venerdì 26 settembre 2008

Trasformare rumori in tifo

Oggi è uscito sul quotidiano statunitense America oggi questo mio articolo. Buona lettura.

Nelle ultime settimane si è alzato un po’ il volume a Saxa Rubra. Da parte mia, che ho seguito da diverse postazioni, politiche e istituzionali, la vita di Rai International – oggi Rai Italia – vorrei dare conto di quello che ho visto nel comparto dell’azienda televisiva dello Stato a cui sono più affezionato.
Dico subito che il quadro non mi pare lusinghiero. Come l’ultimo atto dell’attuale direzione mi conferma, con la redazione che ha prima respinto a grande maggioranza l’ultimo piano di riorganizzazione e poi votato la sfiducia al suo direttore. Non voglio, né debbo, entrare nel merito del contenzioso fra redazione e direttore.
Devo però, mio malgrado, constatare che a poco più di 18 mesi dal suo insediamento, l’attuale direzione rischia di ritrovarsi in una situazione di stallo simile a quelle precedenti, nonostante al suo arrivo, Badaloni, avesse trovato una redazione compatta e motivata dalla prospettiva di lavorare con un bravo e affermato professionista quale lui è. Un entusiasmo che era cresciuto con la firma di una nuova e avanzata Convenzione tra Rai e Presidenza del Consiglio, che prevedeva l’introduzione di discreti strumenti di verifica e controllo, come il Comitato di controllo su Rai International che, se riuscisse a risolvere i conflitti di competenze (a mio avviso non dovrebbe far parte di una commissione di controllo anche il controllato), potrebbe essere un utile banco di verifica dei risultati e uno stimolo alla direzione e redazione tutta.

Nell’applicazione del dettato della Convenzione si erano visti, in una prima fase, piccoli passi in avanti che avevano fatto ben sperare per il futuro: una maggiore pluralità dell’informazione, con la messa in onda all’estero di diversi programmi di approfondimento giornalistico insieme a programmi di buon successo quali “Parla con me” e “Che tempo che fa”.
Come pure è stata senz’altro una scelta felice quella di diversificare i palinsesti: uno per le Americhe, uno per l’Africa e l’Asia e uno per l’Europa e l’Italia, seppure vi sia ancora molto da lavorare nella direzione di altri sdoppiamenti di questi stessi palinsesti. Persino la qualità del segnale era migliorata.
Questi risultati sono stati apprezzati anche dagli italiani all’estero, che vi hanno riscontrato i piccoli germi di un cambiamento di rotta e una speranza per il futuro di Rai Italia. Un sentimento registrato nell’annuale rapporto del MAE che riportava i timidi segnali di un leggero apprezzamento che alimentava crescenti aspettative.
Invece là ci si è fermati, riaprendo la strada a un nuovo e diffuso disagio tra gli utenti all’estero (italiani e non) e nella redazione. Per questo oggi, alla vigilia di una quasi certa invasione politica da parte della maggioranza di Governo, è necessario capire le ragioni più profonde di questo disagio, che costringe il canale internazionale del servizio pubblico in un continuo stato di sofferenza. Lo dobbiamo fare per non buttare via il bambino insieme all’acqua sporca, consentendo ai limiti del passato di travolgere la mission di Rai Italia.

Ormai, la crisi dell’Alitalia ce lo conferma, la grande competizione globale fra i brand territoriali, si gioca proprio sul terreno della capacità di proporre e sviluppare un’immagine, un’idea del sistema paese. Rai Italia deve essere uno strumento vitale di questa strategia, come impone la Convenzione. Ne ha tutte le premesse e le potenzialità. Invece, proprio su questo snodo decisivo si è avvitata la crisi dell’ultima gestione del canale, che ha portato alla sfiducia di martedì scorso. Forse può essere utile ricordare alcuni dati sintomatici di uno stallo e di una distanza perniciosa dalle indicazioni dettate dalla Convenzione:

- news: dal gennaio 2007 al gennaio 2008 il palinsesto di Rai Italia si è ridotto passando dall’11,5% al 6,75%. Si è dimezzata l’offerta di informazioni per la comunità italiana all’estero, sostituita con commenti e approfondimenti generalisti che non hanno rafforzato l’appeal del canale verso il suo attuale target di riferimento, né gli hanno consentito di conquistarne uno nuovo.
- Comunicazione sociale e lavoro: anche qui si registra un dimezzamento dell’offerta: dal 6% del gennaio 2007 al 3% del gennaio 2008.
- Turismo e qualità del territorio: questo è un punto strategico, passato però dal 2,3% del palinsesto complessivo all’1,4% di oggi.
- Intrattenimento e cinema: mentre sono notevolmente aumentate le repliche, come abbiamo constatato nell’ultimo trimestre, vediamo che persino lo sport è calato del 5% e l’offerta per minori, nevralgica per rinnovare la nostra platea di riferimento e rafforzare il legame con le nuove generazioni di italiani nati all’estero, è passata dal già insufficiente 3,85% a uno striminzito 1,85%.

Il dato preoccupante è che nei mesi successivi al gennaio 2008 (per i quali, tuttavia, non sono disponibili dati di dettaglio) i trend non sono affatto migliorati, anzi sembrano peggiorare. Abbiamo infatti visto scomparire in queste settimane trasmissioni che interpretavano al meglio la mission di marketing territoriale, come “ItaliaCampus” e, soprattutto, programmi che segnavano un’innovazione sia nel linguaggio che nella capacità di rappresentare il sistema paese, come “ItaliaCult”, il magazine che segnava un originale modello produttivo, con il coinvolgimento diretto degli Istituti di cultura italiana all’estero e della stessa Farnesina, dalla quale si trasmetteva e che, insieme agli istituti stessi, aveva manifestato apprezzamento per il lavoro fatto, come ho avuto modo di constatare direttamente nel mio ruolo di rappresentante del MAE nel Comitato di controllo su Rai International.
Ma siccome l’obiettivo più importante è quello di guardare al futuro, riconoscendo e prendendo atto dei limiti che hanno segnato il percorso fin qui svolto, vorrei provare a individuare almeno un punto di partenza condiviso da cui muovere, ciascuno nel proprio ruolo.

Rai Italia deve essere competitiva con la nuova realtà della comunicazione internazionale. Deve saper raggiungere i diversi target: quello dell’emigrazione tradizionale con quello delle nuove migrazioni italiane e degli stranieri a vario titolo interessati all’Italia e alla sua cultura. Essere capace di intrecciare contenitori e contenuti: adottando linguaggi innovativi, mutuati dalle nuove soluzioni multimediali, per dare il senso della realtà del sistema Italia.
Nessuno – e sottolineo nessuno – può pensare di tornare al passato, realizzando un prodotto consolatorio e nostalgico. Le competenze e le potenzialità innovative sono già nella redazione: occorre saperle gestire e valorizzare al massimo. Solo così delusione degli utenti, insieme a scricchiolii, malumori e rumore di queste settimane, potranno diventare utile tifo e incoraggiamento per Rai Italia.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio, perché dai per scontato che chi dirige Rai Italia sia "bravo"? perché ritieni che sia circondato, in maggioranza, di "bravi" collaboratori? (fatte sempre le debite eccezioni che, di solito, sono perlopiù frutto di pura casualità). Uno come te conosce chiaramente i meccanismi che portano a diventare "affermati" professionisti del mondo del giornalismo, ma mi spiace doverti evidenziare che quei meccanismi non rendono "bravi". Lo dico a difesa del buon giornalismo pubblico, e non solo, dove vi sono, e vi sarebbero, tanti pronti a fare MEGLIO, se solo il muro di gomma non respingesse le loro proposte e non oscurasse la loro professionalità. Capisco anche che tu non voglia entrare nel merito della bocciatura fra direzione e redazione di Rai Italia, però allora entriamo nel merito di quel sistema per assegnare questa e quella testata. Quel sistema, di cui fai parte, è malato di presunzione e tu, che sono certa faresti diversamente se potessi decidere, ne sei comunque, in qualche modo, "simpatizzante". Scusa se ho dovuto essere così diretta tirandoti in ballo, come sai a me piace la tua impostazione politica e il tuo personale impegno che dimostri in tante cose, ma come i fatti dimostrano, cio' resta nel fondo del colino e.....non passa. ciao! Daniela

Anonimo ha detto...

Eugenio, Eugenio, quante volte abbiamo detto che la qualità di rai international è pessima. quelli della mia età non la guardano mai, preferiscono bbc, cnn o altro. e anche se tu dici che ci erano stati miglioramenti sono stati così pochi che non ce ne siamo accorti. a me badaloni è sempre piaciuto come giornalista, ma la sua bravura non è bastata a migliorare rai international. Non so di chi è la colpa, ma così la televisione italiana non ha nessuna attrazione per noi giovani all'estero, anche se moriamo dalla voglia di farvi sapere cosa facciamo all'estero e di avere notizie dall'italia.

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo che cancellare magazines come "ITALIA CULT" sia stato un grave errore. Italia Cult rappresentava un interessante esperimento nel rappresentare il sistema paese, attraverso un linguaggio nuovo ed intrigante.
Vorrei tanto vedere piu' cose nuove e meno litigiosita' in Rai Italia.

Anonimo ha detto...

La chiusura di Italia Cult è stata una mossa scellerata. Non è la prima e neanche, credo l'ultima volta, che un programma gradito a tanta gente dove si cerca di rappresentare il sistema paese viene chiuso per motivi oscuri.
Forse l'invidia è l'unica spiegazione.
Quello che piace fuori non piace dentro.
Può essere?

Carmine Gonnella ha detto...

Caro Eugenio vuoi realmente conoscere il mio punto di vista su Raitalia ? ( ex Rai Internazioale ) eccoti accontentato...
In primis, il palinsesto dovrebbe essere in chiaro e gratuito a tutti per una informazione libera e accesibile a tutti i cittadini italiani della terra . ( 2 ) Raitalia raggiunge pochissimi italiani all’ estero e solo a chi paga Su di questo non si conoscono le reali cifre. ( 3 ) Mamma Rai dovrebbe come tu dici mettere in onda programmi di approfondinti giornalistici e aggiungerei “ rassegne stampa di testate italiane all’ estero ( questa non e’ una novita’ gia’ ribadito piu’ volte in altre occasioni ) ( 4 ) Raitalia ( e anche su questo concordo ) e’ prevalentemente destinata ai connazionali di prima generazione, incurante delle nuove. ( 5 ) All’ insegna della integrazione delle 2 culture ( italiana e l’ Altraitalia ) occorre che programmmi che trattano i migranti passati e presenti venissono ripetuti sulle reti nazionali.
Cosa fare ? Niente tanto si sa che la politica e interessi personali prenderanno il sopravento sul comune senso civico . Ti saluto
Carmine Gonnella Londra

Anonimo ha detto...

A me sembra che la direzione presa sia esattamente l'opposto di quello che sarebbe auspicabile, invece di rendere accessibili su analogico e digitale le trasmissioni piu' innovative e stimolanti... si cancellano !?!?!
Io devo confessare di aver seguito finora su Rai Italia escusivamente ItaliaCult, anche via internet e/o sul mio palmarino, ora oltre a guardami bene dal tornare sul canale avvertiro' anche tutti gli amici a cui l'avevo segnalata di non perdere tempo a cercarla perche' proprio la trasmissione di cui avevo loro parlato e' stata soppressa.
Come utente mi rendo conto che non e' uno sgarbo personale ma solo ancora una volta la soppressione delle poche cose buone fatte in base a motivi che non appaiono ne'comprensibili ne' giustificabili e che pongono il problema se non sia meglio abbandonare definitivamente i tradizionali media televisivi in funzione di media fisiologicamente piu' pluralisti e capaci di evolvere.

Anonimo ha detto...

Io penso che Internet con le tecnologie di IP-TV fara' alla TV quello che la TV ha fatto al cinema, ma queste cancellazioni che coinvolgono proprio i programmi piu' innovativi e stimolanti, tutta questa litigiosita' e tentativi di imbavagliamento accelerera' e rendera' irreversibile il processo.
Peccato perche' la TV nel tempo che le restava poteva cercare di rendersi protagonista nell'integrazione sociale e nell'indifferibile rilancio internazionale dell'italia, a mio avviso l'unica strada percorribile per risolvere i problemi di occupazione ed impoverimento delle famiglie.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio: Qui negli Stati Uniti, dove vivo da molti anni, il paradosso di RAI International è quello della divergenza tra idea d'Italia e programmazione di RAI International. La borghesia americana, in generale, vede l'Italia come un paese geniale, elegante, "speciale". Qualità è l’attributo fondamentale del Made in Italy (I poveretti non si sono ancora accorti del cattivo gusto dell’Italia berlusconiana, fortunatamente). Gli istituti di cultura italiani, i seminari dei dipartimenti di italianistica nelle Università confermano questa immagine. Ma se guardiamo RAI International non c’è quasi nulla di tutto ciò: poliziotti mammoni, preti sdolcinati , telenovelas di bassissima qualità, sagre della finocchiona, e così via. Le poche occasioni per mostrare quell’immagine che citavo (e che, diciamocelo, conviene promuovere) erano programmi come ItaliaCult, che tu citi nel tuo blog, e che sembrano scomparsi. Resta da chiedersi quale sia la funzione di questo canale a parte proporre partite di Serie A (peraltro visibili su FSN) e Telegiornali (che interessano solo agli Italiani). Ci vorrebbero più programmi come ItaliaCult con sottotitoli in inglese o addirittura parzialmente in inglese, programmi che illustrano la miriade di attività che qui negli USA mostrano l’immagine di un’eccellenza culturale e stilistica (prima che scompaiano del tutto). Per esempio : in qusti giorni a SUNY è in corso un seminario (con proiezioni seguitissime) sui registi italo-americani (Scorsese, Minghella, etc.) basato su un analogo evento del Festival di Pesaro (ricordate l’idea del Festival dei Due Mondi). La gente fa la fila e sono americani, non nostalgici di Little Italy. Questi eventi, dovrebbero essere seguiti, mostrati, portati al pubblico, e invece che fa Rai International questa sera ? Raffaella Carrà. Non dico altro. Ciao

Gianluigi Caldiera
Silver Spring, Maryland

Anonimo ha detto...

ItaliaCult l'ho conosciuto ed apprezzato dietro segnalazione di un amico ma non trovavo altro altrettanto interessante in Rai Italia. Invece di sopprimerlo anch'io penso che dovrebbe essere addirittura ampliato e sottotitolato in inglese.
Ogni volta che sono stato all'estero (anche da medico volontario in Africa) ho potuto avvertire la necessità di recuperare la nostra immagine di eccellenza culturale, stilistica, gastronomica, turistica ma sopratutto tecnico scientifica dove siamo estremamente poco considerati.
Quindi altro che cancellare ItaliaCult, dovremmo investire proprio in trasmissioni del genere e renderle visibili "free to Air" perche abbiano il massimo impatto.

Anonimo ha detto...

Italia Cult può rappresentare un nuovo modo di "promozionare l'Italia" è stato un grave errore sopprimere questo interessante esperimento.

Anonimo ha detto...

Rai Italia è diventata un’altro spreco dell’Italia.
Sebbene c’è da riconoscere qualche cambiamento in relazione alla sua predecessora -RAI int-, Rai Italia resta ancora, anche lei, prevalentemente destinata ai connazionali di prima generazione. E non a tutti.
Nell’Argentina, con una comunità composta sopratutto di persone di seconda e terza generazione; tanto difussa nella geografia del paese, ma anche così integrata alla società locale che è ormai difficile trovare -e capire- la diferenza tra “italoargentino” e “argentino”. Il canale di voce francese ha una campagna di publicità e una programazione che li rendono molto più visibili (in tutti i sensi) da Rai Italia.
Non si capisce come la comunicazione coi connazionali lontani, la “vendita” del “marchio Italia”, la difesa e diffusione della cultura italiana all’estero, la “capacità di proporre e sviluppare un’immagine, un’idea del sistema paese” non costituiscano per l’Italia una politica di Stato.
Così andando, l’Italia diventerà sempre più isolata, e noi e i nostri figli all’estero sempre meno italiani.
Alfredo

Anonimo ha detto...

Bravo, Eugenio.
In Brasile la pensiamo come te; Badaloni ha iniziato bene ma... ha finito peggiorando le cose, nel senso che ad un timido miglioramento della qualita' dei programmi ha fatto seguito un netto peggioramento (diminuizione) dell'offerta quantitativa e dello spazio da e per l'estero.
Adesso e' tardi per rimediare; avanti un altro... Sapendo che non sara' probabilmente meglio del volenteroso scout romano...
Un caro saluto,
Mirko

Anonimo ha detto...

SIAMO D'ACCORDO CON IL SEMPRE ATTENTO MARINO.
ANCHE IN ARGENTINA L'IMPRESSIONE E'CHE IL BUON BADALONI HA FALLITO, DOPO TANTE ASPETTATIVE CREATE...
PECCATO, PERCHE'ANCORA UNA VOLTA SI E'PERSA UNA OCCASIONE UTILE.
MA XCHE'QUANDO ANDIAMO AL GOVERNO NON RIUSCIAMO MAI A SFRUTTARL, QUESTE OCCASIONI?
SALUTI.
JOSE'
CORDOBA

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Eugenio io concordo con gli esperti i quali affermano che sempre maggiormente gli italiani (sopratutto nuova generazione) preferiscano le informazioni comunicate nei blog e web TV perchè ritenute più veritiere e non pilotate come in TV.

Eugenio Marino ha detto...

@Daniela: apprezzo sempre i tuoi interventi e, come spesso mi capita, non posso che condividere. Abbiamo parlato spesso del sistema per l'assegnazione delle testate e del reclutamento dei giornalisti e sappiamo entrambi che è marcio, perché fortemente condizionato dalla politica. E' stato così per decenni e tutti dicevano che andava cambiato. Invece è arrivato Gasparri è lo ha non solo legittimanto, ma addirittura rafforzato, introducendo il sistema di nomine nel CDA con le tessere di partito: oggi dunque, la Rai è molto più di prima una "azienda torta" dove la spartizione avviene con il peggior Cencelli. In questo sistema, naturalmente, ci troviamo ad essere coinvolti anche noi del PD, non lo nego. Ti ringrazio, però, di avermi riconosciuto un certo impegno (difficilissimo) in direzione contraria. Lo faccio perché, dall'interno, so che nel mio partito c'è pure molta gente competente e seria che, quando verrà il momento e ne avrà la forza, proverà davvero a cambiare questo stato di cose. Spero solo che si affermi questa linea.

@Carmine Gonella: caro Carmine, ti leggo spesso e apprezzo la tua passione, pur nella diversità di opinioni, anche se a volte non condivido i toni. Quando, invece, scendi sul piano delle proposte, come in questo caso, mi vien voglia di mettere su una bella discussione per confrontarci nel merito. Sono sicuro che riusciremmo anche a trovare visioni e proposte comuni e condivise tra gli utenti. Che sia una strada percorribile?

@Gianluigi Caldiera: condivido in pieno questa tua impostazione. Rai Italia deve essere la faccia migliore dell'Italia nel mondo e parlare non solo alle diverse generazioni di italiani, ma anche agli stranieri. E soprattutto deve mostrare l'innovazione e le eccellenze e deve saper fare rete e dare nuovi input alle strutture istituzionali e alle comunità italiane all'estero. Così facendo si innesca una meccanismo di stimoli al rialzo che porta un ritorno economico e culturale all'Italia tutta, oltre che alla sua televisione all'estero.

Eugenio Marino ha detto...

Caro Alfredo,
il tuo commento è, come sempre, ragionato e utile al fine di farmi un'idea su ciò che si pensa in giro per il mondo. In Argentina, poi, che come direbbe Guccini è "l'orizzonte capovolto" dell'Italia, andrebbe fatto un discorso particolare e profondo, che non si fa. Ed è un peccato soprattutto guardando a ciò che fanno gli altri che tu stesso citi, come i francesi.

Eugenio Marino ha detto...

@Mirko: mi fa piacere che la pensiamo allo stesso modo. Però io, a parte il fatto che non mi posso (e non volgio) occupare di chi debba dirigere o meno una testata, sono un ottimista per natura e penso che c'è sempre tempo per migliorare. Come ho scritto nell'articolo Badaloni all'inizio aveva avviato quei miglioramenti che tutti aspettavamo. Spero che riprenda il camminno in quella direzione, perché ci sono tutte le risorse umane e le possibilità per riuscire bene.

Anonimo ha detto...

MUY ESTIMADO EUGENIO:
ESCRIBO EN ESPAÑOL PARA SER PRACTICO PUES MI ITALIANO ES DE BAJO PERFIL Y CONSIDERO QUE PUEDEN SER MEJOR INTERPRETADAS MIS IDEAS SI LAS ESCRIBO EN MI IDIOMA MADRE.

TU BLOG ME PARECIO SUMAMENTE INTERESANTE, PUES ANALIZA PROBLEMAS QUE SON COMUNES A TODOS LOS PUEBLOS DEL PLANETA GRACIAS A LA DESGRACIADA GLOBALIZACIÓN QUE NO RESULTA MAS QUE UN AVANCE DE LA ECONOMIA DE MERCADO, HOY TAN EN DECADENCIA.
TANTO EL NEOFASCISMO QUE EN LA ARGENTINA TIENE UNA LARGA TRADICION, COMO LAS DIFERENTES FORMAS DE DISCRIMINACION RACIAL , QUE EN TU PAIS SURGE BASICAMENTE DE LA INMIGRACIÓN, EN NUESTROS PAISES LATINOAMERICANOS SON PARTE DE LA NATURALEZA SOCIAL, AL TENER UNA GRAN PARTE DE LA POBLACION NATIVA DE ORIGEN, CON CARACTERISTICAS RACIALES QUE SE HAN TRATADO DE DESARTICULAR DESDE LA LLEGADA DE LOS CONQUISTADORES DEPREDADORES A AMERICA.

LA TV ES UN PROBLEMA UNIVERSAL Y COINCIDENTE, TIENEN A BERLUSCONI COMO AQUÍ OTROS SIMILARES. NUESTRA VENTAJA ACTUAL ES EL DESARROLLO DE LA TV PÚBLICA CON MEJOR DESARROLLO LLEGADO A GRAN PARTE DEL PAIS, A ELLO AGREGAMOS UN EXCELENTE CANAL DEL MINISTERI DE EDUCACION QUE NO TIENE PROPAGANDA Y DEDICA SOLO A CULTURA Y ENSEÑAR DESDE OFICIOS HASTA ARTE CON MAGNIFICA DIDACTICA ( CANAL ENCUENTRO, SI PUEDES SINTONIZARLO SE TRANSMITE DESDE BUENOS AIRES )

MIS ESPECTATIVAS SON REALES EN CUANTO A LA SITUACION ACTUAL EN USA, SE HAN CAIDO LAS MASCARAS DE L MERCADO Y QUEDADO AL DESNUDO LA FALACIA DEL SISTEMA, ES UNA BUENA OPORTUNIDAD PARA RECOMPONER MAS RACIONALMENTE ESTE PLANETA TIERRA.
ESPERO QUE ESTA CRISIS SIRVA PARA QUE LAS DERECHAS Y LOS NEO- FASCISTAS DE CUALQUIER INDOLE TANTO COMO LA GENTE DEL PUEBLO APRENDAN DE LA EXPERIENCIA HISTORICA A DEFENDER SU PROPIA VIDA Y SU FUTURO.

SI TIENES INTERES TE PUEDO ENVIAR MUCHO DE LO QUE AQUÍ SE VIVE SE PADECE Y SE DISFRUTA, PAIS DE GRAN RIQUEZA LA ARGENTINA.

CORDIALMENTE CON ABRAZO FRATERNO Y LOS MEJORES DESEOS DE PAZ TE SALUDA
ADOLFO SAADIA
BUENOS AIRES
ARGENTINA

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)