sabato 10 novembre 2012

Quale classe dirigente?

Venerdì 9 novembre ho scritto questo articolo per La gente d'Italia, il quotidiano diffuso in Sud America.

Ho letto con interesse piuttosto divertito l’intelligente intervista che Fabrizio Roncone, sul Corriere del 4 novembre, ha fatto a Iliana Calabrò, la probabile (e improbabile) futura candidata del PDL in America Latina, dove quel movimento, “appaltato” al Senatore Caselli e alla sua lista personale, si presenterà con il nome di Italiani Per la Libertà (IPL), cioè il partito che avrebbe fondato e registrato il nostro ottimo rappresentante alla Camera alta, tra l’altro senza comunicare se di questo probabile (e improbabile partito e lista) faccia parte anche l’on. Angeli.

La malcelata ironia che occhieggia qua e là dall’intervista testimonia probabilmente quanto Roncone sia incuriosito da questi personaggi “esotici” che dal ‘profondo estero’ delle nostre comunità nel mondo arrivano, o ambiscono arrivare, in Parlamento. Intendiamoci: Iliana Calabrò merita tutto il rispetto possibile come persona e come professionista dello spettacolo. Così come è legittima la sua candidatura. Tanto più che col voto di preferenza – che vige all’estero – saranno direttamente i cittadini a scegliere i propri rappresentanti. Ciò che invece l’intervista del Corriere potrebbe utilmente produrre, è una discussione seria sulla questione delle candidature (non solo all’estero) e, più in generale, dei criteri di selezione della classe dirigente. Magari potrebbe capitare di scoprire differenze notevoli tra Partito e partito, tra culture (o inculture) politiche e perfino tra Destra e Sinistra, soprattutto all’estero.

Il senatore Di Girolamo ieri, lo stesso senatore Caselli oggi e la candidatura della signora Calabrò domani, ci raccontano meglio di tanti proclami e punti di programma l’idea che la Destra coltiva dei nostri connazionali all’estero, il loro rapporto e la conoscenza delle comunità italiane nel mondo e il ruolo che queste dovrebbero svolgere in rapporto all’Italia. Generalmente persone molto ‘famose’ o molto ricche (e con il sistema delle preferenze sappiamo bene quanto contino notorietà televisiva e risorse economiche), ma spesso distanti sia da un impegno non dico politico, ma almeno civico all’interno delle comunità che si candidano a rappresentare (per farsene un’idea si dia un’occhiata all’attività parlamentare del Senatore Caselli o alle sue perfomance mediatiche sui social network). Insomma, politici ‘improvvisati’ in ossequio a una regola che, a quanto pare, si applica solo alla politica e per la quale meno ne sai, più sei “un volto nuovo”, meglio è.

A questo punto qualcuno potrebbe pensare che il PD ha solo da guadagnare nel confronto con compagini siffatte. Ma la verità è che troppo spesso i riflettori che si accendono sulle figure più ‘pittoresche’ tra gli eletti all’estero, finiscono per gettare una luce sinistra su tutta la rappresentanza dei cittadini italiani estero e, infine, sullo stesso voto per corrispondenza. Ad esempio, in sei anni di presenza degli eletti all’estero nel nostro Parlamento, si sono spesi fiumi di inchiostro sulla stampa nazionale, su personaggi come Caselli, Di Girolamo, Razzi e persino De Gregorio (che erroneamente si annovera tra gli “italiani nel mondo”, ma che con questi non ha nulla da spartire visto che ha sempre vissuto in Italia ed è stato eletto in Campania. Certo, aveva una TV satellitare dal nome “Italiani nel mondo channel”, ma questa è un’altra storia). Molto meno abbiamo letto dei vari Fedi, Bucchino, Porta, Garavini, Randazzo, Micheloni, Farina e Narducci (tutti parlamentari del PD all’estero). Certo, questi eletti non sono volti noti della TV, né si sono distinti nella cronaca giudiziaria. Sono persone che lavorano da decenni nelle comunità italiane all’estero e spesso nelle realtà associative, sindacali, imprenditoriali e politiche. In Parlamento hanno promosso con tenacia le questioni degli italiani all’estero, anche quando il calendario dei lavori non ripagava adeguatamente tanta abnegazione.

Nei tanti momenti “delicati” per gli equilibri parlamentari e per le passate maggioranze, quando era in corso la “compravendita” di cui pure si è scritto e detto molto, non hanno ceduto alle sirene che hanno indotto altri a un cambio di casacca. Alcuni hanno speso il loro impegno nella lotta alla mafia, nello sviluppo dei rapporti bilaterali tra i paesi di residenza e l’Italia – è il caso dei capitali italiani depositati in Svizzera, o quello del caso di Cesare Battisti in Brasile, o ancora quello della possibile mediazione europea tra Argentina e Inghilterra nella crisi delle isole Malvinas, della diffusione della lingua e cultura italiana in Australia, dei trattamenti pensionistici in Canada e Stati Uniti e dell’internazionalizzazione delle imprese italiane nel mondo –. Capisco che un lavoro quotidiano, di lunga lena, magari dietro le quinte e senza risultati clamorosi o azioni roboanti, faccia fatica ad arrivare sui giornali. Ma il rischio è che davvero si finisca in una notte in cui tutte le mucche sono nere, in cui non si distingue più l’uno dall’altro alimentando disaffezioni e sfiducia anche nei confronti di chi non la merita.

Chiudo con un esempio di come il PD stia all’estero, tra la gente, e si impegni per portare in Italia un’altra immagine delle comunità nel mondo: il 19 ottobre scorso Bersani è tornato per la quinta volta in quattro anni tra gli italiani nel mondo. Dopo New York, Tunisi, Parigi e Bruxelles è stato a Ginevra, dove ha discusso con italiani ricercatori del CERN, funzionari del WTO, ILO e ONU, giovani insegnanti e studenti delle scuole italiane all’estero, segretari di circolo del PD in Europa e giovani imprenditori italiani fuggiti dal nostro Paese. È così, con un lavoro quotidiano di tutto il Partito Democratico tra le nostre comunità, che noi selezioniamo la classe dirigente locale e i candidati al Parlamento. È così che proviamo a portare qui ciò che c’è della grande Italia oltre l’Italia.

P.S. Per il bene degli italiani nel mondo, mi auguro, per una volta, che il PDL faccia quanto sostenuto dal Senatore Mantica in un recente confronto che abbiamo avuto su YouDem.tv a proposito della composizione delle liste in Sud America.

7 commenti:

Silvestr Gurrieri ha detto...

Caro Eugenio,
se non sbaglio sono stati alcuni candidati del PDL a comprarsi i voti e a fare brogli, in Europa ed in Sudamerica. A noi interessa molto e ci fà molto piacere, che il nostro segretario ci viene a trovare all'estero, come anche altri nostri rappresentanti al parlamento, a loro interessa sapere i problemi che abbiamo noi italiani all'estero.Volevo inoltre aggiungere, ignora quello che ha scritto quel signore cambiabandiera, mi sembra che sia di Colonia, quello è un'altro che và cercando dove aggrapparsi e farsi propaganda, non ha niente da fare e cerca di sfottere le persone serie che mettono impegno e tempo per le cose giuste e sociali, a come ho capito io, stà cercando un partito che lo imbarca alle prossime elezioni, aveva cercato di candidare prima con il PDL, poi ha candidato con l'UDC, e adesso si fà un pò di pubblicità con la speranza che qualcuno lo noti e lo faccia candidare in qualche lista, io penso che per lui è uguale dove, l'importante è che può magnare, tanto con le nostre tasse in Germania, queste persone le manteniamo, se non da sole non sono in grado di mantenersi.

Mirena J. Krichman ha detto...

Grazie Eugenio Marino, grazie Fabio Porta e grazie al resto dei rappresentanti esteri del PD che hanno una concezione seria e forte degli italiani emigrati, delle loro necessitá, delle loro possibilitá, della diffusione e del ruolo dell'Italia nel mondo. Grazie per la pubblicazione di questa lettera che cosí lo dimostra.

Salvador Scalia ha detto...

"Ciò che invece l’intervista del Corriere potrebbe utilmente produrre è una discussione seria sulla questione delle candidature (non solo all’estero) e, più in generale, dei criteri di selezione della classe dirigente".

Dino Nardi ha detto...

EVITARE LO SPUTTANAMENTO COLLETTIVO DEGLI ELETTI ALL'ESTERO NEL PARLAMENTO ITALIANO!
Bravo Eugenio ad averlo ricordato a coloro che (strumentalmente?) fanno di ogni erba un fascio.

Eugenio Marino ha detto...

Grazie Dino. E assicuro sia te che a Mirena e a tutti gli altri che non mi fermerò qui nel ricordare quali siano le differenze tra un Partito organizzato e che cerca di fare politica con serietà e con gruppi dirigenti ancorati al territorio e "movimenti" o partiti che reclutato di tutto pur di vincere e mantenere il Paese nel conservatorismo perpetuo.

Anonimo ha detto...

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