mercoledì 24 febbraio 2010

Rilanciare il dialogo

Oggi ho assistito ai lavori del congresso della UIM. Ho ascoltato molti interventi interessanti: dalla relazione di apertura di Alberto Sera a quelli di ospiti come Nino Randazzo, Andrea Amaro, Rino Giuliani, Roberto Volpini, Norberto Lombardi e vari altri. Sulle agenzie immagino se ne troverà traccia.
Io ho detto più o meno queste cose.


Buongiorno a tutti.
E grazie per avermi invitato a questo importante appuntamento congressuale.
Invito che mi dà la possibilità di riprendere e rilanciare un dialogo tra il partito che rappresento e il mondo sindacale tutto, dei patronati e delle associazioni all’estero.

Un dialogo dal quale, a mio avviso, non si può e non si deve prescindere, poiché il mondo delle associazioni, all’estero rappresenta un riferimento indispensabile tanto per le collettività quanto per i rappresentanti istituzionali e politici.
In questo senso, però, sento di poter dire che le scelte politiche del nostro Governo non vanno nella direzione della valorizzazione di questo mondo.
Né in quella di una riforma mirante al rilancio e all’ammodernamento dell’articolato mondo dell’associazionismo.

Nell’ultimo anno, ho avuto modo di seguire i lavori dei giovani italiani all’estero che rappresentano il futuro delle nostre comunità e del rapporto tra esse e l’Italia.

Questi giovani, mai come adesso protagonisti competenti e realmente interessati alla partecipazione politica e al rapporto con l’Italia, hanno fatto un gran lavoro di analisi, di elaborazione e di proposta.
Da questo lavoro è venuto fuori con forza come anche essi considerino l’associazionismo un punto di riferimento prioritario per le comunità italiane all’estero.

Insistono, e io con loro, sulla necessità di riforme di sistema.
Ma chiedono riforme che vadano nella direzione di un rilancio del mondo dell'associazionismo e della rappresentanza, sottolineando come, invece, negli ultimi tempi, si confonda la giusta richiesta di riforme con l’obiettivo di ridurre i costi attraverso il depotenziamento delle strutture e delle funzioni istituzionali esistenti.

Basti pensare alla riforma dei Comites e del CGIE promossa dall’attuale maggioranza e che si traduce nella proposta Tofani: un progetto che riduce le competenze delle istituzioni intermedie.
Che recide il legame tra queste e il mondo associazionistico e sindacale.
Che esclude i rappresentanti di patronato dall’Assemblea del CGIE.

Una proposta alla quale come Partito Democratico ci opponiamo e diciamo chiaramente NO.

È nostra opinione, infatti, come affermava proprio in questa sede l'On. Narducci qualche anno fa, "che il CGIE debba ripartire come laboratorio di idee, ma anche di progetti, e come tale continuare a funzionare.
È infatti impensabile che possano fare tutto i parlamentari".

Il CGIE deve essere luogo di raccordo principale delle diverse rappresentanze, delle istituzioni italiane e dell'associazionismo.

Diciamo NO, dunque, perché siamo convinti che ci sia bisogno di un atteggiamento e una visione diversi – diametralmente diversi – nei confronti delle istituzioni intermedie che mirino a rafforzare il ruolo delle rappresentanze e il legame di esse con un mondo associazionistico rilanciato e vitale.

E in questa direzione serve una spinta forte, che scaturisca anche da un dialogo che occorre riprendere in maniera fluida tra tutte le forze che agiscono in emigrazione.
Voi avete usato per questo congresso alcune parole chiave:
"globalizzazione e identità";
"trasformazioni e certezze".
Sono le parole del nostro tempo.
Sono le parole con le quali il mondo politico deve confrontarsi se vuole guardare avanti.

Parole che mi piace prendere in prestito, col vostro permesso, per dire che è su questo terreno, sul terreno di una rinnovata identità in un mondo sempre più mescolato e interconnesso, che si disegnerà il nuovo profilo delle nostre articolate comunità all’estero.
Solo così riusciremo a fotografare nuove esigenze e interessi emergenti;
a cogliere i bisogni imprescindibili da tradurre in certezze e diritti per chi lavora e produce;
solo così, infine, riusciremo a proporre le riforme adeguate a dare risposte.

E penso qui alle imprescindibili trasformazioni degli attuali strumenti istituzionali e politici.
In tutto questo, naturalmente, in questo scenario così complesso, io penso che il ruolo dei sindacati sia quanto mai attuale e imprescindibile.
I sindacati, infatti, devono non solo stare dalla parte di chi lavora e di chi ha bisogno di assistenza.
Ma devono essere anche un supporto per lo Stato, uno strumento di integrazione e potenziamento della sua azione.

Soprattutto, se si vuole uno Stato sempre più “leggero”, organizzatore di servizi da affidare sempre più ai privati.
Io credo che oggi non si può affidare ai privati, in Italia, la gestione dell’acqua, e non pensare di consentire a chi già svolge attività di assistenza ai cittadini all’estero di allargare il campo delle competenze e degli stessi servizi.
Penso a quanto, soprattutto nel quadro della deleteria riduzione dei consolati predisposta da questo Governo, potrebbero fare i patronati all’estero in termini di servizi ai cittadini.

Penso a come buona parte del lavoro che oggi blocca l'attività dei consolati determinando attese di anni da parte dei cittadini, potrebbe essere affidata ai patronati, per lasciare ai consolati solo la parte finale e puramente istituzionale dei diversi iter burocratici.
Certo con questo non dico nulla di nuovo né di rivoluzionario.
Anzi dico una cosa semplice e per qualcuno forse scontata.

Ma a volte proprio le domande più complicate necessitano di risposte semplici.
E per questo, quindi, occorre tornare a chiedere con forza la firma della convenzione tra MAE e patronati, fermata per remore politiche che hanno come solo effetto quello di creare un danno al servizio a favore dei nostri concittadini all’estero.
Quando, al contrario, sarebbero atti di buon senso e come tali da perseguire.
Si renderebbe un buon servizio all'Italia e agli italiani nel mondo.
Grazie.
E buon lavoro a tutti.

5 commenti:

comites popolare grecia ha detto...

Eugenio,hai fatto una bella analisi della situazione sia in Italia che all'estero.... per noi...ma in un momento di globalizzazione fallimentare e di Europa che fa cilecca da tutte le parti,bisogna rivedere tutti i pezzi rotti del sistema Italia e cercare di mettere insieme quelli che ancora funzionano....ci sono per esempio,strutture e immobili italiani abbandonati.....

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio, soltanto posso dire che in un momento come questo di crisi globale e non parlo soltanto delle borse che crollano, ma della crisi della natura, che provoca anche la crisi delle società, e che stupidamente è stato l'uomo a provocare, si dovrebbero scordare gli interessi personali o di partito, per incominciare a fare come dici tu, quello che conviene a tutti gli italiani, dove si trovino, senza dimenticare quel sano consiglio chissà ispirato da un essere superiore (chiamisi come si chiami) a uomini saggi: non fare agli altri quello che non piace facciano a tè.
Antonina.

mario maiolo ha detto...

Condivido la tua analisi e la sottoscrivo.

Un saluto,

Eugenio Marino ha detto...

@comites: carissimo, ormai siamo da tempo in perfetta sintonia. Non ti resta che iscriverti al PD. Non hai più scuse. :-)

@antonina: carissima, hai scritto una cosa fondamentale, "scordare gli interessi personali". Su questo batterò molto!

@mario maiolo: grazie Mario, mi fa davvero piacere.

alfred ha detto...

Caro Eugenio, idee e proposte condivisibili e di grande buon senso le tue, su un argomento molto importante. Il fatto è, purtroppo, che coloro che da un paio di anni siedono al governo di questo nostro paese invece di occuparsi di questioni concrete e drammatiche-disoccupazione crescente,affarismo e illegalità dilaganti (come dimostrano gli ultimi scandali), disastri ambientali provocati dalla cementificazione selvaggia (e pensano al Ponte sullo Stretto), sperpero di denaro pubblico (vedi G8 e La Maddalena)- sono in tutt'altre faccende affaccendati: a cominciare da come poter legare le mani alla magistratura quando questa, facendo solo il suo dovere, è costretta a occuparsi di lor signori( ed ecco allora che questi si inventano le toghe rosse). Essendo questa la situazione oggettiva in cui viviamo, figurarsi se questi signori possono occuparsi degli italiani all'estero. E allora tagli indiscriminati alle rappresentanze diplomatiche, dimezzamento dei contributi ai giornali di lingua italiana(salvo elargirli a fogli semi clandestini espressione di gruppi parlamentari creati ad hoc)e via dicendo... Nel quadro attuale del nostro bel Paese, tutto ciò, e molto altro, si tiene.
alfred