lunedì 11 gennaio 2010

Le Anime salve di Rosarno

Anime salve

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia

sono giorni di finestre adornate
canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d'amore

senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo

ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro

i futuri incontri di belle amanti scellerate
saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per mille anni

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella compagnia

mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni
mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo

ti saluto dai paesi di domani
che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo

mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia

2 commenti:

mario maiolo ha detto...

Eugenio che è calabrese come me ha centrato il problema, e il fondo di Stella su "Il Corriere della Sera" identifica chiaramente le responsabilità politiche.

Una gita in Calabria o un soggiorno breve sono necessari per capire dove si trovano i limiti della legalità. E' ovvio, i calabresi non sono razzisti e, aggiungerei, non possono esserlo.

I motivi di questa certezza li possiamo riassumere in pochi righi. Uno stereotipo li descrive cocciuti e testardi, a volte impraticabili. Ma se una macchina con una targa di questa regione arriva nel parcheggio di una società del nord-est, gli sguardi diventano improvvisamente circospetti. Non capita lo stesso con un'altra targa. La somma di questi risultati è evidente: un calabrese che vive nel nord dell'Italia deve lavorare di più di un altro italiano.

L'atra certezza sta nel lavoro nero. Molti calabresi oggi lo subiscono, lo accettano perché altro non si può in questa regione. Allora alcuni analisti politici puntano il dito sull'economia. Ma qui siamo già in tre a non pensarla in un modo diverso.

Un caro saluto,
Mario

Eugenio Marino ha detto...

caro Mario, concordo con quanto hai scritto. Le tue parole, poi, danno anche l'idea delle contraddizioni e delle difficoltà che vive la nostra Regione e il suo popolo. Per questo sono convinto che serva in Calabria uno sforzo enorme e congiuno, in direzione della difesa della legalità, dello Stato e delle istituzioni locali insieme alla partecipazione convinta dei cittadini calabresi.