa svolge nella società e non è pagata quanto dovrebbe, come succede all’estero.

Concludo dicendoti, dunque, che se pure Dante non fa parte del programma dell’ultimo anno, se pure le tracce sono molto difficili, penso che esse possano rappresentare un vero scoglio, una vera difficoltà sulla quale fare selezione in base al merito e su un poeta che non è solo “programma scolastico”, ma è patrimonio nazionale da sempre, parte del nostro DNA ed elemento di vanto all’estero. Proprio per il lavoro che faccio, ti assicuro che l’Italia nel mondo è, nell’ordine: Dante (e cultura in genere), cucina, moda, calcio e Ferrari. Allora, se Dante è ciò che di più alto ha l’Italia, penso che lo si debba conoscere bene e sempre, al di là degli intenti o errori di Fioroni e dei programmi scolastici.

mercoledì 11 luglio 2007

Un'altra bufala riuscita male

Oggi tutti i giornali parlano dello pseudo scoop di Repubblica.it sui presunti brogli del voto italiano in Australia. Un video che rappresenta chiaramente una pessima messa in scena, di cui non si sa né chi l’abbia commissionata, né perché Repubblica l’abbia diffusa senza approfondirne gli aspetti più dubbi. Già da una prima visione, infatti, si vede come:
le numerose schede ordinatamente allineate sul tavolo non presentino le piegature che hanno le schede originali;
non c’è traccia di certificati elettorali che provano il diritto dell’elettore a esercitare il proprio voto;
non si vedono le buste con le quali andrebbe rispedita al Consolato la scheda votata, ma le schede vengono inserite nella busta con la quale il Consolato invia il plico agli elettori.
Inoltre, uno sguardo più esperto ha fatto notare come anche il colore delle schede non sia quello originale.

A questo io aggiungerei anche alcune riflessioni. Perché chi avrebbe commissionato una operazione di falsificazione del voto così rischiosa dal punto di vista penale e così fruttuosa dal punto di vista personale, avrebbe messo tutto in mano a ragazzi così sprovveduti da non essere in grado di votare in maniera corretta per il candidato indicatogli?
E ancora, perché si sarebbe servito di ragazzi così inaffidabili o ingenui da far riprendere al primo che passa ciò che stanno facendo? Infondo i primi a rischiare grosso (cioè la galera) sarebbero proprio questi ragazzi se denunciati da chi li vede.
Insomma, chi compie brogli di questo tipo si serve di persone di grande fiducia e altrettanta abilità e lo fa nella maniera più riservata possibile. In questa vicenda, invece, tutti gli elementi vanno in altra direzione.

Un’ultima curiosità. In un video girato in un garage più di un anno fa, in cui non si vede nulla di ufficiale, compare ad un certo punto un calendario che dimostrerebbe il mese e l’anno della registrazione, proprio a sottolineare ciò su cui più ha insistito l’autore del video: cioè il fatto che è stato girato un anno fa e che in quest’anno nessuno nel suo partito ha denunciato la cosa. Una coincidenza troppo strana per non far pensare che quel calendario è stato inserito a ragion veduta e che tutto era preparato.
Insomma, questo video mi sa di bufala artatamente e malamente costruita, esattamente come il famoso scoop de Il Giornale sul video "rubato" in America Latina dal quale nulla emergeva in fatto di brogli.

martedì 10 luglio 2007

Corteggiando Giuda

Ultimamente sto curando sul bisettimanale dei DS all'estero una rubrica dal titolo Trincea della memoria. Essa nasce poiché nella società in cui viviamo, è diventato difficile districarsi nell’universo della comunicazione, recuperare nel suo immenso spazio un filo conduttore delle cose, percorrere o ripercorrere un percorso delle idee, della coerenza, della memoria. Soprattutto quella storica. La velocità con la quale le notizie si creano, si diffondono e si superano, rende ogni evento, ogni dichiarazione, ogni pensiero il frutto effimero di un momento, completamente scollegato dal prima e dal dopo. A volte anche dal durante. I media combattono giornalmente una guerra di posizione e di massa, nella quale le trincee avanzano e indietreggiano riempiendosi di morti e feriti, di sporcizie e disangue, di verità e falsità difficilmente distinguibili. Una guerra di trincea, appunto, nella quale la quotidianità della battaglia fa perdere la memoria del tempo. In questa guerra mediatica mi sono scavato una modesta trincea, dalla quale tento di spiegare le armi a difesa della memoria, quella di lungo termine, ma anche quella di breve e brevissimo termine. Per cui voglio proporvi di seguito il tarfiletto che ho scritto nell'ultimo numero.

Berlusconi ci fa sapere che “ci sono tanti senatori che non accettano più i diktat della sinistra radicale e sono sul punto di dire basta a questo governo” (9Colonne,4/7/2007). Lo annuncia senza sdegno alcuno, anzi con soddisfazione e lasciando capire che sarebbe pronto ad accoglierli a braccia aperte nella Cdl: “prima corteggiavo le belle donne, ora mi tocca corteggiare dei brutti senatori” (Ansa, 4/7/2007). La cosa fa pensare alla rumorosa dichiarazione del desaparecido Tremaglia del 19 aprile 2006 quando, dopo aver annunciato ricorsi contro il voto all’estero, con un ultimo tentativo di sopravvivenza politica dichiarava orgogliosamente e candidamente: “Ho lasciato andare la storia dei ricorsi e mi sono messo a fare politica. Un Senatore eletto all’estero che era stato segnalato per Prodi non vota più Prodi”. Naturalmente era una bufala e i coinquilini della Casa delle libertà continuarono a lapidare politicamente Tremaglia. Ora, ciò che disorienta, è il variare dell’umore e dei giudizi con i quali vengono apostrofati detti parlamentari: diametralmente opposti a seconda se si migra dal centrosinistra al centrodestra o viceversa. Appoggio a De Gregorio passato alla Cdl, accusa di“trasformismo” a Follini, poiché il suo gesto “allontana i cittadini dalla politica” (Schifani, Repubblica online,28/2/2007). In tutto ciò, l’unica cosa immutabile e coerente, è l’incoerenza di Berlusconi che, se oggi è un playboy benevolmente comprensivo con chi cambia schieramento, ieri, cristianamente, ci insegnava che“Chi cambia alleanza è un Giuda, un traditore, un ladro di voti” (22/12/2004).