venerdì 7 maggio 2010

Il senso di missione degli italiani all’estero nel 150° dell'Unità


Oggi è uscito su La gente d'Italia questo mio articolo. Buon fine settimana.

È stato molto bello il discorso che mercoledì scorso il Presidente Napolitano ha tenuto a bordo della nave Garibaldi in occasione della cerimonia celebrativa del 150° anniversario della partenza dei Mille.
Ogni giornale italiano dovrebbe pubblicarlo integralmente; in ogni scuola dovrebbe essere distribuito a studenti e professori; ogni ufficio pubblico dovrebbe tenerlo ben in vista; ogni consolato dovrebbe esporlo alla vista dei cittadini italiani all’estero.
Lo dico perché, come scriveva ieri l’on. Marco Fedi, su “un punto gli italiani nel mondo, oltre ogni logica di appartenenza, sono assolutamente e fermamente solidali: l’unità della nazione, il legame nazionale che ci unisce, dal nord al sud”.


Dunque le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sono un momento importante che riguarda anche gli italiani nel mondo. Una ricorrenza che, a mio avviso, va interpretata oggi come l’Unità non solo dell’Italia tra Nord, Centro e Sud, ma anche dell’Unità tra italiani in Italia e italiani nel mondo, che per troppo tempo sono stati dimenticati o considerati cittadini di serie B, pur avendo sempre mantenuto un rapporto costante con il Paese d’origine. E oggi, dopo una breve parentesi di attenzioni varie e il riconoscimento delle rappresentanze parlamentari, rischiano di essere ricacciati in un angolo.
Napolitano, nel suo discorso, ha fatto un importante rifermento al volontariato, spiegando come “senza l’apporto del volontariato non sarebbe stata concepibile la spedizione dei Mille”. Questo mi fa pensare a quanto, ancora oggi, il volontariato sia importante tra gli italiani all’estero per l’apporto che essi danno all’Italia. Da sempre i nostri connazionali si sono organizzati in associazionismo volontario: dalle società di mutuo soccorso all’associazionismo regionale, alle rappresentanza di base e intermedie quali Comites e CGIE che, pur facendo un gran lavoro per le comunità ed essendo istituite da leggi dello Stato, funzionano esclusivamente su base volontaria, senza retribuzione alcuna dei propri membri. Italiani che sacrificano tempo libero spesso sottratto alle vacanze e alle famiglie, che spendono risorse proprie e che si mobilitano quotidianamente per il solo amore verso l’Italia e gli italiani, che siano essi in patria o all’estero, per provare a lavorare alla soluzione dei problemi che ci troviamo difronte.

E il Presidente Napolitano, questo impegno volontario e cocciuto, lo spiega bene quando dice che “si nutre di un più forte senso dell’Italia e dell’essere italiani, di un rinnovato senso della missione per il futuro della nazione”. Un senso di missione che gli italiani all’estero hanno sempre conservato, ovunque si siano trovati.

Per questo, quindi, penso che anche all’estero ognuno di noi dovrà fare la propria parte per celebrare questa importante ricorrenza. Anche il Partito Democratico all’estero dovrà mobilitarsi, promuovere iniziative, eventi, discussioni per ricordare che l’Italia è una e indivisibile, come recita la sua Costituzione e che, come ha ricordato il Presidente, “vogliamo far rivivere nella memoria e nella coscienza del Paese le ragioni di quell’unità e indivisibilità come fonte di coesione sociale, come base essenziale di ogni avanzamento tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più arduo contesto mondiale. Così, anche celebrando il 150°, guardiamo avanti, traendo dalle nostre radici fresca linfa per rinnovare tutto quel che c’è da rinnovare nella società e nello Stato”. Compreso il suo spezzone all’estero.

7 commenti:

angelo ha detto...

belle parole che lusingano e danno un po' di speranza.....e mentre si faceva l'unita' d'italia,la grecia ancor prima ,1821....insorse contro i turchi....e poi a proposito di volontari garibaldini,molti con il figlio di \garibaldi.....ricciotti...vennero in grecia....ma anche molti giovani volontari italiani filoellini morirono in \grecia combattendo contro i turchi

Eugenio Marino ha detto...

Grazie Angelo. Ti faccio una provocazione: se dovessi organizzare in Gracia un evento per il 150°, cosa faresti?

Anonimo ha detto...

Caro Marino congratulazioni articolo, credo che gli italiani che hanno lasciato il paese al momento dell'immigrazione hanno collaborato molto per lo sviluppo dell'Italia di oggi. Poiché la maggior parte della gente non avevano un lavoro. È anche vero che essi sono stati ingannati dalla pubblicità che essi sarebbe diventato ricco "far la mérica". Miei nonni parlavano com'era difficile vivere in Italia a quel tempo da nord a sud. Mio nonno è venuto da San Martino di Venezze-Rovigo – Nord, e mia nonna di San Giovanni in Fiori – Cosenza, Italia meridionale, questo incontro è stato solo possibile dall'immigrazione. Qui fuori abbiamo la virtù della solidarietà espresso molto bene da voi dei “società di mutuo soccorso”, abbiamo una società qui nella mia città che è stata fondata nel 1887 e ancora opere. Ha funzionato come l'estensione dello Stato italiano per aiutare e proteggere i cittadini immigrati e senza alcun aiuto da madre patria. Credo quindi che lo Stato italiano deve guardare con più affetto per noi qui fuori, credo che solo il diritto di cittadinanza e di voto non è sufficiente a pagare il debito dell'esodo di immigrazione.

Ciao

Francisco Formaggio/Piracicaba-Brasile

alfred ha detto...

Eugenio, hai perfettamente ragione. Bello e sentito il discorso del presidente della Repubblica e saggia e giusta la tua idea che le sue parole dovrebbero campeggiare (quanto meno il loro senso) negli uffici pubblici in Italia e in quelli che rappresentano all'estero il nostro paese. Sì, anche all'estero, dove l'unità d'Italia è molto sentita fra i nostri connazionali, come sa chi ha avuto e ha l'occasione di frequentarli. Forse, addirittura più sentita che nella stessa nostra Italia dove, purtroppo, ci sono partiti che della sua unità e dei suoi simboli, a cominciare dal Tricolore, farebbero volentieri a meno (per non dire altro).

alfred ha detto...

Caro Eugenio, approfitto del tuo blog per esprimere la mia solidarietà ai nostri connazionali negli Stati Uniti per l'imbarazzo che avrà anche in essi provocato l'infelice battuta del sottosegretario Bertolaso sul "problema" di nome Monica che lo "accomuna" all'ex presidente Bill Clinton. Che cosa vogliamo farci: chi va con Berlusconi impara a "berlusconizzare"...

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio, sai che in questo caso sono totalmente d'accordo con tè e credo giustamente che il PD e le associazioni come l'USEF che lavorano democraticamente per gli emigrati e non cercano altro che la unione, debbono celebrare l'anniversario di questo momento tanto importante per tutti noi.
Antonina.

comites popolare grecia ha detto...

Eugenio...ti rispondo in ritardo,perche' non mi arrivano le tue risposte nella posta.....chew farei per i 150 anni?....qualcosa di non istituzionale con i barboni dell'ambasciata....ma un incontro con la comunita' nella scuola italiana con la partecipazione dei ragazzi,preparati dagli insegnanti....per rinfrescare la memoria ai piu' giovani