martedì 5 febbraio 2008

L'eterna promessa

E così si andrà presto al voto. Senza nemmeno fare la riforma elettorale. Voglio prima provare a chiarirmi un po' le idee. Nella scorsa legislatura, con i soli voti della Casa delle libertà, Calderoli scrive una riforma della legge elettorale che distribuisce i premi di maggioranza su base regionale, ben sapendo (probabilmente facendolo proprio con questa intenzione) che questo sistema avrebbe portato instabilità politica: cosa che terrorizza ogni politico, imprenditore o economista serio in ogni angolo del mondo.
  • Lo stesso Calderoli, intervistato sul capolavoro da lui scritto, definisce quella legge una "porcata". E come se io, appena finito di scrivere un mio post, interpellato da qualcuno su cosa ne penso, direi che fa schifo. Ma perché pubblicarlo allora? Misteri del Nord-Est.

  • Gianfranco Fini, ritenuto il più abile dei politici del centrodestra, nonché eterna "futura promessa" di leader della CDL, vota con entusiasmo la "porcata" di Calderoli.
  • La CDL perde le elezioni e vince L'Unione, con una maggioranza risicatissima al Senato (tutto calcolato).
  • I referendari raccolgono le firme contro la legge "porcata" di Calderoli e tra questi, quello che più si ingegna per la raccolta delle firme e come promotore del referendum contro la legge che ha votato, è Gianfranco Fini, "l'eterna promessa" a leader della CDL, che la ritiene una iattura e pensa vada modificata.
  • Cade il Governo Prodi e Napolitano fa di tutto per far capire (cosa scontata) che prima di votare occorre modificare quella legge, e per questo incarica Marini di formare un Governo che si occupi di questa riforma.
  • Fini, "l'eterna promessa" a leader della CDL, che ha sostenuto in ogni contesto l'esigenza di modificare la "porcata", rifiuta ogni possibilità di modificare la legge e chiede il voto anticipato proprio con la "porcata" che voleva cambiare e per la quale ha raccolto le firme per il referendum.
  • Prodi, intanto, annuncia che non si ricandiderà, lasciando al futuro inquilino di Palazzo Chigi la seguente eredità: il famoso "tesoretto" di oltre 20 miliardi di euro recuperato dall'evasione fiscale con il quale si sarebbero dovuti aumentare i salari dei lavoratori dipendenti e rilanciare la produttività; i conti pubblici risanati, con un deficit del 2008 attestato a poco più del 2%; una crescita del PIL dell'1,5% (Berlusconi l'aveva lasciata a 0,0%: recessione); il livello di disoccupazione al 5,6% (il più basso degli ultimi 25 anni).

Potrei anche continuare con questi dati, ma chi è interessato può approfondire il discorso leggendosi quali buoni frutti preveda il protocollo sul welfare soprattutto per i giovani, per chi è in cassa integrazione, in mobilità o è disoccupato.
Insomma, penso che, nonostante tutto, abbiamo lavorato bene per l'interesse dell'Italia tutta. Penso che l'eredità che lasciamo sia buona. Il problema, però, è che gli italiani percepiscono malissimo questa maggioranza, nonostante i suoi risultati positivi. C'è, dunque, uno scollamento, o meglio una dissociazione, tra i positivi risultati ottenuti in campo economico e finanziario e la percezione della gente nei nostri confronti. E tutto ciò penso dipenda dalla condizione di instabilità a cui siamo stati sottoposti e dall'alto tasso di litigiosità dimostrata. Tutti elementi favoriti dalla legge elettorale che tutti criticano, ma che pochi vogliono davvero cambiare, compreso Fini, "l'eterna promessa" a leader della CDL, il quale ha capito che è meglio essere futura promessa in eterno che possibile leader vero fra qualche anno.

Già, perché far vivere un Governo che cambi la legge elettorale, significherebbe anche far recuperare tempo e terreno utile al PD per vincere le prossime elezioni. Disubbidire agli ordini di Berlusconi oggi, distruggendo la CDL e procurando una immediata sconfitta dello stesso Biscione, non gli assicurerebbe un dicastero nel prossimo Governo.
Fini, "l'eterna promessa" a leader della CDL, dunque, che ben ricorda il familiare motto "credere, obbedire, combattere", rinuncia al bene dell'Italia, rinuncia al definitivo tramonto del suo capo (nonché unico padrone della Casa delle libertà) e si accontenta di un possibile prossimo ministero e di continuare ad essere "l'eterna promessa" a leader della CDL. Naturalmente, però, rivedendo in chiave pacifista (l'unica volta) il noto motto mussoliniano: da "credere, obbedire, combattere" a "obbedire". A Berlusconi e alla Lega, naturalmente, mai agli italiani.