venerdì 11 maggio 2007

In Germania per non alzare un nuovo Muro

Come prima missione all'estero dopo il Congresso di Firenze, che ha definitivamente avviato il cammino verso il Partito Democratico, domani sarò in Germania, precisamente a Wolfsburg, dove si terrà la riunione della segreteria allargata dei DS Germania, insieme agli iscritti al partito delle sezioni di Wolfsburg e Berlino.
Una tappa particolare per vari motivi: intanto proprio a Wolfsburg (caso unico tra le nostre sezioni all'estero) la mozione di Angius ha ottenuto una percentuale di adesioni intorno all'80%; poi in tutta la Germania (caso altrettanto unico all'estero) la mozione Angius ha ottenuto circa il 41% dei voti, come la Fassino.

Questi numeri sono dovuti non certo a un'avversione preconcetta al PD, ma una serie di preoccupazioni su come costruirlo: soprattutto interrogativi su laicità e rapporto con il PSE.
Interrogativi fondati non esclusivamente su motivazioni ideologiche, tutt'altro. Ma derivanti dal fatto che i compagni dei DS Germania hanno un rapporto di collaborazione e militanza molto stretto con la SPD e il PSE.

Dopo la scelta di rottura operata da Angius, che anch'io modestamente considero sbagliata, questa segreteria servirà a fare il punto con i compagni della Germania sul congresso di Firenze e discutere il percorso verso il Partito Democratico e le iniziative da tenere in questo senso, evitando tentazioni di alzare nuovi Muri. Un percorso che io ritengo possa farsi insieme proprio a chi ha avuto nella fase congressuale una serie di dubbi. Sono proprio questi compagni che, nella fase che ci porterà alla Costituente di ottobre, potranno dare un contributo forte in termini di valori, idee e forze progressiste al PD e rappresentare l'ancoraggio più forte e diretto del PD all'estero con il PSE, a partire dalla stessa Germania.
Vedremo come andrà a finire. Una cosa però temo con terrore: che la discussione non finirà in sezione, ma continuerà al ristorante del Centro italiano e ci avveleremo tutti la cena.

Nella giornata di domenica, poi, ci sarà un incontro pubblico aperto alla cittadinanza dal titolo "Verso il PD - Una forza grande come il futuro", sempre al Centro italiano, alle ore 15.00. A questo incontro interverrà il Senatore DS Giorgio Tonini che, a differenza del sottoscritto che è ateo, Tonini è di formazione cattolica. Lo dico perché ciò aiuta a capire come già oggi i DS siano un partito plurale, aperto a tutte le culture, così come sarà il PD, e perché sono convinto che la sua presenza potrà servire a dimostrare come anche i cattolici democratici abbiano a cuore la laicità dello Stato.

giovedì 10 maggio 2007

Ecco perché la Roma ha vinto 7 a 2

Quella di ieri tra Roma e Inter è stata una partita molto equilibrata, fino al cinquantesimo secondo del primo del tempo, poi arriva Totti e gli equilibri cambiano...

Un cambio che va a parziale risarcimento danni dopo la storica sconfitta a Manchester in occasione dei quarti di Coppa campioni.
La Roma ha vinto per 6 a 2 nella finale di andata di Coppa Italia.
Un risultato pesante, inflitto dalla Roma a una Inter che, nel torpore primaaverile, si è abbioccata sugli allori dello scudetto già matematicamente conquistato.

Dico risarcimento solo parziale poiché:


  1. con il Manchester la nostra sconfitta è stata ancora più pesante e senza appello;

  2. in quella occasione si trattava di Coppa campioni non di Coppa Italia (con tutto il rispetto non è la stessa cosa);

  3. con l'Inter i conti non sono chiusi: intanto c'è il ritorno, poi abbiamo perso già due finali proprio di Coppa Italia.

Comunque, l'ottimo Totti e compagni, si sono guadagnati un bonus di credito che potrà essere alimentato se al ritorno a San Siro non si faranno recuperare la pesante ipoteca di 4 gol sulla coppa.
In caso contrario, in passato è già successo, non ci resterà davvero che sciogliere la società e ripartire da zero: sarebbe proprio un fatto di dignità.

P.S. Mi dispiace molto delle parole di Moratti a fine partita. Aver dichiarato, infatti, che la partita di ieri era "quella di cui ce ne fregava di meno" ha rapresenato il settimo gol della Roma, o meglio l'autogol dell'Inter. Grande caduta di stile da parte di quello che solitamente è un Signore.

mercoledì 9 maggio 2007

Più autonomie locali e nuove generazioni al CGIE

E' uscita oggi su 9Colonne una interessante intervista di Lorenzo Rossi a Marco Fedi, che vi ripropongo di seguito. Buona lettura.

“Riforme, innovazione, capacità di collegamento e di fare sistema”. C’è il rilancio del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero al centro dell’intervento dell’On. Marco Fedi, deputato dell’Ulivo eletto nella circoscrizione estero, intervistato da 9colonne durante l’assemblea plenaria del CGIE dell’8 maggio 2007.

Fedi ha ribadito innanzitutto che il Consiglio stesso “è uno strumento indispensabile di collegamento con le comunità italiane nel mondo, di conoscenza ed approfondimento di un patrimonio di umanità e civiltà che la nostra penisola ha nel mondo”. La rappresentanza parlamentare per gli italiani all’estero (12 deputati e 6 senatori) – ha continuato – da sola non basta ad assolvere ogni compito, pur essendo un momento importante: occorrono, alle sue spalle, “l’approfondimento, l’analisi, la competenza, la voglia di scegliere e di fare” e una classe dirigente adeguata. Fondamentale è il ruolo del CGIE, che va potenziato. Altrimenti – avverte il deputato dell’Ulivo – “il rischio è quello di lasciare dietro di noi solo macerie. Per questa ragione è opportuno che questo CGIE trovi subito, al proprio interno, le ragioni di un lavoro comune, ristabilendo un giusto equilibrio politico. E trovi le ragioni, prima che la direzione, di una necessaria riforma”.

Fedi ha invitato a non scindere in compartimenti stagni l’emigrazione tradizionale dai nuovi movimenti di giovani, ricercatori, scienziati, “come se questi non fossero aspetti della stessa dimensione”. Sarebbe un errore imperdonabile – spiega – proprio perché i figli degli immigrati italiani nati all’estero e i nostri connazionali che oggi si spostano per la prima volta nel mondo trovano un atteggiamento diverso nei loro confronti “grazie ai sacrifici dell’emigrazione, alle radici culturali di tante donne e uomini che hanno costruito il loro futuro in un nuovo Paese, che hanno costruito opportunità per l’Italia”. Il monito lanciato dal deputato diessino è di evitare di “commettere in patria gli stessi errori che hanno allontanato ed ostacolato il processo d’integrazione delle nostre comunità nel mondo: chiusura al nuovo, alle altre identità, alla costruzione di una realtà multiculturale, allontanando il diritto alla partecipazione e alla cittadinanza, scommettendo sul senso di paura, sulle preoccupazioni, evocando tutto ciò che di negativo è possibile evocare”.

Perciò, riguardo agli immigrati presenti oggi in Italia, Fedi ha sostenuto che “chi vive in questo grande Paese ed in questa grande Europa – ed ha un regolare permesso di soggiorno – ci raggiunge con lo stesso spirito, con gli stessi sogni e le stesse aspirazioni che avevamo noi quando, in diverse epoche, abbiamo lasciato l’Italia. Vuole quindi apprendere l’Italiano – non è saggio metterlo in dubbio – ed è anche utile che mantenga un legame culturale con la propria terra di origine; vuole partecipare alla vita politica, sociale e culturale; vuole poter diventare un cittadino italiano ed europeo in tempi ragionevoli”. Proprio per questo è imprescindibile “un’ampia e serena discussione” sul tema della cittadinanza, tendendo tuttavia conto “dell’urgenza di intervenire a fronte dei cambiamenti che stanno avvenendo nella società italiana: affiancando al principio dello jus sanguinis quello dello jus soli – ha sottolineato – diamo una risposta normativa ad una direttiva comunitaria ma anche ad un principio di civiltà. Riapriamo i termini per il riacquisto della cittadinanza, saniamo tante situazioni di vera e propria disparità e di ingiustizia, consolidiamo anche il principio rendendolo applicabile non oltre una specifica fascia cronologica”.

Tornando sulla riforma del CGIE, che deve essere “profonda”, Fedi ha lanciato una serie di proposte concrete. In primo luogo essa va legata al rapporto con le autonomie locali, “senza rinunciare alla Conferenza permanente Stato-Regioni-PA-CGIE, ma trasformando questa nel Consiglio”. Occorre inoltre creare “uno spazio alla rappresentanza diretta delle nuove generazioni. Aumentare il numero di componenti eletti, eliminare una rappresentanza Governativa che non ha ragione di essere, ridurre il numero di plenarie dando spazio alle Continentali che devono avere forme di collegamento con i Comites e con le rappresentanze regionali”. Quanto alla Conferenza dei giovani italiani all’estero, essa può essere “un momento per costruire una presenza organizzata e collegata alla riforma del Cgie”.

Non è mancato quindi un accenno alla riforma elettorale, tema al centro del dibattito politico attuale. “Credo – ha spiegato Fedi – che debba attivarsi un tavolo di concertazione tra maggioranza ed opposizione per arrivare, se possibile, ad una proposta seria, condivisa. È mia opinione che la 459/2001 possa essere modifica mantenendo saldi alcuni principi: il voto per corrispondenza (alcune importanti soluzioni tecniche potrebbero renderlo maggiormente rispondente ai criteri di segretezza e personalità), l’anagrafe volontaria oppure una seria operazione di sistemazione, le operazioni di scrutinio”.

Fedi ha concluso il suo intervento rivolgendosi poi sia ai membri del CGIE vicini alla maggioranza dell’Unione, che a quelli legati all’opposizione. Ha invitato questi ultimi ad avanzare le loro valutazioni “a bocce ferme e non mentre la partita è in gioco”. Quindi ha spronato la maggioranza di governo. “Non possiamo rischiare di disperdere questa ricchezza – ha detto – e non è vero che abbiamo superato la fase storica dell’emigrazione: possiamo trasformarla, far nascere nuove forme di collegamento e rapporto con l’Italia. Ma alcune riforme fondamentali vanno fatte, ora, in questa legislatura, insieme, con il contributo costruttivo dell’opposizione”. “La classe dirigente di questo Paese – ha concluso – non può sottrarsi a questo compito e non può deludere le comunità italiane nel mondo”.