giovedì 28 febbraio 2008

Scricchiolii e rancori a Destra: decide solo Tremaglia e io voto a Sinistra

Tempo fa scrissi su questo blog che le elezioni all'estero, ancora una volta, non erano cosa scontata. Era opinione diffusa che a questa tornata elettorale la Destra si sarebbe presentata tutta unita, concentrando le forze e sbaragliano la Sinistra. Oggi i fatti ci dicono qualcosa di diverso: cioè che la Destra unita non lo è affatto. AN e Forza Italia si presentano insieme, va bene, ma mancano all'appello unitario la Lega Nord, l'UDC e la Rosa bianca. Inoltre non si sa cosa faranno all'estero Romagnoli, Storace e la Mussolini. E se anche non ci saranno liste di queste costole della Destra che la volta scorsa corsero separate, date le divisioni in Italia non è scontato che gli elettori di questi partiti votino automaticamente per Berlusconi. Quindi poco cambia per loro in fatto di unità.
Da questa parte, poi, va precisato che nel 2006 presentò liste in tutte le ripartizioni l'Udeur di Mastella, che stava già col centrosinistra in Italia, e in Europa l'Italia dei Valori di Di Pietro. Quindi c'era una certa divisione anche a Sinistra.

Il principale quotidiano della Destra all'estero, poi, L'Italiano (di cui, detto tra noi, sono un accanito lettore), qualche giorno ci mostrava una situazione disastrosa del centrodestra in America Latina, dove si gioca una importante partita al Senato e dove, seconto quanto scriveva l'editorialista José Mantovano, il centrodestra ancora diviso ha "deciso di correre per il quarto posto, quello dellamedaglia di cartone". Simpatico no?

Dunque, ci si rende facilmente conto che fare discorsi unitari non è semplice per nessuno. Tanto mai per la Destra, che con il pallottoliere si divertiva a sommare i voti di tutte le sue liste del 2006 e prefigurare una grande alleanza e la vittoria a queste elezioni. Oggi scoprono, invece, che unire e semplificare, in politica, non corrisponde a fare semplici e fantasione somme matematiche. Quindi tutto si rimette in gioco.

Laddove la semplificazione sono invece riusciti a farla, cioè l'unione in un'unica lista di Forza Italia e Alleanza Nazionale, hanno avuto forti contraccolpi. Fare di due liste una, significa dire a molti candidati della volta scorsa, che oggi potrebbero avere delle possibilità in più ad essere eletti, che oggi non possono correre per un seggio. E questo provoca tensioni e risentimenti, sentimenti di esclusione e rancori. Tradotto in termini politici crudi, significa che alcuni "esclusi" di FI e AN all'estero che non hanno digerito la cosa, a questa tornata voteranno per candidati del PD, pur di fare dispetto a chi li "ha fatti fuori". Naturalmente senza dirlo pubblicamente... Soprattutto se si sentono dire che la base (o il territorio) non ha "alcuna possibilità di intervenire sulle liste" e sulla scelta dei candidati, poiché essa è il frutto di "una decisione presa unicamente dall'On. Tremaglia". Ancora Tremaglia? Ma non lo avevano escluso? Non era tutto solo ed esclusivamente in mano a Zacchera e alla Contini?

Da parte nostra, invece, la semplificazione è il risultato di un lavoro serio fatto tra la base, con dei congressi di partito in tutto il mondo che hanno approvato la decisione di fare un grande e nuovo partito: il PD. Alle liste di questo partito all'estero, poi, proprio oggi ha definitivamente deciso di aderire anche Antonio Di Pietro e l'Italia dei Valori, che la volta scorsa in Europa si presentò da solo. Una decisione saggia, che contribuisce seriamente al processo di semplificazione, che allarga il consenso del PD all'estero, che concentra i voti su un'unica lista e che apre la strada a una riflessione seria su un futuro scioglimento dell'IDV e l'adesione piena al Partito Democratico. Mi auguro che ciò possa avvenire e che possa avvenire prima possibile: sarebbe un percorso naturale.

lunedì 25 febbraio 2008

La mancanza di fede è un dono di Dio

Nel poco tempo a disposizione, sarebbero troppe le cose da dire. Mi limito ad alcune e per punti.
Candidature all'estero
Siamo in fase di chiusura delle liste e vengono al pettine alcuni nodi molto critici. Primo fra tutti quello del Senato in America Latina.
Si corre per due seggi e le liste più accreditate sono, oltre quella del PD, la lista unitaria del PDL, quella di Pallaro e, ultima, quella di Merlo, che questa volta corre in autonomia rispetto al Senador. Proprio quest'ultima, che avrebbe potuto creare un'emorraggia di voti al centrodestra e a Pallaro, senza scalfire i nostri, rischia di scombinare la geografia politica di quella ripartizione. Nella lista di Merlo, infatti, rischiamo di trovarci come candidati importanti pezzi del PD del Sud America. Se questo dovesse accadere, non basterebbe comunque a Merlo per conquistare il secondo seggio senatoriale, ma potrebbe bastargli a togliere al PD, insieme alle liste della Sinistra arcobaleno e, probabilmente, dei socialisti, quei pochi voti utili per l'assegnazione del Senatore. Una graditissima sorpresa nell'uovo di Pasqua elettrorale del centrosetra. Cui prodest? Non al PD, non alla Sinistra arcobaleno, non ai Socialisti e, sicuramente, non ai candidati del PD nelle liste di Merlo, che diverrebbero i cavalli di Troia di Berlusconi al Senato e i suoi migliori alleati, ribaltando l'effetto del 2006, quando proprio il voto all'estero fu fatale per Berlusconi e decisivo per L'Unione.

Candidature in Italia
Ho accolto con entusiasmo (e come poteva essere altrimenti) la candidatura del professor Umberto Veronesi a capolista in Lombardia. Veronesi è persona di grandissimo prestigio in Italia e all'estero, uomo equilibrato e del Nord (è questo avrà un peso nella rappresentanza di quell'area spesso sottovalutata dal centrosinistra), professionista eccellente e laico riconosciuto. Il suo operato di Ministro nel recente passato è stato unanimemente giudicato positivo da ambienti che andavano molto al di là del centrosinistra e il suo consenso alla guida del dicastero per la salute era il più alto rispetto a quello di tutti gli altri ministri del Governo di cui faceva parte. Lo stesso Berlusconi si pronunciò a favore della possibilità di averlo come ministro anche in un suo Governo. Per questo sono convinto che, in caso di vittoria del PD, Veronesi possa essere ancora il Ministro della Salute. Penso anche che la sua presenza contribuirà moltissimo, insieme a quella dei Radicali, a definire l'identità laica e progressista del PD. Così come aiuterà gli italiani a capire bene e decidere con serenità sulle questioni "che riguardano la vita delle persone e i loro diritti", come scrive oggi Stefano Rodotà in un suo editoriale su La Repubblica.

Laicità e civismo
Si è tenuto sabato l'attesissimo seminario del PD sulle questioni della laicità. La sala era piena e gli interventi che si sono succeduti di grande spessore. Efficaci, chiari e di grande qualità quelli di Rusconi (che da vent'anni non partecipava a un dibattito organizzato da partiti) e di Rodotà. Molto atteso, rassicurante e di grande impegno quello di Ignazio Marino che, tra le altre cose, si è impegnato, se sarà eletto, a presentare una proposta di legge sul testamento biologico. Un impegno concreto, coraggioso e netto di cui si sentiva davvero il bisogno.
Bello, caloroso e intelligentemente originale quello di Moni Ovadia, che ha ricordato come l'uso della parola "verità" sulla bocca dei religiosi sia pericoloso per la democrazia e per il confronto e come, al contrario, la laicità sia la base della democrazia: laicità da non intendere come contrapposizione alla religione, ma come metodo di ricerca e confronto. Ovadia ha citato un bellissimo versetto del Corano, nel quale è contenuta una delle più importanti dichiarazioni laiche, quella che ricorda che "se il tuo Signore avesse voluto, avrebbe fatto credenti tutti quanti sono sulla terra. Ma potresti tu costringere gli uomini ad essere credenti a loro dispetto? - No, nessun’anima può credere se non col permesso di Dio" (Corano, X, 99-100). Se Dio non ci ha fatti tutti credenti, dice dunque Ovadia, è perché ha ritenuto che dovessero esserci anche i non credenti. In questo senso, ha concluso l'artista con una battuta, "la mancanza di fede è un dono di Dio". Una battuta che dovrebbe far riflettere molti credenti.