martedì 10 giugno 2008

Rischiamo il fallimento di un progetto alto e ambizioso

Ammetto che sono preoccupato. Preoccupato per quello che si sta muovendo e per gli effetti negativi che potrebbero ricadere sul Partito Democratico: rischiamo il fallimento o il ridimensionamento di un progetto molto ambizioso.
Oggi inizia a Napoli il tradizionale appuntamento annuale di incontro, confronto e riflessione sui principali dossier all’attenzione delle istituzioni comunitarie, organizzato dal PSE e dal suo Gruppo Parlamentare. Secondo Gianni Pittella, Presidente della delegazione italiana al PSE, "e' stata scelta l’Italia per la sua lunga tradizione europeista, per il suo impegno profuso nel corso degli anni per la costruzione dell'Europa e per conoscere da vicino il senso della novità politica maturata nel campo riformista con la nascita del PD. E' nostra intenzione approfondire forme di cooperazione e discussione con questa nuova forza politica - dice Pittella - oltre che con le altre componenti nazionali storicamente già legate all’esperienza del socialismo europeo".

In questo contesto esce oggi, invece, sul Corriere della sera, un'intervista a Francesco Rutelli in cui sostanzialmente dice che è impensabile una confluenza del PD nel PSE o nell'Internazionale Socialista: un vero colpo basso alla delicata discussione che con grande equilibrio, apertura e attenzione si sta facendo da lungo tempo sulla collocazione internazionale del PD tra noi e i vertici del PSE.

A questa intervista, poi, io collego anche l'editoriale non firmato di ieri su Famiglia Cristiana (Il peccato originale di un partito fantasma), nel quale si invita Veltroni a mettere alla porta i Radicali di Pannella e Bonino e si ipotizza una scissione nel PD: la tesi è che i cattolici siano stati stritolati e rischiano di finire in una riserva a fare solo testimonianza. Per questo una consistente pattuglia, guidata da Carra e Binetti, sarebbe pronta a lasciare il porto del PD per approdare nel PDL. Una scelta, questa, che riprodurrebbe il cammino già fatto nelle recenti elezioni dagli elettori cattolici, che in quanto cattolici, appunto, avrebbero votato per il PDL, non riconoscendosi in un PD senza identità in cui convivono il diavolo e l'acqua santa: cattolici e integralisti laici spinti.

A questo proposito, invece, a me le cose non paiono affatto così. Gli elettori cattolici non sembrano affatto spaventati dal PD, anzi. E vorrei citare a proposito l'illuminante studio sul voto cattolico segnalatomi dal sempre preziosissimo Professor Stefano Ceccanti, Senatore cattolico proveniente dalla FUCI. In questa rilevazione mi colpiscono due cose:
in primo luogo il dato su come ha votato il segmento dei praticanti regolari, che sono il 31% dei cittadini. Ad una messa tipo, in una parrocchia media, su 100 partecipanti 44 hanno votato per il PDL, 35 per il PD, 7 per la Lega, 6 per l'UDC, 3 per l'IDV e il restante per gli altri.
I praticanti, dunque, sono assolutamente bipolaristi. E d'altronde fu già Giovanni Paolo II a dirci che l'unità politica dei cattolici era da considerarsi finita;

in secondo luogo il fatto che l'UDC non rappresenta un'attrazione particolare per i centristi né per i cattolici. Infatti il partito di Casini è sotto alla Lega e le nostalgie per lo scudo crociato tra i praticanti cattolici non esistono, al contrario di quanto affermavano molte analisi dei mesi scorsi, secondo le quali la Chiesa sponsorizzava il leader centrista ed equidistante dai poli: cosa che avrebbe dovuto far confluire sull'UDC il voto dei cattolici praticanti.

Dico tutto ciò in maniera quasi scomposta perché, in previsione delle prossime elezioni europee, il PD corre molti rischi, alla base dei quali mi pare ci sia, sopravvalutata, una errata questione cattolica:
non abbiamo ancora definito con chiarezza quale sia o quale dovrà essere, in un partito che è e deve essere plurale, la nostra identità e la nostra collocazione in campo europeo;
rischiamo di trovarci, dopo il voto alle europee, con una parte del PD nel PSE e un'altra in altri gruppi o, in una ipotesi sciagurata, tutti nel gruppo misto;
addirittura rischiamo di arrivare a questo voto con una parte di cattolici che ha lasciato il PD;
e rischiamo di perdere, in conseguenza del sistema di voto proporzionale, il voto di quella parte di Sinistra italiana che ci aveva votato solo per contrastare Berlusconi (il così detto voto utile) e di finire al di sotto del 30%, poiché alle europee questi voterebbero per la Sinistra radicale.

In questo caso non avremmo realizzato quella sintesi alta tra culture politiche diverse, non avremmo disegnato una nuova, moderna e innovativa identità politico-culturale, non avremmo trovato una partnership internazionale credibile e in grado di metterci nelle condizioni di contare in Europa e, ultimo, non avremmo nemmeno raggiunto un mero (seppur effimero) risultato elettorale apprezzabile.
Non credo che la Sinistra, o il centrosinistra, abbiano bisogno di un fallimento di questo tipo. Non servirebbe, anzi sarebbe dannoso, sia all'intera politica italiana ed europea che all'l'Italia tutta.

30 commenti:

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Ecco, quando leggo queste cose mi prende la depressione e penso che non usciremo mai dalle nostre piccolezze, anche quando stiamo facendo la miglior cosa possibile.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
tu sai quano io ti stimo, e da cattolico osservante ( ma sostenitore di uno stato laico e della libertá di culto) il mio pensiero é che ho sognato il partito democratico da almeno 15 anni e l'idea di questo partito é stato sempre in me il rispetto per le persone che ne fanno parte di qualsiasi religione etnia ecc, ecc, unite in un progetto progressista che metta insieme la salvaguardia del sociale con il mondo dell'imprenditoria.
Io diffido dagli integralismi, dall'idea di partito che tutti la pensino uguale, per me "democratico" deve essere il sunto di piú punti di vista su un tema e dove la maggioranza vince sempre e gli altri accettano per amore del partito;e credo che chi é in minoranza non si batta per le propie posizioni da dentro il partito ed egoisticamente se ne vá all'orticello del vicino é solo un grande oportunista che sfrutta le idee politiche come scusa.
Ora sinceramente se abbiamo fatto il Partito Democratico perché entriamo nel pse? forse perché siamo piu vicini alla socialdemocrazia che non a posizioni molto conservatore dei popolari europei.

TI abbraccio
Massimo Ricci da Lima Perú

Anonimo ha detto...

caro eugenio. come sempre il pericolo e' costituito dai fondamentalismi. anche nella questione della collocazione europea. chi da' per scontato una ''confluenza'' nel PSE, chi non vorrebbe mai ipotizzare un rapporto con questa forza. Il PD nasce come '' discontinuita' '' rispetto ad un modo autoreferenziale di fare politica. E come discontinuita' rispetto alle singole tradizioni politiche del riformismo (socialista e cattolico democratica). Ora pensare che a livello europeo la soluzione sia confluire in una di quelle tradizioni mi sembra sinceramente riduttivo. E d'altra parte non penso che in questo momento il PD possa da solo rappresentare una novita' cosi' attrattiva per il PSE da produrre al suo interno una folgorazione sulla via dei democratici italiani. Dimostriamo di avere avuto, storicamente, ragione a fondare un NUOVO partito. Diamo i tempi storici ai processi storici, non pensiamo alla costruzione di un partito come un'operazione di marketing che dura una stagione. Il PD ha l'ambizione di essere il primo partito del 21 secolo. Lavoriamo per creare l'homo democraticus. Cominciamo noi se siamo convinti di essere piu' avanti. E certo guardiamo con attenzione alle altre forze riformiste, che in Europa sono innanzitutto i socialisti (un po' col fiato grosso, diciamolo, e tra i quali fra breccia proprio l'idea della non-autosufficienza di quella tradizione). Ma appunto facciamo maturare convergenze e nuovi orizzonti. Non cerchiamo soluzioni nominalistiche (aggiungere la parola democratico a quella socialista e' solo operazione di facciata). Facciamolo da gruppo autonomo. Cominceremo da soli o in compagnia di qualche altro partito socialista che e' gia' approdato ad un orizzonte democratico(i catalani se non sbaglio) e/o con partiti liberal-democratici che abbiano fatto una precisa scelta di campo in senso ''progressista''. D'altra parte rispetto a chi cerca strumentalmente di utilizzare questa fase di discussione aperta per minacciare scissioni dei cattolici dal PD possiamo cominciare a parlare chiaro. Il PD non nasce come espressione di identita' religiose e/o ideologiche. E' un partito di idee e di valori. Non di ''confessioni'' . Insomma, anche da questo dibattito, io mi permetto una considerazione. Il rischio e' un PD catto-comunista, dobbiamo fare un PD democratico, dovrebbe bastarci questa parola. Ma se proprio dobbiamo specificare forse, possiamo aggiungere che dovremmo fare quel partito che e' sempre mancato in Italia, un partito che abbia come carta d'identita' liberalismo e solidarismo. Al centro della sua politica non l’individuo isolato ed egoista e nemmeno il collettivo burocratico e appiattito. Che abbia al centro la persona, come dice Bonomi, l’individuo che fa parte di una rete sociale. Un caro saluto. Federico

Anonimo ha detto...

ecco io per esempio, invece, ritengo che un luogo di unità si potrebbe trovare nel bisogno di legalità che oggi questo paese sente disperatamente, consiglio pertanto di guardare più a di pietro che per ora esprime più di ogni altro le mie posizioni in relazione ai temi oggi sul tavolo delle scelte della politica italiana

Anonimo ha detto...

Sulla questione della collocazione internazionale del Pd mi permetto di avanzare un paio di osservazioni. Non sono il frutto di consderazioni politiche, ma di una banalissima analisi dello stato dei gruppi politici al Parlamento europeo.

Al Parlamento europeo siedono oggi diversi gruppi politici: popolari (circa 280), socialisti (poco più di 200), liberali (circa 80) e poi verdi, comunisti, etc fino al gruppo che Castagnetti chiama "misto" ma che in realtà si chiama "non iscritti" e che annovera, oltre a qualche cane sciolto, tutti i deputati dell'ultradestra europea (da Fiore di Forza Nuova ai negazionisti di Le Pen).

Non c'è dubbio che le famiglie europee siano in molti casi inadatte a rappresentare le esigenze di una politica che cambia in un mondo che cambia. Allo stesso tempo non c'è dubbio che ci sia un solo gruppo politico che annovera esclusivamente esponenti riformisti e progressisti, e questo è il Pse. I liberali, in cui oggi siedono i deputati europei della Margherita, comprendono deputati che nei rispettivi paesi hanno le posizioni più disparate: di centrosinistra, di centrodestra e di destra marcata, almeno per quanto riguarda i temi economici (p. es. i liberaldemocratici britannici, per dirne una). Poi ci sono i verdi, che hanno un altro profilo, e i comunisti che poco hanno di riformista.

Ora, è piuttosto puerile ritenere che il Pd debba diventare un "non luogo" politico, cioé uscire da qualunque tipo di famiglia europea per costruirne - da solo - una nuova. Puerile e tecnicamente non praticabile (per costituire un gruppo politico è necessario il contributo di deputati di almeno 5 paesi diversi). Siamo d'accordo sul fatto che le famiglie debbano essere attualizzate, ma da cio' a sostenere che il Pd debba diventare del tutto velleitario in ambito europeo ce ne corre.

Infine, leggo che il Pse sarebbe il luogo sbagliato perché soggetto a pratiche consociativistiche con i popolari europei rispetto a dossier e cariche al Parlamento europeo. Chi si occupa di queste cose sa bene che su ogni dossier o voto i liberali europei hanno al loro interno almeno tre/quattro posizioni diverse e inconciliabili, se non altro perché i deputati di quel gruppo fanno parte sia del centrosinistra che del centrodestra, a seconda del paese nel quale sono stati eletti. Insomma, è il terzo gruppo al Parlamento europeo eppure non riesce mai ad avere una posizione univoca su un dossier.

Certo, nel Pse non va sempre meglio (vedi costituzione europea e posizione dei francesi) ma occorre ricordare che il Pse conta più del doppio dei deputati liberali, cioé è molto più grande, eppure garantisce un livello di tenuta politica sui dossier notevolmente più significativo. E' per questa ragione, e solo per questa, che le trattative si tengono spesso tra popolari e socialisti: le ali estreme hanno posizioni pregiudiziali rispetto ai dossier e i liberali non sono in gradi di assumere una posizione comune (vedi direttiva orario di lavoro, direttiva proprietà intellettuale, direttiva servizi di interesse generale, etc). Senza il lavoro comune di socialisti e popolari gran parte dell'attività legsilativa di questo Parlamento non si sarebbe tenuta, insomma il Parlamento sarebbe stato bloccato a tempo indeterminato. Il compito del Parlamento è quello di modificare e correggere le proposte che arrivano dalle altre istituzioni Ue, non di costituire maggioranze di governo. Per questa ragione, di fronte a dossier di estrema importanza per il nostro paese, è meglio andare a negoziare tra socialisti e popolari, ossia tra gruppi politici che hanno una certa tenuta rispetto agli impegni che assumono. E che in due fanno la stragrande maggioranza del Parlamento. Altrimenti non se ne fa nulla, i dossier che giungono in Parlamento non vengono modificati e il Parlamento stesso rinuncia a dire la sua. Diventa insomma irrilevante.

Tutto questo per dire che ci vuole un po' di faccia tosta per predicare la solitudine al Parlamento europeo conoscendo veramente come lavora l'Ue. Chi conosce Bruxelles puo' anche legittimamente pensare che i socialisti europei siano un po' obsoleti, ma sa bene che solo da loro si puo' partire se vogliamo rafforzare i riformisti europei invece di diventare del tutto velleitari in Europa. Cambiamolo, questo Pse, ma senza quello che ne esce fuori temo che non si vada da nessuna parte.

Anonimo ha detto...

Scusate ma ho un dubbio: a noi che siamo a sinistra e che abbiamo creduto nel PD, di fronte all'imbarazzante spaesamento e trinceramento del partito che si oppone allo schieramento a noi avverso che ci frega di dove si colloca il PD? Insomma fa il gruppo misto, quello allargato, sta nel PSE. Mah. Francamente non capisco e finisce che restituisco quello straccio di tessera dafondatore che mi ritrovo...sto riscoprendo quello che sapevo anni fa: fare politica anche lontano da tutto questo.
Francamente mette un poco tristezza.
Non sarete d'accordo ma dovreste affacciarvi fuori e sentire e interloquire con l'elettorato che vi ha votato. Scoprirete un mucchio di cose non proprio scontate.

Anonimo ha detto...

Ecco, Eugè, condivido pure le virgole. Per ora vorrei fare qualcosa. Che cosa possiamo fare?

Anonimo ha detto...

che rispondere? Era una domanda che probabilmente ci eravamo posti in molti. Ci vorrebbe una presa di posizione nei tempi piu' brevi perchè si rischia di vanificare il risultato elettorale raggiunto in termini percentuali.
maria antonietta lorenzi

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,condivido dalla prima all'ultima parola quanto scritto da Massimo Ricci a commento del tuo ultimo, interessante articolo sulla collocazione del Pd nel prossimo Parlamento europeo. Vorrei però aggiungere qualche considerazione che, qua e là, ho trovato anche in altri commenti. La prima è la seguente: ritengo sia vero che a quanti si sono spesi generosamente nella nascita del partito democratico, in fondo interessi relativamente quale sarà la collocazione dei suoi rappresentati al Parlamento europeo; ma è altrettanto vero che, nella impossibilità di costituire un eventuale gruppo autonomo, messi dinanzi all'alternativa se aderire a un gruppo progressista o a uno nel quale confluiscono forze conservatrici e di destra, la scelta non potrà che essere per il primo. Seconda considerazione: siamo sicuri che esista una questione relativa al voto cattolico o che piuttosto non si tratti di una disputa politologica che, dopo la fine della Dc, si anima prima e dopo ogni consultazione elettorale? Ha ragione a mio parere chi, invece di una questione cattolica, vede l'insorgere di una "questione vaticana", considerato che gran parte dei cattolici vota ormai sulla base di scelte politiche autonome -mentre addirittura sui diritti civili ha spesso mostrato di non attenersi alle direttive delle gerarchie ecclesiastiche- e vive con crescente amarezza l'indulgente atteggiamento che Oltretevere, in cambio di qualche obolo, si riserva a chi mischia, per mero opportunismo, religione e politica. Uno scambio nel quale chi ha più da perdere è sicuramente la Chiesa. Quanto infine ai rischi concreti di scissione, non ci ho mai creduto. E le smentite di oggi mi pare taglino, speriamo per sempre, la testa al toro, pur rimando forte la propensione a farci del male. Certo, resta la tua preoccupazione, che è anche la mia, del risultato alle prossime elezioni per il Parlamento europeo. E allora, invece di dilungarsi in discussioni che ai più appaiono bizantine; invece di preoccuparsi di trovare dei punti di contatto con l'attuale maggioranza, il cui leader non esiterebbe un solo attimo a rovesciare il tavolo non appena lo richiedessero i suoi interessi, allora, sarebbe molto più proficuo cominciare a occuparsi dei reali problemi della gente, denunciando anche con forza l'opera di mistificazione e disinformazione che su gran parte delle questioni fa il governo: ultima, in ordine di tempo, quella relativa ai costi e al numero delle intercettazioni telefoniche che la magistratura dispone in Italia. Senza poi contare le baggianate sulla cordata che si sarebbe materializzata subito dopo le elezioni per salvare l’Alitalia o quelle sui mutui il cui pagamento sarà solo dilazionato negli anni. Tutti temi sui quali il Partito democratico avrebbe dovuto martellare non per amore di polemica ma per amore di verità e a difesa dell’intelligenza degli italiani.
Alfred

Eugenio Marino ha detto...

@ubik: caro ubik, gli interventi come il tuo sono quelli che, in genere, mi spingono a una maggiore e più ampia riflessione. Mi fanno sentire come quel personaggio del Piccolo principe che, immobile sul suo piccolo pianeta, passava tutto il suo tempo pensando di fare cose importanti e di essere "una persona seria". Poi arriva il Piccolo principe con le sue domande ingenue e irriverenti e ci fa capire che di mondo ce ne sono altri e che forse le cose importanti sono altre. In parte hai dunque ragione quando dici che di queste cose della collocazione internazionale non importa niente alla gente. E a volte penso che non dovrei occuparmene nemmeno io.
Il problema, però, è quando penso a come dobbiamo fare, in un mondo in cui sempre più la dimensione internazionale è quella dominante, a portare avanti delle politiche che riguardano gli interessi anche immediati dei cittadini. Se penso che il livello legislativo sarà srmpre di più quello europeo, penso che se vogliamo dire la nostra e trovare consenso dobbiamo avere un gruppo parlamentare forte che ci sostenga e porti avanti le nostre proposte. Penso anche alla discussione di qualche settimana fa sul blog di dioniso sulle spedizioni postali in Europa. Come potremo portare avanti delle proposte se stiamo da soli o in gruppi isolati?
Dove troviamo gli alleati e i numeri?
Se alla dimesione europea, poi, aggiungi quella mondiale, capisci bene che è ancora più importante far parte di gruppi sovranazionali e capaci di una rete anche intercontinentale.
Tutto questo serve farlo, dunque, anche se la maggior parte della gente non percepisce il problema della collocazione internazionale come tale. Serve farlo proprio perché, a mio avviso, serve soprattutto alla gente comune e alle classi sociali più deboli, perché arginare a livello continetale i prezzi del petrolio, dei beni primari di consumo, dell'illegalità, è utile soprattutto a loro.
Ti prego, dunque, di non rinunciare né al tuo straccio di tessera, né all'impegno politico. In qualunque modo tu la pensi.
Buone cose.

Eugenio Marino ha detto...

@alfred: ti ringrazio per i tuoi commenti, sempre puntuali e ricchi di spunti interessanti. Quanto sono vere, purtroppo, le ultime cose che scrivi, su Alitalia, mutui e intercettazioni. Cose che Berlusconi vende come oro e che invece sono raggiri ai cittadini. Il problema, però, ce lo ha ridetto D'Alema qualche sera fa su Ballarò: tra la realtà e la sua percezione, Berlusconi riesce a inserirsi e farci vedere o non vedere ciò che non esiste o esiste a suo piacimento. In questo è un maestro e noi non riusciamo a invertire la tendenza. Chapeau.

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
molto interesante e realistica la tua analisi, ma guarda che secondo me è tutto scritto nella impossibilità ,in Italia, vista la presenza del Vaticano, di unire due forze già strutturate che rappresentano cattolici e laici. Meglio tornare e velocemente, al progetto di un nuovo partito di sinistra laico, riformista ,socialista, democratico ecc ecc. E poi da Rutelli che ci si poteva aspettare dopo il flop di Roma ?
saluti e stammi bene.
Giuseppe Bea

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
Concordo pienamente sia con le tue riflessioni che con il commento dell’anonimo di martedì 10 giugno 2008 21.43, che certamente conosce bene il funzionamento del PE.
Se da un lato il problema da te sollevato è estremamente importante da un punto di vista politico, d’altro lato non vi è dubbio che esista anche un livello pratico/politico da considerare. L’anonimo giustamente scrive “Il compito del Parlamento (Europeo) è quello di modificare e correggere le proposte che arrivano dalle altre istituzioni Ue, non di costituire maggioranze di governo”, anche se ovviamente ha anche un certo potere politico di sfiducia della Commissione.
Politicamente parlando mi pare evidente che il PD è un partito di riformisti e progressisti; certamente non solo di cattolici o atei, ma sicuramente di persone che attribuiscono alla laicità dello Stato un’importanza fondamentale. Ora a livello europeo, se si può sempre immaginare la creazione di un nuovo gruppo politico, qual è la famiglia europea dei riformisti e progressisti, indipendentemente dalla loro religiosità?
D’altro lato, non va comunque dimenticato che per poter creare un nuovo gruppo occorre un lungo lavoro politico, proprio per ottenere il contributo di deputati di almeno 5 paesi diversi. E nel frattempo?
Occorre dunque fare una scelta di percorso. In Italia abbiamo creato un nuovo strumento politico, stiamo riempendolo di contenuti attraverso una sintesi democratica delle istanze, non solo già esistenti ma anche assolutamente nuove, presenti nel paese.
Possiamo, anzi dobbiamo trasferire la nostra esperienza in Europa, ma attraverso un lavoro politico sui contenuti. Per questo occorre tempo. Richiamando anche le ragioni politico/pratiche indicate dall’anonimo, perché non possiamo svolgere questo lavoro dall’interno del PSE? Il PD non è una somma di due addendi per la quale per ogni scelta accontenti l’uno e scontenti l’altro…

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio,
nella parte finale della tua risposta al mio commento,l� dove affermi che "noi non riusciamo a invertire la tendenza" rispetto alla maestria che il giocoliere di Arcore mostra nel mistificare anche la realt� dei fatti, qualcuno potrebbe cogliere una certa rassegnazione che,ne sono certo, non ti appartiene. Ci� detto, per quel che pu� contare il mio parere, vorrei dire a quanti sarebbero tentati dal disimpegno di non mollare e di far anzi sentire sempre pi� forte la loro voce nel partito. So per esperienza diretta che ci� non � facile, dal momento che nei loft, forse perch� spesso dotati di doppi vetri e di strumenti tecnologici a senso unico -ricevono e non rispondono, quindi non consentono il dialogo e il confronto - � pi� difficile far arrivare le voci di strada, anche quando queste hanno qualcosa da dire, e a volte da offrire, senza nulla chiedere in cambio. Voci che possono -che devono - interessare i gruppi dirigenti, se questi non vogliono perdere il contatto con la realt�. Certo, va considerato, a onor del vero, che, con le elezioni politiche alle porte, era troppo poco il tempo per far decollare il Partito, per dotarlo, se si escludono le primarie per la scelta del leader, di un assetto che fosse frutto di decisioni democratiche invece che di vertice, per dargli, fra l'altro, una identit� pi� definita. Ma ora le elezioni sono alle spalle e un dibattito a tutti i livelli nel Partito si impone: non per metterne in discussione la leadership, legittimata appunto dalle primarie e dalla straordinaria partecipazione che le hanno caratterizzate, ma per selezionare il gruppo dirigente fin dalle strutture di base, e per definirne la linea politica. E il dibattito, che a mio sommesso parere non potr� non sfociare, nei tempi e nei modi da decidere, in un Congresso, non pu� che cominciare dai circoli dove devono avere diritto di parola e di voto gli iscritti al Partito. Questo percorso, che non esclude l'aprirsi alla societ� civile, risponde all'idea di un Partito democratico "pesante" piuttosto che "leggero"? A me, e credo alla stragrande maggioranza dei suoi aderenti e simpatizzanti, la questione sembra nominalistica e, quindi, irrilevante. Ci� che importa, invece, � che nel Partito si discuta dei problemi reali del Paese e di come risolverli, a cominciare da quelli economici (bassi stipendi e salari, precariato, caro prezzi) e non trascurando, ovviamente, il problema sicurezza. Non si parte da zero, soprattutto in tema di valori. Le compenenti che hanno dato vita al Partito democratico, pur provenendo da storie diverse, hanno infatti in comune principi di fondo che sono alla base della loro visione della societ� il consentire a tutti le stesse opportunit� -a prescindere dalle condizioni economiche e sociali-, il solidarismo -senza mortificare merito e professionalit�-, uno Stato rispettoso di tutte le religioni - ma laico-, solo per citarne alcuni. Ricominciare a discutere di politica si pu�. Anzi, si deve. Ed � importante farlo dal basso. Nell'interesse del vertice.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

@eugeniomarino:
apprezzo il tuo impegno e la buonafede. Anche io penso che ci sia bisogno di strutture sovranazionali. Ci mancherebbe. Addirittura penso che l'UE e' la soglia minima accewttabile per organizzare qualcosa di decente a livello politico e anche isituzionale. Pero' il dibattito che si legge sui giornali in questi giorni francamente e' disarmante. Come scrive l'Economist questa settimana Veltroni piu' che il governo ombra sta facendo l'opposizione fantasma. Ti invito a leggere l'articolo:
http://www.economist.com/world/europe/displaystory.cfm?story_id=11541286

Eugenio Marino ha detto...

@alfred: carissimo, hai dimenticato di inserire il nick, comunque grazie per l'invito che anche tu fai a "non mollare e di far anzi sentire sempre più forte la loro voce nel partito".

@ubik: grazie per l'apprezzamento alla mia persona. Ho letto l'economist e, a parte il merito della questione che pone e di come in Italia trattano il dibattito politico i giornali, mi convince ancora di più che anche in Europa dobbiamo stare in gruppo grande e forte se vogliamo evitare di stare anche là come dei fantasmini piccoli piccoli e inascoltati, anche quando decidessimo di dar vita a un'opposizione vigorosa o, ancor di più, a una forza di governo riformatrice e propositiva.

Anonimo ha detto...

eugenio e ubik:

eugenio,
sai quanto sia coinvolta in questo dibattito e cosa penso in merito. Come sai ero a Napoli. Il cuore mi porta decisamente verso l'appartenenza al PSE, al quale mi legano non soltanto i valori ma anche fisicamente (e forse banalmente) le persone. Sai bene che il pd non riesce proprio a convincermi (e più parlo con i "compagni di strada" e più me ne convinco), non soltanto per la collocazione internazionale, ma anche perché è lontano anni luce da quello che vorrei fosse il partito al quale dare la mia fiducia.
E anche io, come te, mi sento sempre più come quel personaggio nel piccolo principe, immmobile sul pianeta.

Anonimo ha detto...

@ubik
ho dimenticato di aggiungere che, premesso quanto sopra, condivido però pienamente le considerazioni di ubik.

Anonimo ha detto...

Ciao stregazelda. Ben trovata e mi solletica la tua condivisione ;-)

Kingamba Mwenho ha detto...

Dinanzi alla triste compagine politica dei nostri giorni:

Cosa sta facendo l'Opposizione?
Inoltre, cosa fa il PD nella qualità di maggiore partito dell'Opposizione?
E cosa fanno i cosiddetti intellettuali di sinistra? E cosa fanno gli uomini e le donne di questo gran paese dinanzi alla deriva netta e chiara della democrazia italiana?

Cercasi UNA OPPOSIZIONE VERA, del tipo OCCIDENTALE, liberale, democratica, riformista, arguta, convincente, alternativa e ATTIVA!

Cercasi politici di razza, che non si omologano con una maggioranza come questa con la scusa di un pseudo dialogo per il reale del paese. Ma qual paese?

Cercasi leadership che sappia guidare il popolo del PD... è TEMPO DI MUOVERSI, marcare le distanze da questa maggioranza che può portare alla perdizione?

Cercasi...
Obs: AL PD chiediamo che si spieghi meglio, che faccia chiarimenti sull'attuale politica del silenzio e collusione. Vedete, non è che la gente non sia preparata per una nuova era politica, ... chi la guida non si sa SPIEGARE.

Quello che sta succedendo succede quando non esiste un'Opposizione IN UN PAESE CHE SI CREDE DEMOCRATICO!

Sull'esercito: neppure negli USA l'esercito è usato nelle città. In quel paese la paura fa da padrone, ma siamo in Italia, in Europa. COSA SI VUOLE FARE?

Ma!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!

Anonimo ha detto...

Credo che bisogna ripartire subito dal manifesto fondativo e imporre il PD[I...taliano] all'opinione pubblica non quale semplice riedizione del Compromesso storico, come taluni superficialmente pensano.
I Principi ideali del PD sono -e non può essere altrimenti- quelli de "La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino" del 1789, ossia quegli ideali da cui è nato il Cattolicesimo Popolare (Fratellanza), il sogno comunista/socialista (Uguaglianza) e il liberalismo etico delle socialdemocrazie e del liberalsocialismo (Libertà).
Penso che presentarsi alle Elezioni Europee senza espliciti richiami a queste radici storiche e ideali, premesse ineludibili alla tenuta unitaria delle varie anime del Partito, non si andrà molto lontano.
VRL

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao complimenti per il tuo blog molto interessante, mi farebbe piacere avere un tuo commento
sull’ultimo mio post “Può una strategia elettorale ben studiata fare cambiare le sorti e rovesciare i
pronostici? Ho inserito anche un sondaggio. Buona giornata da Tiziano

Anonimo ha detto...

DOVE SEI?

Ti ho invitato ad esprimerti qui
http://bolledaorbi.go.ilcannocchiale.it/post/1948253.html

se ti va!

Baci!

Eugenio Marino ha detto...

@tiziano, @eli, @vincenzo: "scusate il ritardo", ma sono stati giorni pienissimi, dall'Assemblea nazionale alla discussione e votazione dello Statuto di cui ero estensore.
Prometto che da domani leggerò tutto e mi farò sentire. Ciao

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao Eugenio, (che caldo)!!! vengo a trovarti spesso perchè tratti argomenti interessanti, però meritano di essere letti con attenzione per receperli per bene. Ti auguro bun pomeriggio Tiziano

Anonimo ha detto...

Caro Eugenio, anch'io, in questo periodo, sono preoccupato per le sorti del nostro progetto, che tu, giustamente, definisci alto e ambizioso. E, peraltro, non credo che i rischi di questo fallimento vengano solo o principalmente dalla questione cattolica.
Quest'ultima è una delle questioni del nostro Partito, insieme a quella di una definizione piu' generale della sua mission politica - quanti di noi la sanno definire chiaramente? -, del tipo di opposizione da esprimere contro questa maggioranza e questo governo, e di quale idea di giustizia sociale si vuole praticare.
Rimanendo alla questione cattolica, confesso sinceramente che, a volte, ho la sensazione che da parte di Veltroni e di una parte del nostro gruppo dirigente, vi sia piu' il timore di non voler urtare il pensiero delle gerarchie cattoliche che non il desiderio di affermare - magari, mi si passi l'espressione, con la schiena un piu' dritta - quei profondi valori umani che, anche storicamente, non sono solo appannaggio della cultura cattolica e del messaggio evangelico.
Mi spiego. Solidarietà sociale, senso della fratellanza umana, rispetto delle vita e della dignità dell'individuo, che significa anche rispetto della sua libertà di pensiero e azione, accettazione del diverso. Non sono tutti questi valori in sè, con radici storiche antichissime e un futuro (speriamo) tutto da riempire? Perchè il nostro Partito, quando si parla del posto e del ruolo dei cattolici che hanno deciso di aderirvi, non sposta il confronto su questi temi anzichè galleggiare sul livello di confronto voluto da Rutelli, dalla Binetti e da altri che - personalissima opinione - desiderano solo o anzitutto non urtare la visione del mondo e della società proposti dal Vaticano (specialmente il primo dei due).
Confrontiamoci su questi temi, apertamente! Entriamo nei dettagli dei contenuti e cerchiamo, laicamente, di distinguere i valori - sui quali nessuno puo' presentarsi con soluzioni chiavi in mano - dai precetti - che sono le regole della Chiesa di Roma, rispettabili ma, appunto, interpretabili.
La scelta di lavorare e/o aderire al gruppo del PSE potrebbe comportare la perdita di questa importante anima del nostro Partito? Certo, la questione, messa cosi', merita grande attenzione e nessuna superficialità.
Ma, ancora, è mantenendo il livello di confronto sui valori - quelli che, forse un po' grossolanamente, ho elencato prima - che il nostro Partito puo' sperare di indicare una strada a quella parte di cattolici e credenti che, quasi per automatismo politico, si riconoscono nelle parole e nelle indicazioni degli ex-dirigenti della ex-Margherita. Non se ne esce dicendo che hanno ragione sempre tutti! O, comunque, questa è la sensazione che molti di noi hanno.
Rischiamo il fallimento di un progetto alto e ambizioso. Rischiamo il fallimento di una sintesi alta tra culture e politiche diverse...certo, Eugenio, hai ragione. Ma un progetto politico deve anzitutto avere valori forti (e non semplicemente la somma dei valori di tutti), e la sintesi, per prodursi, deve avere come premessa delle tesi e delle anitesi, cioè delle posizioni, chiare (e non semplicemente la somma delle tesi o posizioni di tutti).
Un caro saluto e grazie per l'occasione".
Roberto Serra
PD Lussemburgo

Eugenio Marino ha detto...

@Roberto: devo darti ragione sul fatto che ancora nel nostro partito manca un "mission politica" chiara. Già in fase di congresso DS nei miei interventi sottolineavo l'importanza di affrontare alcuni nodi cruciali da subito, per portarli al dibattito sulla formazione del PD. Li abbiamo sempre evitati, anche durante le primarie. Oggi ci ritroviamo con un partito che non ha ancora una identità chiara e definita e con tutti i nodi cruciali ancora da sciogliere politicamente. Stiamo cercando di scioglierli solo tecnicamente, ma non basta.